Il corpo si affloscia, perde quota, barcolla e cade. Lo Spirito lo supera, lo trascende. Il risultato: una sconfinata pace e un immenso benessere senza eguali. Nell’ambito del Rinnovamento Carismatico conosciamo una straordinaria fioritura di doni e carismi, che lo Spirito Santo effonde in modo libero e sovrano sia a singoli sia a gruppi e comunità.
Tra quelli più “insoliti” o “sorprendenti” si evidenzia il riposo nello Spirito (definito pure “abbattimento nello Spirito”, “dormizione”, “unzione” o “benedizione”), che si manifesta più frequentemente nel corso di un ministero di predicazione o durante un forte clima di lode, soprattutto quando questo sfocia in una preghiera di guarigione o in momenti di adorazione.
Come la “glossolalìa” (cioè la preghiera “nelle lingue”) agli inizi attirava l’attenzione di molti a causa del suo carattere straordinario, suscitando anche non poche perplessità, così allo stesso modo sta succedendo, da qualche anno, anche nei confronti di questa “sorpresa” dello Spirito, di questo dono multiforme che – anche all’interno dello stesso Rinnova mento Carismatico – va ancora esplorato e conosciuto più a fondo, per comprendere meglio il significato, l’importanza e il movimento invisibile e spirituale.
Bisogno premettere che tale manifestazione carismatica non ha niente a che vedere con fenomeni di “trance”, medianici o parapsicologici, né con isterie di massa, e tanto meno con svenimenti o perdita di conoscenza, ma è piuttosto un “tocco”, una unzione dello Spirito, che una persona, stando inizialmente in piedi (ma non è obbligatorio), riceve con l’imposizione delle mani (ma anche questo non necessariamente), per cui comincia a vacillare, senza alcuna pressione esterna, fino a cadere dolcemente a terra, dove resterà supina in dormiveglia o in stato di quiete, per un tempo che varia da un secondo a una decina di minuti o più.
Una volta rialzatasi, il suo viso molto spesso comincerà a cambiare, come fosse rischiarato da una luce nuova. A volte avvertirà un benessere interiore; altre volte, se è inferma, noterà un miglioramento immediato di ordine fisico o addirittura una guarigione; e ancora: può venire liberata dall’ansia, dalla paura, dalla depressione, o da situazioni di peccato, o da dipendenze e vizi che la tenevano schiava (alcool, droga, impurità sessuali). Inoltre può ricevere illuminazioni o rivelazioni riguardo alla fede, “visioni profetiche” relative alla sua vita o alla vita comunitaria, e anche esperienze sul piano estatico: ad esempio come un senso di dilatamento-allungamento, oppure come se l’anima uscisse dal corpo, e tutto questo rimanendo presente a se stessa, cioè senza perdita di coscienza e senza che la sua libertà ne venga offuscata.
Durante questo riposo il suo essere viene come pervaso e avvolto da una specie di ebbrezza che rallenta le sue funzioni fisiche e psicologiche, mentre aumenta la sua sensibilità spirituale in relazione al Signore; sembra così che tutta la sua attenzione si concentri per gustare meglio la presenza di Dio nell’anima in un modo non abitualmente percepibile.
Quando l’esperienza del riposo nello Spirito è autenticamente di origine mistica e (così come deve avvenire per ogni dono) non viene posta al di sopra del Donatore ma è vissuta in funzione dell’annuncio del Regno e della testimonianza dell’amore di Dio manifestato in Gesù, allora non tarderà a produrre buoni frutti nella vita di chi la riceve, quali la pace, la gioia, una maggiore conoscenza del Signore e dei misteri della salvezza, una preghiera più profonda, un rinnovamento interiore, una progressiva conversione del cuore e della mente.
