La storia di Don Pietro Sigurani, che dell’accoglienza degli ultimi ha fatto lo scopo della sua vita, offre ogni giorno nella basilica di Sant’Eustachio un pasto a chi vive nel bisogno. Vittima purtroppo di un biglietto di minacce.
Caro direttore ieri il mio amico don Pietro Sigurani ha compiuto 83 anni. Ieri mattina sono andato a salutarlo e dopo avermi abbracciato come consuetudine mi ha detto: «Guarda Gianluca caro che regalo mi hanno fatto».
Sull’altare è stato lasciato questo foglio, per cui «la Chiesa è la casa del Signore, non dei poveri» e secondo il quale Don Pietro «pagherà davanti a Dio dei sacrilegi che compie».
Il biglietto di minacce ricevuto da don Pietro Sigurani
Ma quali sacrilegi? Don Pietro uomo di grande carità
E quanti ne compie, sfamando ogni giorno centinaia di poveri all’interno della Basilica di Sant’Eustachio. Non solo! Ha addirittura recuperato la vecchia abitazione del generale Placidus, convertitosi poi e divenuto Eustachio, e l’ha adibita a “Casa della misericordia”.
A due passi dal Senato, dalla Roma del potere con la P maiuscola, c’è ogni giorno un gruppo di poveri, emarginati, italiani e stranieri, che si gode il caldo di un locale chiuso che può utilizzare un pc, che può frequentare una sorta di università e addirittura che può lavarsi. Quanti sacrilegi… Sono certo che gli autori del vile gesto sono gli stessi che starnazzano contro la parole e le azioni di papa Francesco e che non hanno mai capito realmente il Vangelo.
Gesù Cristo del resto convertì tutti, ma non ci riuscì con i Farisei. Come Cristo, come papa Francesco, come don Pietro, è normale per un cristiano cattolico tendere la mano a chi vive nelle periferie esistenziali. È ovvio. È essenziale farlo. E chi vive nella periferia esistenziale e nella sofferenza ha conosciuto Cristo, sa come vanno le cose del mondo perché la sofferenza rende consapevoli. Veri bisognosi sono, però anche i Farisei. Coloro che scientemente decidono di non aprire il cuore a Cristo e che si trincerano dietro i commi, le leggi, il legalismo. Costoro ne siano certi, don Pietro è qui soprattutto per voi, che siete i Poveri in Spirito.
Direttore mi consenta di dirlo anche attraverso le pagine di Avvenire: «Ancora tanti auguri, don Pietro, ti voglio bene e grazie per ciò che fai».
Fonte avvenire.it – Gianluca Dodero