Categorie: Caritas et Veritas

Tre Miracoli per intercessione di San Leopoldo (Parte 1)

Padre Leopoldo Mandić morì il 30 luglio del 1942. Fin da quel giorno si poté toccare con mano, in un certo senso, la devozione che intorno a lui si era diffusa e la fama di santo, insieme alla convinzione che, per sua intercessione, si ottenevano grazie e miracoli. Nel 1946 si iniziarono le pratiche per il riconoscimento della sua santità. Papa Paolo VI lo proclamò beato il 2 maggio 1976 e Giovanni Paolo II lo dichiarò santo il 16 ottobre 1983.

Vi è un flusso ininterrotto di pellegrini che giungono a Padova, al convento dei Cappuccini, per cercare un riflesso della sua santità, per chiedere grazie a Dio o la conversione più profonda.

Nel corso degli anni, sono confluite migliaia di testimonianze di “grazie” ricevute per l’intercessione di padre Leopoldo: vicende che spesso rimangono nel segreto delle coscienze, come le conversioni e altre grandi cose che Dio opera; ma anche accadimenti che, interessando i corpi e la salute, si prestano a verifiche esterne.

È il caso di tante guarigioni prodigiose e inspiegabili. Provare e attestare l’autenticità di un fatto prodigioso – e soprattutto definirlo miracolo – è frutto di una accurata procedura d’inchiesta e di un rigoroso esame medico.

Ecco, tra le centinaia di miracoli attribuiti alla sua intercessione, i tre miracoli riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa per la glorificazione di padre Leopoldo.

Si tratta delle guarigioni prodigiose di Elsa Raimondi, Paolo Castelli ed Elisa Ponzolotto.

Elsa Raimondi nacque il 30 giugno 1922 a Cavazzana di Lusia (Rovigo). Il 6 giugno 1944, all’età di 22 anni, fu operata di appendicite ed ernia inguinale all’ospedale di Lendinara. Persistendo la febbre e aumentando i dolori, il 16 aprile 1946, venne sottoposta a un nuovo intervento. Solamente esplorativo, però, dal momento che venne riscontrata la presenza di una grave forma di peritonite tubercolare. Fu dimessa con prognosi infausta. Insomma, vi erano poche speranze.

A casa era costretta alla totale immobilità, dal momento che sveniva al solo tentativo di alzarsi a sedere sul letto. Il parroco del paese, le parlò di padre Leopoldo (che era morto da quattro anni) e la esortò a pregarlo. Il 30 luglio, essa cominciò a recitarne la novena con altre persone, pregandolo di intercedere per lei la salute. La giovane si aspettava la «grazia» per il 12 settembre, festa della Madonna del Pilastrello nel vicino santuario di Lendinara. Al termine della novena, la Raimondi affermò di aver visto padre Leopoldo il quale, alla domanda se sarebbe guarita il 12 settembre, rispose: «Sì, sì, sì!».

Nonostante sofferenze indicibili, arrivò fino a quel giorno e volle essere portata, con gli altri ammalati, al santuario. Il medico che assisteva i malati, la fece riportare subito a casa, temendo per la sua vita. Verso sera, la Raimondi sentì dentro di sé una voce che le ordinava con insistenza di scendere dal letto. Subito eseguì l’ordine e, in piedi, poté dire ai presenti: «Non ho più male, non ho più male: sono guarita! Avete visto, padre Leopoldo?» Proprio in quel momento arrivò il medico che rimase interdetto; decise di visitarla subito e, con sua grande meraviglia, ne riscontrò la guarigione clinica.

Elsa Raimondi volle andare subito in chiesa a ringraziare il Signore, la Madonna e padre Leopoldo, che le aveva ottenuto la guarigione. Lo fece, accompagnata da diversa gente. La giovane miracolata pregò a lungo, inginocchiata davanti al tabernacolo e poi, sempre a piedi, tornò a casa. Era veramente guarita, e non accusò più disturbo alcuno. In segno di riconoscenza consacrò la sua vita ad assistere i piccoli orfani raccolti nella «Piccola casa di padre Leopoldo», a Rovigo. Morì nel 1997, al termine di una vita caritatevole e operosa.

Redazione Papaboys (Fonte www.leopoldomandic.it)

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