Il riposo nello Spirito nella Scrittura e nella vita dei Santi
Nelle Scritture del Vecchio e Nuovo Testamento si trovano alcuni riferimenti a proposito del cadere alla presenza di Dio (o sotto la potenza di Dio), anche se descrivono un modo diverso da quello odierno nel quale le persone sono generalmente toccate, con l’imposizione delle mani.
Ad esempio in Atti 26,13-14 si riscontra una prostrazione e caduta involontaria per l’impatto con il soprannaturale nel racconto riferito alla conversione di S. Paolo; un abbattimento di tipo estatico per la presenza divina nelle visioni dei profeti Daniele (10,8-9) ed Ezechiele (1,28) e nel libro dell’Apocalisse di S. Giovanni (1,17); una manifestazione di potenza che abbatte i soldati nel momento in cui tentano di arrestare Gesù (Gv 18,6) e che li travolge presso il sepolcro il giorno della Risurrezione (Mt 28,4). Così è possibile azzardare l’ipotesi che gli Apostoli e i discepoli il giorno di Pentecoste – ma anche in altre occasioni, ad esempio nella Trasfigurazione di Gesù – siano stati sopraffatti dalla potenza dello Spirito, tanto da essere poi definiti “ubriachi” da coloro che li vedevano trasformati da questo fuoco.
Tra i numerosi carismi elencati da S. Paolo (1Cor 12,8-10; Rm 12,6-8; Ef 4,11) non è menzionato il riposo nello Spirito, tuttavia le caratteristiche di questo fenomeno di ordine mistico sono in qualche modo riscontrabili nella vita di alcuni santi, particolarmente in S. Teresa d’Avila, che lo sperimenta nelle sue orazioni e lo definisce “sonno delle potenze”, e negli scritti di S. Agostino, il quale racconta come tale dono sia connesso con alcune guarigioni. Tipico quello verificatosi in occasione della guarigione dei fratelli Paolo e Lampadia (infermi in seguito alla maledizione della madre, da loro gravemente oltraggiata), avvenuta ad Ippona sotto i suoi occhi e di cui egli stesso fa relazione (De Civitate Dei)
Il riposo nello Spirito nella Comunità Gesù Risorto
Da un paio di anni questo fenomeno si sta verificando anche nella Comunità Gesù Risorto e moltissime persone di diversa età, cultura e condizione sociale (tra cui sacerdoti e religiosi) lo hanno sperimentato più volte. In merito abbiamo diverse testimonianze che riferiscono come il riposo nello Spirito con i suoi effetti sia stato incisivo nella loro vita umana e spirituale, trasformandola in senso positivo. In queste testimonianze si rilevano numerosi elementi comuni, riscontrabili poi anche negli scritti di persone autorevoli nel campo medico, teologico-pastorale e nel mondo carismatico, quali il dr. Philippe Madre, esponente di primo piano della Comunità delle Beatitudini, p. Giuseppe Bentivegna, studioso di patristica, Massimo Introvigne, direttore del CESNUR e docente presso il Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” di Roma e p. Robert De Grandis, evangelizzatore da decenni nel Rinnovamento Carismatico, che, nel suo libro “Il riposo nello Spirito”, racconta di averne fatto l’esperienzacentinaia di volte nella sua vita.
Una efficace analogia che egli usa per definire questo fenomeno è quella della persona che si stende al sole e lascia che il sole la inondi e la rilassi.
Riposare nello Spirito equivale perciò a lasciar entrare il Sole dell’amore di Dio interiormente perché operi e trasformi. Ed effettivamente esso risulta un potente mezzo di guarigione e di crescita spirituale per moltissimi membri della Comunità, che vengono così facilitati nel loro cammino di fede, e un valido aiuto per i responsabili nella cura pastorale espressa nei riguardi dei fratelli loro affidati.
