Terre provate da lunghi conflitti. Sono quelle che il Papa si appresta a visitare dal 31 gennaio al 5 febbraio nel suo 40° Viaggio apostolico. Alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan sono dedicate parte delle sue parole dopo l’Angelus di questa domenica d’inverno.
La Repubblica Democratica del Congo soffre, soprattutto nell’Est del Paese, per gli scontri armati e per lo sfruttamento; mentre il Sud Sudan, dilaniato da anni di guerra, non vede l’ora che finiscano le continue violenze che costringono tanta gente a vivere sfollata e in condizioni di grande disagio.
Poi la precisazione del carattere ecumenico del suo pellegrinaggio: in Sud Sudan arriverà infatti insieme all’Arcivescovo di Canterbury e al Moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia.
Vivremo così insieme, da fratelli, un pellegrinaggio ecumenico di pace.
Un viaggio voluto da anni, messo in agenda la scorsa estate e poi rinviato, a causa dei problemi al ginocchio. Ma Francesco ha mantenuto la promessa ed è pronto ad affrontare questo cammino nel cuore dell’Africa segnata dai conflitti e dalle violenze. In entrambi i Paesi, per ragioni diverse, la situazione non è stabile e si cerca una difficile pacificazione.
“Il tema della pace è in primo piano ma anche la sfida del clima, lo sfruttamento del suolo, il ruolo dell’educazione e di una sanità inclusiva. Sono decenni che in queste terre si va di dolore in dolore”, ha spiegato il portavoce vaticano Matteo Bruni nel presentare il viaggio che si apre martedì 31 gennaio.
Per papa Francesco questo sarà il 40° viaggio internazionale, al termine del quale saranno 60 i Paesi da lui visitati.
In Sud Sudan il Papa, con i leader della Chiesa anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e quella di Scozia, Moderatore della Chiesa di Scozia Jim Wallace, riannoderà i fili del dialogo ecumenico, per il quale da anni è impegnato.
Si tratta di due Paesi dove la situazione non è totalmente sotto controllo, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo dove persiste il conflitto e la guerriglia nell’est del Paese.
E infatti la tappa a Goma, nel Nord Kivu, dove fu ucciso l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, non è nel programma, cancellata rispetto a quanto era stato immaginato la scorsa estate. Il Papa sarà solo nella Capitale Kinshasa e incontrerà le vittime del conflitto nell’est del Paese in Nunziatura. A loro chiederà parole di perdono per gli aggressori.
I luoghi degli appuntamenti del Papa a Kinshasa saranno blindati all’interno di una sorta di “zona rossa” dove non sarà possibile andare, neanche a piedi, se sprovvisti di una speciale autorizzazione. Tuttavia “non c’è una nessuna minaccia specifica”, assicurano dal Vaticano sottolineando che “c’è un grande sforzo delle autorità locali per garantire la sicurezza”.
Uno dei momenti più delicati, in Congo, – riferisce il quotidiano dei Vescovi italiani Avvenire – sarà la Messa del primo febbraio all’aeroporto di Ndolo dove sono attese almeno un milione di persone.
Il Papa andrà in Sud Sudan “per incoraggiare, con la sua presenza, i responsabili di questo Paese per incontrarsi e riconciliarsi”, spiega il Nunzio, monsignor Bert Van Megen.
“Penso che come leader della Chiesa cattolica, visto che tantissima gente è cattolica in questo Paese, e visto che lo stesso presidente è cattolico, il Santo Padre può dare un contributo sostanziale al processo di pace”.
L’arcivescovo chiarisce: “Non incontrerà il presidente Salva Kiir e il vicepresidente Riek Machar per negoziare con loro, ovviamente. È piuttosto da padre spirituale che li consiglierà, come può farlo un padre con i suoi figli dicendo loro: ‘Basta, unitevi, stringetevi la mano e mettetevi all’opera per il bene di questo Paese'”.
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