“Quando giunge il tempo natalizio mi piace contemplare le immagini di Gesù Bambino. Quelle figure che rappresentano il Signore nel suo annientamento mi ricordano che Dio ci chiama, che l’Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini. Dalla culla di Betlemme Gesù dice a me e a te che ha bisogno di noi; ci sollecita a una vita cristiana senza compromessi, a una vita di donazione, di lavoro, di gioia. Ineffabile grandezza di un bambino che è Dio! Suo Padre è il Dio che ha fatto i cieli e la terra, eppure Egli è lì, in una mangiatoia, quia non erat eis locus in diversorio, perché non c’era altro posto sulla terra per il Signore di tutto il creato.”
“Quando parlo davanti al presepio, cerco sempre di immaginarmi Gesù Nostro Signore proprio così, avvolto in fasce e adagiato sulla paglia di una mangiatoia; ma al tempo stesso cerco di vederlo, mentre è ancora bambino e non parla, come Dottore e Maestro. Ho bisogno di considerarlo in questo modo, perché devo imparare da Lui. Per imparare da Lui è necessario conoscere la sua vita; è necessario leggere il santo Vangelo e meditare le scene del Nuovo Testamento per addentrarci nel senso divino dell’esistenza terrena di Gesù. Dobbiamo infatti riprodurre la vita di Cristo nella nostra vita. Ma ciò non è possibile se non attraverso la conoscenza di Cristo che si acquista leggendo e rileggendo la Sacra Scrittura e meditandola assiduamente nell’orazione, così come facciamo ora, davanti al presepio. Bisogna capire gli insegnamenti che Gesù ci dà fin dall’infanzia, fin da neonato, fin dal momento in cui i suoi occhi si sono aperti su questa benedetta terra degli uomini. ”
Mio Gesù, Figlio del Creatore del Cielo e della terra,
Tu in una gelida grotta hai una mangiatoia come culla,
un po’ di paglia come letto e poveri panni per coprirti.
Gli Angeli ti circondano e ti lodano, ma non sminuiscono la tua povertà.
Caro Gesù, Redentore nostro, più sei povero, più ti amiamo
poiché hai abbracciato tanta miseria per meglio attirarci al tuo amore.
Se fossi nato in un palazzo, se avessi avuto una culla d’oro,
se fossi stato servito dai più grandi principi della terra,
ispireresti agli uomini maggior rispetto, ma meno amore;
invece questa grotta dove giaci, questi rozzi panni che ti coprono,
la paglia su cui riposi, la mangiatoia che Ti serve da culla:
Oh! Tutto ciò attira i nostri cuori ad amarti!
Ti dirò con San Bernardo:
“Più Tu diventi povero per me, più sei caro all’anima mia”.
Poiché Ti sei ridotto così, lo hai fatto per arricchirci dei tuoi beni,
cioè della tua grazia e della tua gloria.
O Gesù, la tua povertà ha indotto tanti Santi
ad abbandonare tutto: ricchezze, onori, corone, per vivere poveri con te povero.
O mio Salvatore, stacca anche me dai beni terreni,
affinché divenga degno del tuo santo amore e di possedere Te, Bene infinito.
Ti dirò dunque con Sant’Ignazio di Loyola:
“Dammi il tuo amore e sarò ricco abbastanza;
non cerco altro, Tu solo mi basti, o mio Gesù, mia Vita, mio Tutto!
Madre cara, Maria, ottienimi la grazia di amare Gesù
e di essere sempre da Lui amato”.
Così sia.
.Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
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