Alla luce di questa esperienza spirituale che può essere assimilata per certi versi, a una effusione, si potrebbero comprendere i sentimenti che hanno animato il Salmista (forse anche lui avrà riposato nello Spirito) facendogli dire: “Il Signore è il mio pastore… Su pascoli erbosi mi fa riposare. ad acque tranquille mi conduce… Solo in Dio riposa l’anima mia… Sono tranquillo e sereno, come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come bimbo svezzato è l’anima mia” (Sal 23;62;131). Ma è la parola stessa del Signore che attira e convince quando dice: “Venite a me, tutti voi che siete stanchi e oppressi: io vi farò riposare” (Mt 11,28).
L’esperienza del riposo nello Spirito comunque non è mai fine a se stessa, ma è sempre in funzione dell’utilità comune e per l’edificazione della Chiesa, così come lo sono tutte le manifestazioni, le operazioni e i doni di Dio, i quali, siano essi semplici o straordinari, vanno accolti con gratitudine e consolazione (Lumen Gentium 12), senza altresì dimenticare che “ogni dono dall’Alto” viene anche provato e verificato nella sua autenticità attraverso l’autorevole discernimento dei Pastori della Chiesa. Essi hanno la saggezza di “mettere alla prova le ispirazioni” (lGv 4,1), ma anche di “tenere ciò che è buono” senza spegnere l’azione dello Spirito, che in questa nostra epoca sta soffiando su tutta la Chiesa con una impetuosità a volte stupefacente perché desideroso di rivelare Gesù e il suo mistero di amore e di risurrezione.
Questo vento di grazia che sospinge e guida il popolo di Dio verso l’alba del nuovo millennio per inaugurare un tempo di misericordia del Signore è, crediamo, pregno di nuovi carismi, manifestazioni potenti, straordinarie sorprese che Gesù desidera riversare abbondantemente nel grembo della sua Sposa perché, così bella e feconda, possa annunciare e operare nel mondo la salvezza di Colui che era, che è e che viene.
Con i padri della chiesa
Due giovani fratelli cadono nel “riposo nello Spirito”. Fra i presenti chi è sbalordito, chi mosso a pietà; qualcuno vuole sollevarli, qualcun altro lo previene, perché si aspetti piuttosto la conclusione dell’avvenimento… Non avviene ai nostri giorni, ma è una cronaca del V sec. riportata da S. Agostino.
“Vi erano sette fratelli e tre sorelle di una nobile famiglia della Cappadocia Cesarea che, maledetti dalla loro madre, da poco vedova, perché da essi oltraggiata in maniera gravissima, ricevettero una punizione così severa dal cielo che tutti quanti furono presi da un’orribile tremore in tutte le loro membra. Presentando questa odiosa apparenza, essi erano incapaci di sopportare lo sguardo dei loro concittadini, e vagabondavano per quasi tutto l’impero romano, ognuno andando per la propria strada. Due di loro giunsero a Ippona: erano Paolo e Palladia, fratello e sorella, ormai conosciuti in molti altri luoghi per la fama del loro crudele destino.
Arrivarono circa quindici giorni prima di Pasqua e si recavano giornalmente in chiesa specialmente alle reliquie del gloriosissimo Stefano, pregando Dio affinché potesse essere rappacificato e restituisse loro la salute di un tempo. Là, e dovunque andassero, essi attiravano l’attenzione di ogni persona. Alcuni, che li avevano già visti altrove, e sapevano qual era la causa del loro tremito, informavano gli altri quando ne capitava l’occasione. Giunse la Pasqua e al mattino di quel giorno del Signore, quando una grande folla era presente nella chiesa e il giovane stava appoggiato alla grata che delimitava il luogo santo dove erano riposte le reliquie del martire, pregando, improvvisamente si prostrò a terra e giacque proprio come se si fosse addormentato, ma non tremando, come era solito fare anche nel sonno.
Tutti i presenti furono sbalorditi. Alcuni erano allarmati, altri mossi da pietà e, mentre qualcuno avrebbe voluto sollevarlo, qualcun altro lo preveniva e diceva che avrebbero dovuto piuttosto aspettare la fine.
