Un libro sull’amicizia di Giovanni Paolo II e l’ebreo Jerzy Kluger

Si svolgerà giovedì 23 gennaio alle ore 11 a Roma presso la Rettoria di San Stanislao (via delle Botteghe Oscure, 15) la presentazione del libro Il Papa e l’amico ebreo. Storia di un’amicizia ritrovata di Gian Franco Svidercoschi, una coedizione Cairo e Libreria Editrice Vaticana.

Insieme all’autore, interverranno don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Gianni Letta e Andrea Riccardi, storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

“Si erano conosciuti sui banchi di scuola, già in prima elementare, ed erano diventati subito amici per la pelle. A Wadowice, una cittadina a sessanta chilometri da Cracovia, Lolek e Jurek erano cresciuti praticamente insieme fino alla maturità ginnasiale. Sempre nella stessa classe. Stesse frequentazioni. Stessi divertimenti. L’uno era cattolico, l’altro ebreo, così come tanti altri loro compagni. Ma a quel tempo la diversità di appartenenza religiosa non era un problema. Anzi, in questo modo, Lolek aveva potuto capire che cosa fosse l’ebraismo dal di dentro, attraverso la vita quotidiana, la conoscenza di tanta gente. C’era stima, c’era tolleranza reciproca, insomma si viveva in pace. Ma poi arrivò quel maledetto 1° settembre del 1939. Arrivò la Seconda guerra mondiale a travolgere le esistenze di Lolek e Jurek, come quelle di milioni di altre persone”.

Inizia così l’avvincente racconto di un’amicizia, quella tra Karol Wojtyla, poi Papa Giovanni Paolo II, e Jerzy Kluger, tra un cattolico e un ebreo, nella Polonia degli anni Venti. Una storia che ha fatto il giro del mondo, ma che non smette di catturare il lettore. Dapprima una vicenda semplice: gli anni giovanili a scuola, con i compagni, i professori, gli amori, le simpatie e le inimicizie che caratterizzano la vita dei due ragazzi. Poi la drammatica ondata dell’antisemitismo, l’occupazione nazista, la guerra e le deportazioni che cambieranno la loro vita per sempre. I due amici si perdono di vista, per 27 anni, ritrovandosi per caso a Roma durante il Concilio Vaticano II e da allora la loro frequentazione rimane assidua. E l’incontro tra un cattolico e un ebreo diviene il messaggio universale di un dialogo possibile.

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