Uomini, donne e bambini in Thailandia sono “costretti con la forza o truffati” a lavorare in bordelli, industrie della pesca, produzione tessile e fabbriche. È quanto emerge dal Rapporto 2014 sul traffico degli esseri umani pubblicato dal Dipartimento di Stato Usa, che ha riportato il Paese asiatico nella fascia più bassa (Tier 3) della classifica. Il documento –precisa una nota di asia news-, è uno strumento diplomatico attraverso il quale gli Usa incoraggiano la lotta contro il lavoro forzato, lo sfruttamento sessuale e la schiavitù moderna. Insieme alla Thailandia, anche la Malaysia è tornata al gradino più basso rispetto al 2013. Cina e Sudan invece sono stati “promossi”
al livello intermedio (Tier 2), ma posti nella
“watch list”. Quest’ultima comprende quei Paesi dove il numero delle vittime di diverse forme di traffico umano è molto significativo, o è in aumento consistente, e il governo è incapace di fornire prova degli sforzi fatti per combatterlo. Il downgrade di Bangkok, spiega il Dipartimento di Stato, è motivato dal fatto che il Paese non ha raggiunto gli standard minimi nella lotta all’eliminazione del traffico umano. Pur avendo assicurato 225 trafficanti nell’anno preso in esame, gli sforzi sono stati definiti
“insufficienti” data l’entità del problema e il coinvolgimento di civili corrotti e ufficiali dell’esercito
“conniventi”. Secondo il Rapporto Usa più di 20 milioni di persone in tutto il mondo sono intrappolate in qualche forma di schiavitù. Tra queste si annoverano anche le donne confinate nei bordelli o sfruttate come lavoratrici domestiche; ragazzi costretti a vendersi sulle strade; uomini obbligati a lavorare sui pescherecci.
a cura di Giovanni Profeta