E immaginate! Egli si alzò e non tremò più perché era guarito e rimase stabilmente in piedi osservando coloro che stavano osservando lui.
Allora chi si trattenne dal lodare Dio? Tutta la chiesa si riempì della voce di coloro che si congratulavano con lui. Poi vennero di corsa da me, che ero seduto pronto per entrare in chiesa. Uno dopo l’altro si precipitavano di dentro, l’ultimo arrivato riferendomi come novità quello che il primo mi aveva già detto; e, mentre io gioivo e ringraziavo Dio in cuor mio, anche quel giovane entra con parecchi altri, mi si inginocchia davanti ed è rialzato per ricevere il mio bacio.
Ci facciamo strada verso l’assemblea, mentre la chiesa stipata risuonava delle grida di gioia: “Ringraziamo il Signore! Lode al Signore!”. “Io ho guarito il popolo”, da ogni parte giungevano voci e poi alla fine, ottenuto il silenzio, furono lette le Scritture della solennità. E quando giunse il momento dell’omelia, feci alcune osservazioni adatte all’occasione e al gioioso sentimento condiviso, non desiderando che essi mi ascoltassero, ma piuttosto che considerassero l’eloquenza di Dio in questa divina azione.
L’uomo pranzò con noi e ci diede un accurato resoconto della sventura toccata a sua madre e ai suoi fratelli. Il giorno seguente, dopo aver pronunciato la mia omelia, promisi che l’indomani avrei letto il suo resoconto di quel che era accaduto. E quando lo feci, era la terza domenica dopo Pasqua, collocai entrambi i fratelli sui gradini del coro dal quale ero solito parlare; e mentre essi erano in piedi la loro descrizione venne letta. Tutta l’assemblea di uomini e donne vide l’uno che stava in piedi senza alcun movimento innaturale, mentre l’altra tremava in tutte le sue membra; cosicché coloro che non avevano visto prima ciò che nell’uno aveva operato la divina misericordia, poterono scorgerlo nella sorella. In lui videro motivo di ringraziamenti, in lei oggetto di preghiera.
Nel frattempo, avendo terminato di leggere il loro resoconto, li istruii affinché essi si ritrassero dallo sguardo del popolo e cominciai a parlare di questo fatto in modo un po’ più completo quando, ecco, mentre stavo procedendo così, altre voci che ringraziavano di nuovo furono udite dalla cappella del martire. Quelli che mi stavano ascoltando si voltarono e presero a correre.
La giovane donna, dopo essere scesa da quei gradini sui quali si era fermata, era andata a pregare alle sante reliquie del martire e, non appena ebbe toccato la grata, allo stesso modo del fratello, ebbe un collasso, come se fosse caduta nel sonno, poi si alzò guarita. Mentre noi ci stavamo chiedendo che cosa era accaduto, e quale era stata la causa della gioia, entrarono nella basilica dove eravamo noi, conducendola per mano dalla tomba del martire in perfetta salute.
Si levò allora fra gli uomini e le donne un tale grido di meraviglia, che quelle grida ininterrotte, assieme alle lacrime sembrava non dovessero più aver fine”.
(Da “La Città di Dio” di S. Agostino)
Il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo…
“Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo” (Gen 2,21-22).
Questa è una testimonianza a due voci: siamo Mauro e Loredana, sposati da quasi otto anni, ma senza figli. Umanamente non ci sono “probabilità” perché, come dicono i clinici, il mio seme è sterile. Loro parlano di probabilità, ma il Signore parla di speranza che è cosa ben diversa, non si basa infatti sulla scienza, ma sulla potenza di Dio.
