Terra Sancta et Oriens

Tre cardinali lanciano un appello ai vescovi europei: ‘Ricollocare in Europa i rifugiati di Lesbo’

Tre cardinali lanciano un appello ai vescovi europei
In una lettera indirizzata alle Conferenze episcopali di tutta l’Unione Europea, i cardinali Hollerich, Czerny e Krajewski chiedono la ricollocazione in altri Paesi europei dei rifugiati presenti nell’isola di Lesbo

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Un forte appello a tenere aperta una via di speranza che – lo insegnano le esperienze già avviate in alcuni Paesi – faccia della buona accoglienza la risposta al grido disperato di tante persone in cerca di dignità. Lo hanno lanciato i cardinali Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, Michael Czerny, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, in una lettera indirizzata alle Conferenze Episcopali degli Stati membri dell’Unione Europea. Citando più volte le parole di Papa Francesco, i tre porporati invitano le Conferenze Episcopali a seguire le indicazioni per la procedura di trasferimento dei richiedenti asilo e rifugiati dalla Grecia in un Paese europeo.

Papa Francesco e l’attenzione per Lesbo

La lettera si apre ricordando l’Angelus del 6 settembre 2015, quando il Papa fece “appello a parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari di tutta l’Europa affinché, esprimendo il Vangelo in modo concreto, accogliessero ciascuno almeno una famiglia di rifugiati”. Sempre quella domenica, Francesco sollecitò il sostegno di tutti i vescovi europei al suo appello, ricordando che “la Misericordia è il secondo nome dell’Amore”. Sei mesi dopo, il viaggio del Papa a Lesbo: era l’aprile 2016. “Dopo, consapevole della situazione di drammatico sovraffollamento e di sofferenza nella quale si trovano oltre 20.000 profughi in quell’isola e molte altre migliaia nei diversi hot spot della Grecia, il Papa – si legge nell’appello – non ha mai mancato di adoperarsi in loro aiuto, cercando di aprire dei corridoi umanitari per il loro trasferimento, in piena dignità, in altri Paesi europei”. “Della ininterrotta sollecitudine del Santo Padre sono espressione – prosegue ancora la lettera – le numerose missioni compiute sulle isole dell’Egeo dal Cardinale Krajewski e dal Cardinale Hollerich”.

I corridoi umanitari

Un dovere cristiano ed un invito a suscitare energie nuove ed evangeliche. Con questa convinzione, partendo proprio dalle sollecitazioni del Papa, nella lettera i tre cardinali chiedono che, in ciascuno dei Paesi membri dell’Unione Europea, “le rispettive Conferenze Episcopali dovrebbero, in collaborazione con i singoli governi, concordare un progetto di corridoio umanitario da Lesbo e dagli altri campi di prima accoglienza in Grecia”. In tal senso, nella lettera si evidenzia come “le esperienze già avviate in alcuni Paesi hanno dimostrato che le possibilità della buona accoglienza sono superiori a quanto si sperasse: molti minori – scrivono Hollerich, Czerny e Krajewski – sono stati infatti accolti nelle famiglie, mentre gli adulti sono stati ben accolti dalle comunità religiose, dalle parrocchie e dalle famiglie resesi disponibili”.

L’incontro di dicembre in Vaticano

Le indicazioni per attuare un progetto di accoglienza

In allegato alla lettera inviata alle Conferenze Episcopali, le indicazioni per la procedura di trasferimento di richiedenti asilo e rifugiati dalla Grecia in un Paese europeo. Il progetto trova la sua base giuridica principale nell’art.17 degli accordi di Dublino (il Regolamento Dublino III n.604/2013), il quale prevede che uno Stato membro che non ha l’obbligo di esaminare una domanda di asilo, può tuttavia offrirsi di farlo notificando questa sua disponibilità allo Stato membro competente. Quindi tutti i passaggi necessari per il trasferimento: dalle sollecitazioni ai Governi affinché per il tramite degli organismi competenti – in genere i Ministeri dell’Interno – offrano alla Grecia l’assunzione volontaria della responsabilità riguardo all’esame della domanda di asilo, fino all’impegno da parte delle Conferenze Episcopali ad assicurare ai profughi ospitalità e sostegno per il tempo necessario. “La Comunità di Sant’Egidio – si legge nell’allegato – provvede all’identificazione dei profughi potenziali beneficiari del progetto, concordando poi con ciascuna Conferenza Episcopale interessata i nominativi dei beneficiari da ospitare”.

Credito: Vatican News

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