Le autorità religiose dello stato messicano di Veracruz hanno confermato che padre José Luis Sánchez Ruiz, 54 anni, sequestrato venerdì scorso, è stato trovato vivo ma “con evidenti gravi segni di tortura”.
Il vescovo di San Andrés Tuxtla, mons. Fidencio Lopez ha detto ieri che Sánchez Ruiz “era stato scaricato, con notevoli segni di tortura” in un luogo segreto.
Nel settembre scorso nel medesimo stato furono rapiti e uccisi altri due sacerdoti.
Sempre a settembre nello stato di Michoacán è stato sequestrato e ucciso un terzo sacerdote.
A Catemaco da venerdì sera la popolazione protestava violentemente contro la mancanza di sicurezza e inefficacia delle forze di polizia.
Nelle manifestazioni sono accaduti fatti gravi come l’incendio della sede del Municipio, di numerosi veicoli dello stato e altri atti di vandalismo che la chiesa locale ha condannato con energia.
Sulla vicenda di padre Sánchez Ruiz, persona stimata e ben voluta dai cittadini e fedeli, la Polizia locale ha fatto l’ipotesi della possibile rapina, ma alcuni confratelli e i fedeli non credono a questo movente.
Intanto padre Aaron Reyes, portavoce della diocesi, ha detto al canale televisivo “Milenio” che padre Sánchez Ruiz era stato minacciato nei giorni scorsi a causa del suo impegno in favore della popolazione vessata dal caro vita, in particolare dell’elettricità. Il sacerdote, secondo quanto ha detto p. Aaron Reyes, “aveva ricevuto minacce nei giorni scorsi” sicuramente per le sue dure critiche contro la corruzione e il crimine nella cittadina di Catemaco “.
Almeno 31 sacerdoti sono stati uccisi in Messico dal 2006.
La maggior parte degli attacchi si sono verificati in zone del Messico afflitte dalla violenza dei cartelli della droga.
Il “Catholic Media Center” indica Veracruz, Guerrero, Michoacán e Distretto Federale come le regioni più pericolose per i sacerdoti.
di L.B. per Il Simografo. L’articolo originale qui