A Fiuggi, nell’ultimo ritiro per responsabili, avevamo pregato su molti fratelli, in un clima di particolare tenerezza da parte del Signore. A un certo punto, però, io mi ero seduto in disparte: mi sentivo solo. Non c’era tristezza né angoscia in quella strana solitudine, ma piuttosto attesa. Mi sentivo come Adamo che attendeva nel giardino di Dio. Ancora non lo sapevo, ma nello spirito vedevo, intorno a me, un posto molto bello, pieno di alberi, e alcune sorelle che venivano verso di me per impormi le mani. Ho avuto appena il tempo di rendermi conto che queste sorelle c’erano davvero e che Loredana era con loro…
Sì, quando ho visto queste sorelle che andavano verso Mauro, mi sono unita a loro, ma appena ho imposto le mani, siamo caduti contemporaneamente, lui ed io, nel riposo nello spirito. Per me è stata un’esperienza bellissima, e ho provato una forte sensazione di essere come “sospinta” verso la vita.
Intanto la preghiera delle sorelle continuava, forte e appassionata, e ci appariva sempre più nitida la visione di Adamo che dorme, mentre Dio trae dal suo fianco la vita: prima quella di Eva, poi quella dei loro discendenti. Per noi, dormienti, si è trattato di una grande pace, per loro, in preghiera, di una indicibile commozione.
Quando ci siamo svegliati il mondo ci appariva diverso, ma eravamo noi ad essere cambiati dopo che lo Spirito di Dio ci aveva toccati.
Anche il nostro matrimonio è cambiato, come rifatto nuovo. Ora siamo veramente dono l’uno per l’altra, dono gratuito che non abbiamo meritato e che ci rende testimoni della speranza che il Signore stesso ha acceso dentro di noi.
Mauro e Loredana
Quando abbiamo “riposato nello Spirito”…
Mi sono sentito come un astronauta, senza navicella, proiettato nello spazio infinito dell’amore di Dio!
Walter
Quando i fratelli mi hanno toccato, improvvisamente mi è sembrato di aver perso la corporeità e di avere una leggerezza straordinaria, come se fossi diventata spirito e ho capito che lo Spirito Santo stava distruggendo quelle scorie di cui non ero consapevole.
Bice
Mentre piangevo e il mio cuore batteva all’impazzata. ho sentito che Gesù mi chiedeva di abbandonarmi a Lui. Avvertivo le mani posate sul mio capo che mi invitavano a farlo, ma non c’era nessun fratello che stesse pregando su di me… Poi sono caduta. In quei momenti, avvolta nella luce del Signore, ho sentito una grande pace, e quando ho riaperto gli occhi ero piena di gioia e avevo voglia di danzare al mio Gesù che mi ha guarita.
Nadia
Ero venuto al Corso con il desiderio di ricevere questo dono. Quando il fratello che mi ha imposto le mani mi ha detto di abbandonarmi al Signore, in un attimo ho perso il controllo di me stesso e sono caduto. Non è che dormivo, ma stavo disteso a terra in una sensazione di beatitudine e di abbandono. Mi è venuto alla mente il Salmo 131: «Signore… sono come un bimbo svezzato in braccio a sua madre». Sono rimasto disteso per una ventina di minuti, poi mi sono rialzato barcollante e subito dopo ho imposto le mani ad alcuni fratelli e questi hanno ricevuto anche essi il riposo nello Spirito.
Vito
Come i fratelli hanno invocato lo Spirito, una corrente, come un vortice, ha cominciato ad entrare in me e a poco a poco sono caduta. Durante il riposo una luce stupenda mi ha invasa; la stessa luce che avevo assaporato, ancora giovane, in una esperienza di premorte e a Pentecoste durante l’effusione.
Fernanda
Ho ricevuto questo dono durante l’Adorazione Eucaristica quando, nell’abbraccio di un fratello, ho percepito l’amore del Padre e sono caduta nel riposo nello Spirito, durante il quale ho avuto la certezza che il Signore stava aprendo la gabbia in cui custodiva le paure, la mancanza di perdono e l’orgoglio, per annientarli.
