La rinascita di una Chiesa apostolica
Fondata nella terra santificata dall’esilio della Sacra Famiglia (Mt 2, 14-15), la Chiesa d’Egitto è una delle più antiche Chiese cristiane, che fa risalire la sua fondazione alla predicazione dell’evangelista Marco. Erede della famosa “scuola di Alessandria” esemplificata da Clemente, Origene, Dionigi, Atanasio e Cirillo, si è sempre presentata come custode della fede nicena. È anche considerata la culla del monachesimo cristiano, con Antonio, “padre dei monaci”, e il suo discepolo Pacomio, che ispirò le prime regole cenobitiche. Infine, anche l’esperienza della persecuzione e del martirio ha fortemente contribuito alla sua identità, tanto che inizia il suo calendario nel 284, anno della grande persecuzione subita sotto l’imperatore Diocleziano.
Condividendo questa prestigiosa eredità con la Chiesa copta cattolica e con la Chiesa greco-ortodossa di Alessandria, la Chiesa ortodossa copta ha vissuto una grande rinascita a partire dalla seconda metà del XX secolo. Sotto l’impulso di patriarchi visionari, come Kyrillos VI (1959-1971) e Shenouda III (1971-2012), il movimento missionario delle “scuole domenicali” degli anni ’40 ha favorito l’emergere di una nuova generazione di pastori. Soprattutto il rinnovamento monastico a partire dagli anni ’60, promosso dai monasteri di Wady El-Natroun e dalla figura del monaco Matta el Maskine, ha contribuito alla sua rinascita spirituale. Con circa quindici milioni di fedeli, di cui una decina in Egitto (cioè circa il 10% della popolazione, mentre la Chiesa greco-ortodossa e la Chiesa copta cattolica hanno ciascuna circa 250.000 fedeli in Egitto), è oggi la più grande comunità cristiana del Medio Oriente. La forte diaspora che ha conosciuto a partire dagli anni ’70, soprattutto in Nord America, contribuisce alla sua vitalità e ai suoi scambi con il cristianesimo occidentale.