Il cardinale Czerny si è fatto portavoce della lettera-appello, avuta da un giornalista in Ucraina, firmata dalle “madri, mogli e i figli” dei superstiti ancora asserragliati nella città ormai distrutta dai russi: “Il suo aiuto per la loro evacuazione sarebbe un vero atto di misericordia”
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La trappola è mortale e per questo il grido di aiuto cerca di arrivare il più in alto possibile, oltre le traiettorie dei missili.
Arrivare fino al Papa, “ultimo baluardo della speranza”. Sembra quasi di udire il rimbombo dell’artiglieria che martella inesorabile dietro le parole del lungo, dignitoso e disperato appello rivolto a Francesco dalle “madri, mogli e figli dei difensori di Mariupol”, come si firmano gli autori della lettera giunta in Vaticano tra le mani del cardinale Michael Czerny, che ai media vaticani sottolinea come questa “lettera indirizzata al Santo Padre dia evidenza di ciò che lui ha detto fin dall’inizio”, soprattutto durante il messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, “quando ha parlato chiaramente della irrazionalità totale della guerra”.
Assedio inammissibile
A recapitare la missiva al prefetto ad interim del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale è stato il giornalista Saken Aymurzaev, della televisione statale ucraina “UATV-channel. Due pagine che sono uno spaccato di quello che le cronache raccontano da troppe settimane sull’agonia della città-martire del conflitto ucraino. Una città, si legge, “ridotta in cenere”, sotto attacco “24 ore su 24”, epicentro di “una catastrofe umanitaria senza precedenti nell’Europa del 21.mo secolo” che certamente “solleverà – si afferma – ancora una volta la questione dell’inammissibilità dell’assedio delle città”, con il suo corredo di “attacchi indiscriminati”, distruzioni ingiustificate, e sofferenze inenarrabili per chi invece il diritto internazionale umanitario protegge