Categorie: Ethica et Oeconomia

Tragedia nell’Egeo, morti altri undici migranti

Almeno 11 migranti, tra cui cinque bambini, sono morti nel naufragio di un barcone al largo delle coste dell’isola greca di Farmakonisi, nel mar Egeo. La notizia arriva dalla Guardia costiera greca: tra i corpi recuperati vi erano quelli di due bambini, due bimbe e un neonato. I soccorritori hanno comunque tratto in salvo 15 persone (13 uomini e due donne) e sono ancora alla ricerca di due dispersi. Tre dei sopravvissuti sono però in coma e sono stati trasportati all’ospedale dell’isola di Leros.

E’ solo l’ultimo episodio di una strage senza fine e ormai diventata quasi invisibile. Ogni giorno arrivano notizie dalla Turchia di imbarcazioni di fortuna che si ribaltano e di piccole vite spezzate nel tentativo di arrivare in Grecia. Solo ieri c’erano stati altri undici morti in un naufragio al largo di Kusadasi, tra loro anche tre bambini.

Ha superato il milione il numero dei migranti arrivati quest’anno in Europa. E purtroppo sono molti coloro che, nell’ultimo anno, si sono messi in viaggio per cercare una nuova vita e non ce l’hanno fatta: secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, 3.600 persone sono morte durante il tentativo di raggiungere il sito di destinazione. Tanti, le ultime stime parlavano di quasi 800 ma i numeri sono destinati a salire giorno dopo giorno, sono bambini. I più deboli e indifesi in caso di naufragio.



Il papà di Aylan Kurdi, il bimbo siriano di tre anni il cui corpo senza vita trovato a settembre su una spiaggia turca commosse il mondo, ha lanciato un appello al mondo perchè accolga chi fugge dalla guerra in Siria. “Il mio messaggio al mondo è che vorrei che tutto il mondo aprisse le sue porte ai siriani”, ha spiegato Abdullah Kurdi in un video che sarà trasmesso dall’emittente britannica Channel 4. Abdullah Kurdi ha perso anche la moglie Rihana e l’altro figlioletto Ghaleb di quattro anni nella tragedia, e li ha sepolti tutti insieme ad Aylan a Kobane, in Siria. Con la famiglia aveva tentato di fuggire dagli orrori della guerra nella località a maggioranza curda vicino al confine con la Turchia, teatro di durissimi combattimenti con il Daesh.

Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it)

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