Credo che a quasi tutti noi costi confessarsi. Ci vergogniamo sempre un po’, e in un certo senso va bene che sia così. Quanto sarebbe triste non provare vergogna! Superato quel primo momento, confessandoci sappiamo che Dio ci perdona e usciamo liberi e puliti, rinnovati dalla grazia del sacramento.
A volte, però, ci succede che continuiamo a sentire che qualcosa non va bene. Dio ci ha perdonati, ma ci costa perdonarci e continuiamo a pensare a ciò che abbiamo fatto di male. È successo a tutti. Spesso è più facile perdonare che perdonarsi.
Ecco qualche consiglio che forse vi può essere utile…
Magari potessimo credere sempre più a Dio! C’è una grande differenza tra credere che Dio esista e credere a quello che ci dice. Posso credere che Dio esista, ma non significa che confidi necessariamente in Lui e creda a ciò che mi dice. Il diavolo non dubita del fatto che Dio esista, ma certamente non confida in Lui. Non confida nella sua bontà né nel suo amore. Farei un affare con qualcuno di cui non mi fido? Mai! Chiedere il dono della fede, che mi porti a credere davvero a Dio che mi perdona, è un grande primo passo per perdonarmi. Devo credergli soprattutto quando mi dice: “Ti amo come figlio”.
Dobbiamo chiederci con la massima sincerità: “Perché mi costa perdonarmi?” Chiediamo a Dio di aiutarci a scoprirlo. Non siamo sempre abituati ad ascoltare le ragioni più profonde che ci fanno agire o che ci impediscono di eliminare ciò che ci lega. Non si tratta solo di un esercizio di autocoscienza, ma di una riflessione illuminata dalla grazia in cui, per mano dello Spirito, analizziamo ciò che abbiamo dentro per scoprire quello che ci lega e liberarci.
È la virtù principale nella vita cristiana, che serve per qualsiasi tipo di crescita spirituale. Necessaria soprattutto per vivere il perdono, l’umiltà è piena di verità e di accettazione. Dobbiamo accettarci come siamo, con la nostra grandezza e la nostra fragilità. Spesso il non perdonarci è pieno di orgoglio, vanità e superbia. Il nostro perfezionismo non ci permette di accettare realmente che siamo fragili. È umile chi riconosce i propri doni come suoi limiti e riconosce la verità più importante: Dio ci ama indipendentemente da quello che facciamo o smettiamo di fare.
Un antico autore spirituale scriveva qualcosa del genere. Diceva che molte volte, quando combattiamo contro i nostri vizi – e il non perdonarsi è uno di questi – li teniamo come in gabbia perché non attacchino, ma allo stesso tempo continuiamo ad alimentarli con pensieri sbagliati. Possiamo tenere questa bestia in gabbia, ma le diamo da mangiare con il perfezionismo e la non accettazione, con parole che non sono altro che scuse piene di compassione nei propri confronti. Optiamo per non alimentarla, per ostacolare ogni pensiero perfezionista e orgoglioso.
Un grande passo per perdonarci è dire: “Questo è ciò che ho fatto, e queste sono state le conseguenze. Ne sono responsabile e le assumo”. Riconoscere il danno che abbiamo commesso è necessario per comprendere che Dio può, con i nostri tratti sbagliati, aiutarci a realizzare un quadro migliore. Se non mi rendo responsabile, non permetto nemmeno che Dio guarisca la mia ferita.
Fonte it.aleteia.org
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