RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTA DOMENICA – Vorrei tanto essere uno dei cinquemila, quella sera, sul lago. Li invidio, non per il miracolo dei pani, ma per la seduzione che hanno provato, più forte di ogni paura: sono andati da Gesù, ascoltano e vivono, ascoltano e brucia il cuore, ascoltano e risplende la vita. Stare con lui: e quando scende la sera, la notte e il deserto profumano di pane. Stare con lui: e sentire che pivivo di cosnon sarmai.
I discepoli, uomini pratici, dicono a Gesù: Congeda la folla, perchè vadano a comprarsi da mangiare. Se non li congeda lui, non se ne andranno spontaneamente. Ma Gesù non li manda via, non ha mai mandato via nessuno. Bello questo preoccuparsi dei discepoli, ma più bello Gesù che prova compassione. Anzi, letteralmente,preso alle viscere per loro dice: date loro voi stessi da mangiare . I discepoli parlano di comprare, Gesù parla di dare. Apre un altro modo di essere: dare senza calcolare, dare senza chiedere, generosamente, gratuitamente, per primi. A noi, che quotidianamente preghiamo: Dacci oggi il nostro pane, il Signore risponde: Voi date il vostro pane. Dacci, noi invochiamo. Donate, ribatte lui.
Ci sono molti miracoli in questo racconto: il primo quello della folla che, scesa ormai la notte nel deserto, non se ne va e rimane con Gesù. Il secondo sono i cinque pani e i due pesci che qualcuno mette nelle sue mani, fidandosi, senza calcolare, senza trattenere qualcosa per se; poco, ma tutta la sua cena. Terzo miracolo: poco, eppure quel poco basta, secondo una misteriosa regola divina: quando il mio pane diventa il nostro pane, il dono seme di miracolo. Infine il quarto: la sovrabbondanza, tipica di Dio: raccolsero gli avanzi in dodici ceste. Una per ogni trib, una per ogni mese. Tutti mangiano e ne rimane per tutti, e per sempre. E hanno valore anche gli avanzi, le briciole, il poco che sei, il poco che sai fare, il bicchiere d’acqua dato. Nulla troppo piccolo di ciche donato con tutto il cuore.
L’unico merito che i cinquemila possono vantare, l’unico loro diritto al panela fame. Davanti a Dio mio vanto esclusivo il bisogno. Di nulla mi vanterei se non della mia debolezza( 2 Cor 12, 5). Davanti a Dio non c’nulla di meglio che essere nulla, come l’aria davanti al sole, come il polline nel vento ( Simone Weil), nutrendo cosla nostra fame di sole e di pane, di cielo e di mani che conoscano il dono. a cura di Padre Ermes Ronchi