Gli americani sanno fare i film. Fanno un film e diventa una storia, fanno una storia e diventa una saga. Sanno creare il mito, l’attesa. Sanno far sentire parte di quella storia anche te spettatore, anche se è una storia di stelle e navicelle spaziali e principesse galattiche e spade luminose. Non importa, ci sei dentro e ci cresci, dentro lei. E lei è lì a segnare il tempo che passa: Star Wars 1977 – 2015 La sua pagina Fb ha 15 milioni di mi piace. “La forza sia con voi” è diventato un verso letterario, patrimonio della cultura, quasi patrimonio Unesco come la dieta mediterranea.
C’è chi oggi andrà al cinema da solo, un po’ scostato dal resto della platea perché “disturbato dalla poca fede delle nuove generazioni”: lo vedi nei commenti sotto i post nei social. Usa proprio la parola fede, e questo, a me prete, cavolo, mi interpella. Posso cavarmela provvisoriamente dentro di me dicendo che è una fede con la “f” minuscola ma dura poco, è solo una questione grammaticale. Il pathos mondiale attorno a questa saga, dai diciamocelo, è più del “rumore” mediatico della Fede, quella che io scrivo con la F maiuscola. Perché il Giubileo della misericordia è una novità di settimana scorsa, Guerre Stellari dura da quarant’anni.
Il mio non è un grido o tempora o mores. È che mi piacciono le saghe, mi piace la fantascienza, mi piacciono i film americani (o forse dovrei dire “i film”, e basta perché quando guardi Guerre Stellari capisci che i film sono quelli e basta) e vorrei imparare come loro a far sapere al resto del mondo che la mia fede è una storia. Vorrei che la storia della salvezza fosse sentita come la storia di tutti. Attesa, desiderata, vissuta, riconosciuta e conosciuta da tutti. Almeno come fanno i fan di Star Wars. Attendono , desiderano, se la vivono, conoscono ogni singolo nome di pianeta e tutti i personaggi. Hanno le loro ritualità, i loro incontri a tema, i loro pupazzetti commemorativi. Quante volte invece la mia fede è solo qualcosa di privato, e se è sociale è per essere contro, per difendere. Non voglio una dimensione Hollywoodiana, certo, ma una dimensione sociale, pubblica, positiva, che amalgama, che costruisce, dovrebbe averla. Perché un uomo ha una dimensione sociale e pubblica. Un cristiano dovrebbe essere come uno qualsiasi, come un fan di Harrison Ford. Impariamo impariamo.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost
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