Categorie: Caritas et Veritas

Un dono di Dio per aiutarci a scendere dal monte…e affrontare la vita!

La Trasfigurazione. Un brano emblematico. Forse uno degli episodi più belli raccontati nei Vangeli. In questa meraviglia di sintesi, poche righe, è condensata la nostra essenza di cristiani. Un messaggio così breve, ma così splendidamente intenso, pieno di immagini, un sogno… la gioia… un’anticipazione della pace del Paradiso… udire le parole di Dio… poi il risveglio… scrollarsi, scuotersi… suvvia… scendiamo dal monte… è ora di tornare sulla terra e compiere la nostra missione.

Noi siamo abituati a leggere la Trasfigurazione sui Vangeli, ma io vorrei introdurre la mia riflessione facendoci raccontare l’esperienza della Trasfigurazione da un “testimone oculare”, San Pietro, che nella sua seconda lettera scrive così:

Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. (2Pt 1,16-19)

Leggendo l’episodio della Trasfigurazione noi troviamo davvero tutto quello che ci serve: ci sono Mosè ed Elia: la legge ed i profeti. Insieme rappresentano l’intero Antico Testamento. La presenza di Mosè ed Elia sul monte ci ricorda, se ancora ce ne fosse bisogno, che è proprio Gesù il Messia annunciato nelle Scritture.  Ce lo dice anche Dio, che parla qui, come nell’episodio del Battesimo sul Giordano: Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». (Mc 9,7)

L’Antico Testamento è compiuto. Gesù, il Salvatore, il Figlio di Dio, è venuto sulla terra. E’ venuto per tutti noi, ma non tutti siamo in grado di riconoscerlo, così come non tutti i discepoli salgono sul monte, ma solo Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre apostoli che accompagnano Gesù nei momenti più intimi, come la resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37) e l’Agonia sul Getsemani (Mt 26,37). Pochi eletti possono pregustare almeno in parte la Gloria di Gesù nei cieli, quella che illuminerà il volto dei giusti in Paradiso. La Trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso (Fil 3,21).

Lo splendore di Cristo ci illumina. Gesù ce lo aveva preannunciato: Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo (Gv 1,47-51). E ancora: Vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo Regno

(Mt 16, 28). Pietro, Giacomo e Giovanni sono i fortunati. Loro possono vedere il volto autentico di Gesù, così come sarà in Paradiso.

Che bella visione! Un po’ possiamo pregustare anche noi questa bellissima immagine. Se chiudiamo gli occhi e liberiamo la nostra mente, se lasciamo che siano gli occhi del cuore a leggere queste righe del Vangelo, possiamo immaginarci, almeno per un istante, lo splendore di Gesù! Proviamo a farlo? Socchiudiamo gli occhi e concentriamoci su queste figure che si stagliano sul monte: Gesù, Elia e Mosè. Vedete la luce? Le candide vesti di Gesù? Scorgete il suo volto? Illuminato e splendente, così come in piccola parte risplendeva anche il volto di Mosè al cospetto del Signore? Sì, perchè contemplando questa scena, con il nostro cuore, possiamo anche noi, nel nostro piccolo, essere illuminati dallo splendore di Gesù e, se saremo attenti, e nella giusta disposizione d’animo, potremo portare con noi un po’ di quella luce!

E’ così bello questo momento che Pietro non vorrebbe più andare via: Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia. (Mc 9,5). Non è però ancora il momento di riposare, ci sono ancora molte cose da fare prima. La Trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso (Fil 3,21). Ma ci ricorda anche che è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio (At 14,22).

Così Gesù, dopo aver concesso questa anticipazione della Gloria divina, invita i suoi discepoli a scendere dal monte: Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. (Mc 9,9-10).

Gesù in questo episodio “ricarica le batterie” dei discepoli. Mostra loro la Gloria dei cieli, per dare loro la forza di superare i difficili eventi che seguiranno questo episodio. Anche noi possiamo “ricaricarci” leggendo questo brano. Meditiamolo alcuni minuti prima di scendere dal monte ed affrontare, rafforzati e rigenerati, la vita quotidiana. Supereremo meglio le nostre difficoltà dopo esserci un po’ anche noi “trasfigurati” dal contatto intimo con Gesù.

Gesù, concedi anche a noi di vedere la tua Gloria, illuminaci con la luce del tuo splendente Volto, indicaci la strada per discendere dal monte ed affrontare meglio le nostre difficoltà quotidiane! Lo faremo con la consapevolezza che non siamo soli, lo faremo con la consapevolezza che Tu sei al nostro fianco, lo faremo con la certezza che, al termine della nostra vita, non sarà finito tutto, ma ci sarai Tu, ad accoglierci.

Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! (Mt 13,43)

Di Alessandro Ginotta

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