R.- Ieri abbiamo avuto questo incontro con il Santo Padre. Eravamo 22 vescovi: 20 appartenenti al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina e due dell’Eparchia di Mukachevo, nella Transcarpazia. Il Santo Padre prima di tutto ci ha assicurato la sua vicinanza, ma anche di più: ci ha detto: “Mi metto al vostro servizio”. Gli abbiamo presentato la situazione di guerra in Ucraina, la catastrofe umanitaria che ora vive il nostro Paese; gli abbiamo parlato dei quasi due milioni di sfollati, profughi, dei seimila civili uccisi e poi dei tanti feriti. Lui ha preso veramente a cuore questa situazione e noi speriamo che tutto il mondo cristiano sia al nostro fianco come il Santo Padre.
D. – Qual è invece la situazione sul campo in Ucraina dal punto di vista anche umanitario?
R. – Ci sono due cause che influiscono su questa catastrofe umanitaria. Prima di tutto, lo Stato ucraino non riesce più a gestire questo esodo massiccio. La nostra Caritas ucraina sta facendo di tutto per accogliere queste persone. Ho chiesto al Santo Padre di fare un appello alla comunità internazionale affinché venga fatta un’azione internazionale di aiuto umanitario. L’altra cosa è questa: la guerra è sempre collegata con la miseria, con la distruzione. L’Ucraina cade a pezzi, la moneta ucraina – la hrivna – si svaluta ogni giorno di più. Perciò lo Stato ucraino ha bisogno di un aiuto anche da parte del Fondo monetario internazionale per salvare la sua economia perché se alla situazione di guerra si aggiungerà il collasso dell’economia sarà una tragedia.
D. – Quali sono invece i risultati delle tregua di Minsk, del cessate il fuoco, secondo la vostra percezione?
R. – Non è stato un cessate il fuoco. Subito dopo questa dichiarazione di tregua, abbiamo assistito ad un brutale attacco alla città di Debaltsevo dove sono stati uccisi tanti soldati. Ogni giorno riceviamo notizie della continua violazione di questa tregua; la gente continua a fuggire, i civili e i militari muoiono ogni giorno. Il Santo Padre anche nel messaggio scritto per i vescovi sia di rito bizantino che latino ha auspicato che questi accordi di Minsk siano applicati.
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