Siamo tutti catechisti, testimoni di gioia per la fede in Cristo Risorto – Uno dei momenti più importanti dell’Anno santo è stato il Giubileo dei catechisti, ai quali noi di Credere ci sentiamo uniti nel compito di testimoniare il Signore con le parole e con la vita.
Cari amici lettori, negli ultimi numeri abbiamo dato ampio spazio al Giubileo dei catechisti. E nelle pagine seguenti troverete un ampio resoconto dell’evento. I catechisti ci stanno a cuore. Anche perché, in fondo, la nostra rivista è molto affine al loro impegno: la testimonianza gioiosa della fede in Cristo, con le parole e con la vita. Non a caso il sottotitolo del nostro settimanale è «la gioia della fede». Non si può, infatti, parlare di fede senza la gioia che da essa scaturisce. Una gioia non effimera, ma vera, profonda, che nasce nel cuore di chi ha incontrato Cristo. La gioia di cui parlano i discepoli di Emmaus dopo aver riconosciuto il Risorto nello spezzare il pane: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
La gioia della fede, l’annuncio del Signore risorto, l’apertura degli occhi e del cuore agli altri sono stati anche al centro dell’omelia di papa Francesco nella Messa per il Giubileo dei catechisti. Perché essere catechisti (ma il discorso vale per ogni cristiano) non è fare gli insegnanti o gli istruttori, ma diventare testimoni del Dio-Amore. È il cuore dell’annuncio cristiano di Cristo risorto. Il Papa lo ha sintetizzato in parole semplici e dirette: «Gesù ti ama veramente, così come sei. Fagli posto: nonostante le delusioni e le ferite della vita, lasciagli la possibilità di amarti. Non ti deluderà». Ma come si fa a diventare testimoni dell’amore di Dio in Cristo? Francesco lo ha spiegato in una parola: «Amando».
È la vita, l’amore concreto, la gioia di cui il cuore è colmo, che ci permettono di essere, tutti, veri catechisti. Il Papa lo ha specificato bene: «È amando che si annuncia Dio-Amore: non a forza di convincere, mai imponendo la verità, nemmeno irrigidendosi attorno a qualche obbligo religioso o morale». E ha continuato: «Dio si annuncia incontrando le persone, con attenzione alla loro storia e al loro cammino. Perché il Signore non è un’idea, ma una Persona viva: il suo messaggio passa con la testimonianza semplice e vera, con l’ascolto e l’accoglienza, con la gioia che si irradia». Francesco ha così concluso: «Non si parla bene di Gesù quando si è tristi; nemmeno si trasmette la bellezza di Dio solo facendo belle prediche. Il Dio della speranza si annuncia vivendo nell’oggi il Vangelo della carità».
Cari amici, siamo tutti catechisti: viviamo la bellezza e la gioia dell’incontro con il Signore, testimoniamo il suo amore con le scelte concrete della nostra vita, mediante la misericordia e la benevolenza verso tutti.
Redazione Papaboys (Fonte www.credere.it/don Antonio Rizzolo)
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