Ieri pomeriggio è stato reso noto l’incontro privato che il Papa ha avuto con alcuni bambini il 22 febbraio scorso nella sala attigua all’Aula Paolo VI: si tratta dei piccoli di vari continenti che gli hanno scritto alcune domande e alle quali Francesco ha risposto. Ne è nato il libro intitolato “L’amore prima del mondo.
Papa Francesco scrive ai bambini” edito dalla “Loyola Press” dei Gesuiti americani, uscito proprio ieri in Italia e riproposto in 14 lingue. Fausta Speranza della Radio Vaticana ci racconta l’incontro dei bimbi col Pontefice:
“Las preguntas mas dificiles que me han hecho, no fueron en los examenos los profesores…
“Le domande più difficili non me le hanno fatte agli esami i professori, ma i bambini”. Così Francesco spiega che “le domande dei bambini sono le più difficili perché i bimbi hanno la capacità di vedere l’essenziale”. Emerge qualcosa che viene dal profondo e che tocca nel profondo l’altro, facendolo maturare. Il Papa saluta ogni bambino e chiede a ognuno da dove venga, con curiosità e simpatia. Passa dall’inglese all’italiano e soprattutto allo spagnolo. Riceve i doni dei bambini: dai cioccolatini del Belgio allo sciroppo d’acero del Canada, da un fischietto irlandese a una ciotola fatta di conchiglie delle Filippine, dagli stivali dell’Australia ai dolci della Sicilia e a una statuetta del Kenya. Alla bimba cinese confida che, di fronte ad un’immagine della Vergine di She Shan, prega ogni giorno per la Cina. In particolare apprezza che siano oggetti e disegni fatti dai piccoli:
“Tu l’hai fatto? (vede un disegno con un Crocifisso) – ‘Sì’ – Bello, bello! Bravo! Ma facciamolo vedere! Che bel disegno questo! “.
Quando gli domandano quale sia l’aspetto migliore dell’essere Papa, Francesco non ha esitazioni:
“Essere con la gente, essere vicino alla gente mi piace tanto, perché tu sei con un anziano, con un bambino, con un ragazzo, con una ragazza, con un uomo grande. Ognuno ti insegna qualcosa della vita e ti fa vivere la vita, e si fa il rapporto con la gente”.
“Per essere felici nella vita – aggiunge – occorre costruire ponti con le altre persone”. Poi il riferimento alla sofferenza: Francesco ricorda la domanda del grande Dostoevskij: “Perché soffrono i bambini?”. E vi assicuro che io, il Papa, che sembra sapere tutto e avere tutto il potere, non so rispondere a questa domanda. L’unica cosa che mi dà la luce è guardare questa Croce, capire perché Gesù ha sofferto, l’unica risposta che posso trovare.
Ancora una domanda che ha il sapore della spontaneità: “Come ci si sente a essere Papa?”: “Mi sento tranquillo – dice Francesco – ma è perché Dio mi dà la grazia di non perdere la pace”:
“La vita di una persona non è così sempre, la vita di una persona e così: ci sono momenti gioiosi e ci sono momenti dove tu sei giù, ci sono momenti di grande amore per Gesù e per i compagni e per tutta la gente, e ci sono momenti dove l’amore alla gente non c’è e tu sei un po’ traditore dell’amore di Gesú; ci sono momenti che ti sembra di essere più santo e altri momenti dove tu sei più peccatore. Ma la mia vita e così. Non spaventarti mai se tu vivi un momento brutto, non spaventarti mai se tu fai un peccato, l’amore di Gesù è più grande di tutto quello, va’ da Lui e lasciati abbracciare da Lui”.
Il Papa ricorda che quando era bambino voleva fare il macellaio, quella è stata la sua prima vocazione. E quando gli si chiede se è difficile fare il Papa, risponde con semplicità: “E’ facile e difficile, come la vita di ogni persona”. Poi un messaggio essenziale alla domanda di un bimbo:
(Bambino): “Tu, che amore provi per Gesù Cristo, per Dio?”.
“Io non so se veramente amo Gesù Cristo, cerco di amarlo, ma sono sicuro che Lui mi ama, di quello sono sicurissimo”.
“Quali santi ammira di più?” domanda un bambino. E il Papa risponde: “Sono amico di Santa Teresina del Bambino Gesù, sono amico di Sant’Ignazio, sono amico di San Francesco”, sono i tre Santi che “più mi toccano il cuore”.
E infine un messaggio da non dimenticare: “Per Gesù – ricorda Francesco – i bambini erano come il riflesso della strada verso il Padre”.
di Fausta Speranza per la Radio Vaticana