Bellissima iniziativa a Noto ad opera del giovane sacerdote Don Paolo Trefiletti, che quest’anno ha voluto realizzare nella favolosa cornice della Chiesa barocca del Crocifisso, nella parte alta della città, un presepe molto particolare e carico di umanità.
Si tratta di un omaggio alle popolazioni colpite dal tragico terremoto che qualche mese fa ha devastato l’Italia centrale. L’iniziativa nasce proprio da un’idea del parroco don Trefiletti, subito dopo aver appreso del crollo della basilica di San Benedetto a Norcia. Per la realizzazione è stato brillantemente collaborato dalla professoressa Clara Celeste e dal giovane Corrado Vinci che con amore e maestria si sono adoperati senza risparmio di energie e risorse. Quello della splendida parrocchia netina non è il solito presepe tradizionale, ma un’opera capace di suscitare forti emozioni e ci sprona ad andare al di là degli stretti confini del nostro cattolicesimo spesso convenzionale, fatto di tradizioni per lo più meccaniche e segnato dalla stanchezza. Esso vuol richiamare infatti il dramma di migliaia di persone sfollate come Cristo, per il quale non ci fu posto nell’alloggio, e nato in condizioni di precarietà: “Un Natale – dice Don Paolo Trefiletti – che vorrei consegnare alla mia comunità del SS. Crocifisso ma anche a tutti i cattolici all’insegna della essenzialità e dell’attenzione verso chi versa nel bisogno, verso una maturità fatta di accoglienza di Dio nel volto di chi ci sta vicino. E qui che si gioca la nostra fede: le opere in cui splenda la bellezza di una umanità visitata da Dio, in cui splende la Sua gloria che è l’uomo vivente…dignitosamente”.
Allo zelante Don Paolo vogliamo chiedere perché è importante ancora oggi fare il presepe: “E’ fondamentale perché ci proietta dentro lo scandalo della incarnazione di Gesù. Lui stesso ha detto che è beato chi non si scandalizza del suo essere e agire. Allora ben venga il presepe non fatto da allegre e solari figure. Il presepe in cui nacque Gesù, come ci ripete spesso in nostro Vescovo Mons. Antonio Staglianò, fu tremendamente brutto perché saturo delle smanie di grandezza dei potenti; brutto perché abitato dell’indifferenza e dal disinteresse degli uomini, perché costrinse la vita nascente a fiorire nell’abbandono e nella precarietà. Ci sono tutti gli elementi per il nostro contesto attuale”.
di Massimiliano Casto
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