Gelsomina
Sapevo che era il Signore che mi toccava e provavo una gioia che non si può descrivere. Ero immersa nella sua pace, in un bagno d’amore e non volevo che finisse né che qualcuno mi toccasse, perché stavo bene nell’amore del Signore.
Concetta
Ho provato l’estasi, la contemplazione, l’abbandono totale all’amore di Dio: “Lui in me ed io in Lui”.
Anna
Ho fatto quest’esperienza durante l’Adorazione al Santissimo. Stavo in terra e sentivo che il Signore mi toccava, era Lui che si stava occupando di me. Questa è la certezza che c’era nel mio cuore: il Signore Gesù ora opera su di me; e sentivo pace, gioia e tanta gratitudine. Avevo anche tremiti e batticuore, ma, quando mi sono alzato, man mano ho visto che le mie condizioni di asmatico con tachicardia erano migliorate, fino a non avere più sintomi.
Mauro
Ho avuto la sensazione di aver ricevuto un trapianto: il Signore toglieva il mio cuore e ci metteva il suo, e questo suo cuore irradiava amore potente a tutta l’umanità.
Ascenzina
La mano di un fratello si posa sulla mia testa, accompagnata dall’invito a non preoccuparmi, bensì ad abbandonarmi, e mi ritrovo a contemplare una meravigliosa Città avvolta in una luce indescrivibile dai bellissimi colori e mi rendo conto che quella è la Gerusalemme celeste. Scoppio in lacrime, ma senza riuscire ad aprire gli occhi, che sono come incollati, anche il mio corpo è immobile mentre continuo a vedere con gli occhi dello Spirito. Sento la preghiera dei miei fratelli, ma è come se mi trovassi in un altro luogo. Poi tutto finisce e sono seduto, con il volto ricolmo di lacrime. E stato bellissimo.
Alessandro
Durante l’Adorazione, io e Rosa abbiamo sentito il bisogno di andare ad inginocchiarci davanti a Gesù Eucaristia per pregare e offrirgli le sofferenze di nostro figlio. Mentre eravamo lì un fratello ci ha annunciato l’amore di Dio e ci ha imposto le mani e in pochi istanti dall’Ostia ho visto partire un fascio di luce che ci ha avvolti. Io sono entrato in un dolce sonno, mentre Rosa è rimasta sveglia, ma abbiamo avuto entrambi le stesse sensazioni, come di uno svuotamento interiore, a cui è seguita una leggerezza che non sembrava neanche vera. Per noi è stata una nuova esperienza dell’amore di Dio, che si manifesta come Lui vuole.
Enzo e Rosa
Ho sentito un vento che mi spingeva indietro, un vento talmente forte che mi faceva piegare le gambe. Lo stesso vento che Mosé sentiva nel deserto, l’ho riconosciuto; era Dio che mi diceva: «Ora basta con i ragionamenti, le paure. Ora è il momento. Ora ti prendo Io». Non avevo mai provato nulla di simile. Per la prima volta ho sentito tutta la potenza e l’amore di Dio irrompere dentro di me. E questa volta non sono riuscita più a resistere, Dio è stato più forte. È venuto e mi ha preso il cuore. Non potrò mai dimenticare quel momento e ora vorrei che tutti gli uomini lo provassero.
Diana
Ho sentito un grande fuoco nel petto, poi sono caduto a terra: poggiavo la testa sul pavimento, ma mi sembrava di stare su un materasso di spugna, mentre avvertivo una grande pace. Al risveglio ero pieno di gioia.
Gianni
Ho sentito la testa crescere, allungarsi. sono stata invasa da una luce intensa; ho reclinato il capo sulla spalliera della sedia e ho riposato nel Signore in una profonda, ineffabile beatitudine.
