O glorioso s. Biagio, che, dopo avere rinunziato al vescovado di Sebaste onde attendere più di proposito alla vostra particolare santificazione nella solitudine del monte Argeo, vedeste le tigri e i leoni mansuetarsi dinanzi a voi e tenervi pacifica compagnia, ottenete a noi tutti la grazia di attendere con ogni impegno all’acquisto delle virtù cristiane, onde assoggettare alle massime della fede le fiere misteriose delle nostre passioni.
Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.
II. O glorioso s. Biagio, che con una breve preghiera restituiste a perfetta sanità un bambino infelice che per una spina di pesce attraversatasi nella gola stava per mandare l’estremo anelito, quindi animaste col vostro esempio e coi vostri consigli al martirio quelle sette devote femmine che raccolsero i sangue da voi versato sotto il tormento dei pettini di ferro che vi lacerarono da capo a piedi, ottenete a noi tutti la grazia di sperimentare l’efficacia del vostro patrocinio in tutti i mali di gola, ma più di tutto col mortificare con la pratica della cristiana penitenza questo senso così pericoloso, e d’impiegare sempre la nostra lingua a cantar le lodi di Dio, a confessare e difendere la verità della fede, e ad animare alla virtù tutti quanti i nostri fratelli.
Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.
III. O glorioso s. Biagio, che, potendo sottrarvi alla ferocia dei tiranni e dei carnefici allorché alla loro presenza camminaste liberamente sopra delle acque, come su solide pietre, e ritornaste spontaneamente fra le loro mani, onde sigillare col sangue la vostra fede, e rendere sempre più gloriosa la Religione santissima di Gesù Cristo, ottenete a noi tutti la grazia dì abbracciar sempre con gioia tutte le afflizioni che al Signore piacerà d’inviarci, e di essere sempre disposti a sacrificare per la sua gloria, non solo i comodi e le sostanze, ma ancor la vita, per partecipare al premio dei Martiri nel paradiso dopo averne emulata l’intrepidezza sopra la terra.
Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.
Santo martire al cui cenno
Dalle fauci il duol sen fugge,
Ve’ l’incenso che ti strugge
L’alma più che a te sen vien.
Son ferventi le sue preci,
Son sinceri i voti suoi
Cangia dunque tu che il puoi
Il suo torbido in seren.
Se per te de’ guai presenti
Emendata sia la sorte,
Nella vita e nella morte
il tuo nome esalterà.
Ed appiè dei tuoi altari,
Che di don farà copiosi,
Confidenti e fervorosi
Tutti i ceti inviterà.
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