Da tutte le piazze del mondo si alza il grido della pace, con la richiesta di migliaia di piazze di fermare immediatamente la guerra. Milioni di persone che non vogliono vivere con la minaccia della Terza Guerra Mondiale innescata dallo scellerato atteggiamento di Putin, sostenuto da pochi, ma tra i quali spicca la figura di un’autorità religiosa, il Patriarca di Mosca Kirill, che ha difeso a ‘spada tratta’ il suo ‘socio di affari’.
E’ una vergogna che un uomo come Kirill, che dovrebbe essere un’autorità morale di altissimo livello, sia sceso nel fango della sporcizia e della vigliaccheria, per assecondare il suo sodale.
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Alla base militare di Leopoli, al confine con la Polonia, si contano almeno 35 morti. Di Maio: “Se le bombe fossero scoppiate pochi km più in là, rischio Terza guerra mondiale
“. Intanto è stata ripristinata l’energia elettrica alla centrale nucleare di Chernobyl. Non si fermano le proteste in Russia: almeno 300 arresti solo a Mosca“Rimane la disponibilità della Santa Sede” a mediare per porre fine al conflitto in Ucraina. Lo conferma il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a Stanze vaticane su Tgcom24, ricordando di aver parlato di questo con il ministro degli Esteri russi Sergej Lavrov.
“Ovviamente questa disponibilità deve incontrare il desiderio delle parti di servirsi di questo aiuto”.
Una richiesta – quella della fine delle ostilità – che ormai è diventata globale, con manifestazioni in molte città in tutto il mondo: “Grazie a Dio ci sono tante iniziative – ha detto Parolin – mi pare che c’è una bella apertura della popolazione. Il Papa questa mattina ha detto: “Mi unisco alla gente comune per chiedere la fine della guerra
“. È importante perché ho visto in questi giorni che c’è tanta attenzione, tanta solidarietà da parte di tutti, della gente comune, che chiede a gran voce che questa guerra finisca”.Per iscriverti gratuitamente al canale You Tube della redazione: https://bit.ly/2XxvSRx ricordati di mettere il tuo ‘like’ al video, condividerlo con gli amici ed attivare le notifiche per essere aggiornato in tempo reale sulle prossime pubblicazioni.
Molti gli sforzi di Papa Francesco e della Santa Sede per portare avanti un dialogo costruttivo con Kirill. Ci doveva essere un nuovo incontro, ma il 18 febbraio 2022, l’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Alexander Avdeyev, ha annunciato nel corso di una conferenza stampa a Genova, rilanciata dalla Tass: “Sono in corso preparativi per un secondo incontro tra Papa Francesco e il patriarca Kirill, intorno a giugno-luglio”. Precisando che “il luogo non è ancora stato scelto”. Lo stesso Francesco ha menzionato i preparativi per l’incontro con Kirill nella conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Grecia e Cipro all’inizio di dicembre 2021. E ha dichiarato di essere sempre pronto ad andare a Mosca.
Nel frattempo però la crisi ucraina è divampata.
E la posizione della Chiesa ortodossa russa, pur tradizionalmente ancillare nei confronti del potere di Mosca, si è schiacciata ancora di più su quella di Putin. Il presidente russo infatti all’inizio di febbraio ha insignito il Metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca (e spesso in Vaticano) di una delle massime onorificenze russe: l’Ordine di Aleksandr Nevskij, il santo nobile russo, principe di Kiev, sepolto a San Pietroburgo, la città natale di Putin, di cui è patrono.
Nel Salone di San Giorgio del Cremlino, Hilarion si è rivolto a Putin non solo ringraziandolo per l’aiuto ai cristiani in Siria contro i terroristi, e per quello che sta facendo in Africa. Ha aggiunto, con un riferimento trasparente all’Ucraina: “Il nostro Dipartimento è talvolta chiamato Ministero degli Affari Esteri della Chiesa, il che non è esatto, poiché ci occupiamo non solo di affari esteri, ma anche di relazioni interreligiose nella nostra Patria. E negli ultimi anni ci sentiamo sempre di più una sorta di dipartimento di difesa, perché dobbiamo difendere le sacre frontiere della nostra Chiesa”.
Aggiungendo: “La Chiesa russa si è formata nel corso di più di dieci secoli e l’abbiamo ereditata entro i confini in cui è stata creata. Non l’abbiamo creata noi, e non possiamo distruggerla. Per cui continueremo a resistere alle sfide esterne che dobbiamo affrontare oggi”.
L’eventuale guerra della Russia all’Ucraina ha anche questo risvolto religioso per il Patriarcato di Mosca: riannettersi quello che, a suo parere, le sarebbe stato tolto.
Una rivendicazione bella e buona, come quella che ha trasformato la richiesta di Putin in una guerra che uccide bambini e persone. Con la benedizione del diavolo. Ops. Di Kirill. Tanto cambia poco.
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