CITTA’ DEL VATICANO – Oltre 60mila persone sono presenti in Piazza San Pietro per l’udienza generale del mercoledì nella solennità di San Giuseppe e nel giorno in cui ricorre il primo anniversario dell’inizio del ministero petrino di Papa Francesco. Il Papa ha fatto il giro della piazza con la jeep scoperta tra gli applausi dei fedeli, fermandosi a baciare i bambini e parlando brevemente con dei connazionali.
Il Papa ha dedicato la sua catechesi proprio a san Giuseppe, Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale: “Merita tutta la nostra riconoscenza e la nostra devozione – ha detto – per come ha saputo custodire la Vergine Santa e il Figlio Gesù. L’essere custode è la caratteristica di Giuseppe: è la sua grande missione, essere custode”, ha sottolineato, proprio come aveva detto nell’omelia d’inizio Pontificato un anno fa, il 19 marzo 2013. Papa Francesco ha ripreso il tema della custodia secondo una prospettiva particolare: la prospettiva educativa. “Guardiamo a Giuseppe come il modello dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita «in sapienza, età e grazia»”, come dice il Vangelo di Luca (2,52).
“Lui non era il padre di Gesù – ha detto il Papa – il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia. Partiamo dall’età – ha proseguito – che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e psicologica. Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù anzitutto da questo punto di vista, cioè lo ha ‘allevato’, preoccupandosi che non gli mancasse il necessario per un sano sviluppo. Non dimentichiamo che la custodia premurosa della vita del Bambino ha comportato anche la fuga in Egitto, la dura esperienza di vivere come rifugiati – eh, Giuseppe è stato un rifugiato, con Maria e Gesù – per scampare alla minaccia di Erode. Poi, una volta tornati in patria e stabilitisi a Nazareth, c’è tutto il lungo periodo della vita di Gesù nella sua famiglia. In quegli anni Giuseppe insegnò a Gesù anche il suo lavoro, e Gesù ha imparato a fare il falegname con suo padre Giuseppe. Così Giuseppe ha allevato Gesù”.
Il Papa è poi passato alla seconda dimensione dell’educazione, quella della «sapienza»: “Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth. E Giuseppe lo accompagnava perché Gesù ascoltasse la parola di Dio nella sinagoga”.
Papa Francesco ha infine parlato della dimensione della «grazia»: “Dice sempre San Luca riferendosi a Gesù: «La grazia di Dio era su di lui» (2,40). Qui certamente la parte riservata a San Giuseppe è più limitata rispetto agli ambiti dell’età e della sapienza. Ma sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre non possono fare nulla per educare i figli a crescere nella grazia di Dio. Crescere in età, crescere in sapienza, crescere in grazia: questo è il lavoro che ha fatto Giuseppe con Gesù, farlo crescere in queste tre dimensioni, aiutarlo a crescere”.
“Cari fratelli e sorelle – ha proseguito il Papa – la missione di San Giuseppe è certamente unica e irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo custodire Gesù, educandolo a crescere in età, sapienza e grazia, egli è modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre. San Giuseppe è il modello dell’educatore e del papà, del padre. Affido dunque alla sua protezione tutti i genitori, i sacerdoti – che sono padri! – e coloro che hanno un compito educativo nella Chiesa e nella società”.
Il Papa ha braccio ha detto: “In modo speciale, vorrei salutare oggi, giorno del papà, tutti i genitori, tutti i papà: vi saluto di cuore! Vediamo: ci sono alcuni papà in piazza? Alzate la mano, i papà! Ma, quanti papà! Auguri, auguri nel vostro giorno!. Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto vicini ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini. Vicini, eh? Loro hanno bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del vostro amore. Siate per loro come San Giuseppe: custodi della loro crescita in età, sapienza e grazia. Custodi del loro cammino. Educatori! E camminate con loro. E da questa vicinanza, siate veri educatori. Grazie per tutto quello che fate per i vostri figli: grazie. A voi tanti auguri e buona festa del papà a tutti i papà che sono qui, a tutti i papà. Che San Giuseppe vi benedica e vi accompagni. E anche, alcuni di noi hanno perso il papà, se n’è andato, il Signore lo ha chiamato: tanti che sono in piazza non hanno il papà adesso. Possiamo pregare per tutti i papà del mondo, per i papà vivi e anche per quelli defunti e per i nostri, e possiamo farlo insieme, ognuno ricordando il suo papà, se è vivo e se è morto. E preghiamo il grande Papà di tutti noi, il Padre, un Padre Nostro per i nostri papà: Padre Nostro che sei nei Cieli …”. E ha concluso: “E tanti auguri ai papà!”.
Rivolgendo un caro saluto ai fratelli e alle sorelle di lingua araba, specialmente a quelli provenienti dal Libano e dalla Terra Santa, ha detto: “San Giuseppe è il modello di ogni educatore e di ogni fedele, perché ha saputo attraversare il buio del dubbio, l’esperienza dell’esilio e della fuga da casa, senza perdere mai la fiducia in Dio e nel Suo amore. Imparate da lui che solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene, il buio totale della notte in alba radiosa. Il Signore vi benedica!”.
Questi i saluti ai fedeli di lingua italiana:
“Sono lieto di accogliere la delegazione della ‘fiaccola benedettina della pace’ con l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo, l’Amministratore Apostolico di Montecassino Dom Augusto Ricci e l’Abate di Subiaco Dom Mauro Meacci: auspico che questa iniziativa possa favorire quella pace del cuore, che solo Cristo sa donare. Saluto inoltre i membri del Movimento dei Focolari, riuniti in convegno interreligioso; il Decanato del Corpo Consolare di Milano e della Lombardia; i fedeli di Roma, Palermo, Perugia e Bergamo; il gruppo FIAT e l’International Inner Wheel; gli ufficiali e militari; l’Associazione Penelope; e i numerosi studenti. A tutti auguro che la visita alla Città Eterna costituisca un’occasione di riscoperta della fede e di crescita nella carità. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la Solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale. Cari giovani, guardate a lui come esempio di vita umile e discreta; cari malati, specialmente gli ospiti del “Centro di accoglienza Aldo Moro”, accompagnati dal Vescovo di Gubbio Mons. Ceccobelli; i dializzati di Macerata e Tolentino e i ragazzi del Sogno di Giusy, imparate a portare la croce con l’atteggiamento del silenzio e dell’orazione del padre putativo di Gesù; e voi, cari sposi novelli, costruite la vostra famiglia sull’amore che legò Maria al suo sposo Giuseppe. Grazie!”.
Fonte: Radio Vaticana