Ernesta
Stavo invocando: «Gesù, toccami, guariscimi!», quando ho sentito la Sua mano potente sulla mia fronte e sono caduta nel riposo nello Spirito. Mentre ero a terra senza forze, sentivo solo il mio cuore che batteva forte e le lodi dei fratelli, ed ero piena di gioia perché stavo tra le Sue braccia.
Savina
Al momento dell’Adorazione Eucaristica l’amore di Dio era talmente forte che il mio corpo è caduto spontaneamente nel riposo nello Spirito, senza che nessuno mi imponesse le mani. Percepivo le voci intorno e dentro di me avevo solo una stupenda sensazione di pace. Mi sentivo talmente bene che desideravo non finisse più; anzi, avrei perfino voluto morire in quel momento, tanto era forte il desiderio di trasformarmi nell’Eterno.
Loredana
Mentre ero stesa a terra, in uno stato di benessere e di pace profonda, mi è sorta una domanda: «Signore, che cosa sta avvenendo ora in me?». La risposta non si è fatta attendere, era dentro di me. Ho sentito il mio cuore come preso fra due mani. Ho provato una sensazione di calore e di dolcezza che lo avvolgeva, lo guariva da ogni ferita, lo plasmava; e ho avuto come una immagine interiore: al tocco di quelle mani che modellavano, i segni lasciati da precedenti sofferenze venivano cancellati e la sua superficie diventava liscia, senza più tracce. Ho provato una grande gioia: il Signore mi guariva e mi donava un cuore nuovo. Era davvero ciò di cui avevo bisogno per tornare a casa e servirlo con tutta me stessa.
Sabrina
Mentre riposavo nello Spirito, il Signore ha compiuto in me una guarigione interiore nella relazione con mio padre, una riconciliazione mai sperimentata mentre lui era in vita. Ho rivisto la nostra casa e ho provato un grande dolore, mi sembrava di vivere gli stessi momenti, volevo fuggire. Un fratello mi è venuto vicino e mi ha detto con dolcezza: «Il Signore ti sta guarendo in una relazione familiare» e lì è tornato il sereno. Mi sono alzata e ho detto a mio padre, che ora è con il Signore: «Ti voglio bene!» e l’ho abbracciato con il cuore, il cuore di Gesù.
Graziella
Pregavo il Signore perché si manifestasse in maniera forte a mio marito e quando è stato chiesto agli sposi di stendere la mano verso Gesù entrambi l’abbiamo alzata; ma io ho sentito le gambe piegarsi e un grande calore, quel calore particolare che viene da Dio, mi ha inondata e non ce l’ho fatta a muovermi dalla sedia. Mentre mi abbandonavo a questo amore ho sentito un volto vicino al mio collo, una presenza tangibile, e ho pensato che mio marito mi volesse chiedere come stessi, allora ho aperto gli occhi per rassicurarlo, ma non ho visto lui bensì il volto di Gesù, chiaro, nitido, presente. Allora ho detto a Bruno: «Gesù è qui tra noi!» e mi sono di nuovo abbandonata, ma questa volta la sua forte presenza è stata avvertita anche da mio marito che per la prima volta ha avuto il riposo nello Spirito, al quale fino ad allora aveva sempre opposto resistenza. «Ma come si può resistere – mi ha detto poi – quando senti proprio che è Gesù che ti spinge, che ti avvolge con il suo amore!». E abbiamo pianto insieme di commozione.
M. Agata
Sono venuta a questo incontro per caso. Avevo una grossa angoscia nel mio animo, la consapevolezza di portarmi dietro delle tenebre, qualcosa che mi faceva stare molto male; allora ho chiesto al Signore di liberarmi da tutto questo e, quando mi sono avvicinata alle reliquie, sono caduta nel riposo nello Spirito. Ho sentito che c’era qualcosa che andava via da me, che si sollevava e andava verso l’alto e poi ho sentito un’enorme pace dentro.
