Categorie: Ethica et Oeconomia

Un giornale che istiga ad uccidere non può chiedere la libertà

I FATTI DRAMMATICI DI QUESTI GIORNI – Con un altro sguardo. Parigi, mercoledì 7 gennaio, sede del settimanale satirico “Charlie hebdo”. Tre uomini incappucciati sparano coi kalashnikov poi fuggono su un’auto (ritrovata). Gli impiegati si rifugiano sul tetto. È l’orribile attacco che ha provocato morti e  feriti.

Non è tardata ad arrivare, naturalmente, la condanna di tutto il mondo ad un gesto orribile. Infatti, Dal Vaticano alla Casa Bianca tutti i leader mondiali hanno espresso una dura condanna per l’attentato terroristico avvenuto nella sede del giornale satirico ‘Charlie Hebdo’ a Parigi. Papa Francesco ha detto:  «la più ferma condanna» per «l’orribile attentato» che «ha funestato la città di Parigi con un alto numero di vittime, seminando la morte, gettando nella costernazione l’intera società francese, turbando profondamente tutte le persone amanti della pace, ben oltre i confini della Francia».

Obama lo ha definito: «un terribile atto di violenza». «L’islam è una religione pacifica ed è una sfortuna vedere questi estremisti radicali. Vi aiuteremo a catturare i terroristi», ha aggiunto. Anche Vladimir Putin ha espresso le sue «condoglianze» alla Francia, condannando «con forze il terrorismo in ogni forma». Napolitano ha inviato un messaggio a Hollande: «Desidero esprimere la mia più ferma condanna nei confronti di un gesto vile ed esecrabile, che non colpisce semplicemente un giornale, ma uno dei pilastri sui quali si basa la nostra civiltà, la libertà di stampa».

Quanto successo a Parigi “è disgustoso, siamo con il popolo francese nella lotta contro il terrore e nella difesa della libertà di stampa”, ha scritto su twitter il premier britannico David Cameron. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si è detto “profondamente scioccato per l’attacco brutale e disumano.

Una montagna di parole, belle, bellissime che approviamo in pieno perché il fratello non deve uccidere il fratello, mai. La verità, però, qual è? Dopo l’attentato, una nuova uscita del settimanale satirico, con una tiratura che ha dello straordinario, sei milioni di copie e con una copertina che è una vera incitazione all’odio.

Ecco le parole che mi sarei aspettato che qualche leader mondiale dicesse.

Quando ci si appella alla libertà della matita, mai si deve ignorare che è la matita che disegna il kalashnikov, i panzer, ma ancor prima traccia i pensieri di odio, invidia, gelosia, empietà, idolatria, falsa religione. È la matita che scrive ogni trattato di falsa filosofia e di immoralità. È ancora la matita che scrive ogni proclama di guerra e di inimicizia tra gli uomini. Una sola matita ha più potenza di morte di tutte le armi di questo mondo. La matita oggi è lo strumento di satana per mettere gli uomini gli uni contro gli altri. Se non la si governa con la verità che si fa amore e con l’amore che diviene purissima verità di salvezza, essa può distruggere la terra.

La matita produce ogni sorta di male. Questo male lo si compie in nome della libertà della matita. È un male silenzioso, invisibile, non apparente, non immediato in principio. Poi quando esso diventa violento, allora tutti si allarmano, si agitano, entrano in fibrillazione. Tutti condannano Caino perché ha ucciso suo fratello. Dietro Caino non si vede però la matita del diavolo che ha scritto per Eva il suo programma falso di vita generatore di ogni morte, una volta che esso è sarà messo nel cuore. La libertà è solo nell’amore, perché l’amore è la sola libertà dell’uomo. Tutte le altre libertà sono generatrici di morte della persona umana.

A volte anche una satira può distruggere una persona, una vignetta la può deprimere, un articolo di giornale la può annientare per sempre, nonostante la sua innocenza. Quando un uomo viene ucciso con un colpo di matita, si può ancora parlare di libertà di essa? Vi è differenza tra morte e morte, tra morte da matita e morte da arma da fuoco? Sappiamo noi contare i morti da matita che sono infinitamente più di quelli da arma da fuoco? Su questo è giusto interrogarsi, chiedersi, domandarsi. Poi ognuno sceglierà la sua arma per uccidere, ma non parli di libertà. La libertà è ben altra cosa. Essa non è nella cosa, ma nell’uso santo di essa.

di Don Francesco Cristofaro >>> www.donfrancescocristofaro.it

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