Michela
Dopo aver pregato per diversi fratelli e sorelle che cadevano nel “riposo nello Spirito”, mi sono sentita come “svuotata” e “intontita” da una piacevole ebbrezza. Sapevo di che cosa si trattava perché mi era già successo a Gerusalemme, nella stanza superiore del Cenacolo, quasi miracolosamente aperta per noi. Ma quelli, pensavo confusamente, erano appunto un luogo e una circostanza irripetibili, mentre qui tutto era familiare e conosciuto. Ma che cosa si può dire scontato con lo Spirito di Dio? Ecco, in qualche modo entravo già in una dimensione diversa, in una pace e in una libertà totali, mentre il corpo diventava sempre più pesante e quasi inutile. Già i contorni delle cose divenivano meno nitidi e più sfumati. Nel frattempo due sorelle mi hanno imposto le mani e io mi sono ritrovata di colpo distesa per terra. Dopo un attimo, però, ho cercato di rialzarmi, ma le mie membra erano così deboli che sono nuovamente caduta. Tuttavia mi sentivo bene, rilassata, nella pace e come immersa in un grande calore. Mi pervadeva un fuoco interiore: mi sembrava di essere nel fuoco; ero come prostrata alla presenza di Dio nel “roveto ardente” e sentivo la sua voce che mi diceva: “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di me”.
Tutto questo è durato, credo, alcuni minuti. Quando mi sono rialzata, aiutata da qualcuno, mi sentivo proprio ubriaca e diversa e, salita in camera per riordinarmi e guardandomi allo specchio, ho visto il mio viso cambiato, come “illuminato”. Mi sembrava di essere una persona nuova, rigenerata dall’amore di Dio.
Ti rendo grazie, Signore, perché il tuo potente Spirito si è nuovamente effuso in me; sì, Tu mi hai visitata e mi hai battezzata in Spirito Santo e fuoco.
Carmen
“Mi hai fatto forza, Signore, e hai prevalso” (Ger 20,7)
È una giornata di ritiro particolarmente intensa. Molti, all’imposizione delle mani, cadono nel riposo nello Spirito. Non è una novità, ma ora questo dono si sta sviluppando con particolare forza e intensità; quasi tutta la sala è piena di corpi distesi, ma io non voglio cadere. C’è in me quasi un senso di paura o, meglio, un invincibile istinto di conservazione, forse un’oscura ripugnanza a consegnare al Signore un’altra parte di me e della mia vita. Per cavarmela dignitosamente mi sono inventato il servizio di sorreggere i fratelli che cadono, senza che nessuno me l’abbia chiesto, ma qualcosa deve pur essere passata perché le gambe mi si piegano e sento una gran voglia d’abbandonarmi e di chiudere gli occhi. Non voglio cadere!
Vado allora fuori, all’aria aperta, per riprendermi dallo stordimento, ma quando faccio per rientrare l’infinita voglia d’abbandono mi ripiomba addosso, mi fa piegare le ginocchia. Di nuovo esco, richiudendo la porta, ma è troppo tardi: là, in quel corridoio, senza che nessuno mi imponga le mani, cado finalmente, sul pavimento, nel riposo nello spirito. Un fratello che mi aveva seguito mi trova così.
Non è ancora finita. Appena rientrato i fratelli, che ancora non sanno nulla, si avvicinano per pregare su di me. Ci risiamo! Questa volta prendo la precauzione di sedermi, tenendomi bene aggrappato alla sedia: di nuovo sento l’onda lunga della paura. Ma un’onda ben più forte mi travolge: cado con tutta la sedia, anzi restando aggrappato a essa. Sento che qualcuno mi sistema delicatamente una gamba, ma non ho più bisogno di nulla. Ogni resistenza, ogni paura, ogni pesantezza, persino quella della carne, è caduta e lo Spirito è libero di cullare il mio spirito.
Redazione Papaboys (Fonte www.gesurisorto.it – di Carmencita Leonardi Serafini)
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