Abbiamo passato al vaglio tutto quello che si poteva e si doveva scandagliare secondo le indicazioni di Benedetto XVI e della Congregazione per la dottrina della fede, tenendo conto delle norme attuali sul discernimento delle presunte rivelazioni».
Compresa la vita dei sei “veggenti”. «Le apparizioni prescindono dallo stato di grazia di chi le ha Anche Gesù non ha scelto dei santi come apostoli. Pertanto la Commissione ha analizzato la credibilità o meno dei testimoni che ricevono le visioni».
Padre Salvatore Maria Perrella, preside della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma, è uno dei diciassette membri della Commissione internazionale d’inchiesta su Medjugorje istituita nel 2010 da Benedetto XVI. Ad Avvenire (18 maggio) ha parlato dei lavori della Commissione e ha spiegato cosa, dal suo punto di vista, ha voluto dire Papa Francesco quando ha detto di non credere alla “Madonna capo-ufficio telegrafico che manda tutti i giorni un messaggio“.
I DUE “SEGMENTI”
Il religioso fa una premessa: «Il Papa ha avocato a sé ogni decisione su Medjugorje». E parlando con i giornalisti, «ha spiegato che la Commissione ha sezionato il “caso” in due segmenti: una prima parte riguarda le sette apparizioni iniziali, il nucleo fondativo definiamolo così, che è sembrato credibile. L’altra parte, vale a dire il seguito delle apparizioni che ancora continuerebbero, ha lasciato perplessa la Commissione».
LA PRIMA FASE
Nella prime sette apparizioni la commissione sostiene che i sei ragazzi veggenti erano psichicamente normali, sono stati colti di sorpresa dall’apparizione, e in ciò che raccontano di aver visto non c’è stato alcun influsso esterno da parte dei francescani della parrocchia o di altri soggetti. Hanno resistito nel raccontare quanto avevano visto nonostante la polizia li avesse arrestati e minacciati di morte. La commissione ha anche scartato l’ipotesi di un’origine demoniaca delle apparizioni.
LA SECONDA FASE
Per quanto riguarda la seconda fase delle apparizioni, la commissione ha tenuto presente le pesanti interferenze dovute al conflitto tra il vescovo e i francescani della parrocchia, come pure al fatto che le apparizioni, preannunciate e programmate singolarmente per i veggenti non più in gruppo, siano proseguite con messaggi ripetitivi. Queste continuano, nonostante i ragazzi avessero detto che avrebbero avuto una fine, in realtà mai verificatasi.
C’è poi il tema dei «segreti» dal sapore apocalittico che i veggenti affermano essere stati rivelati a loro dall’apparizione (Vatican Insider, 16 maggio).
LO SCETTICISMO DEL PAPA
A questo punto, evidenzia Perrella, il Papa ha fatto riferimento alla “Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio”. Che cosa ha voluto dire il Pontefice? «È un fatto assodato – osserva il teologo – che la Vergine sia latrice di messaggi del cielo, ossia di Dio. Basta leggere il Vangelo quando lei afferma: “Qualsiasi cosa il Signore vi dica, fatela”. Tuttavia il Papa è scettico sul fatto che la cosiddetta “Madonna di Medjugorje” mandi messaggi a getto continuo, parli troppo, si presenti a orari prestabiliti».
LIBERTA’ DI ULTERIORE INDAGINE
A proposito delle prime apparizioni Francesco ha sottolineato che si può investigare ancora. «Il Papa – nota il preside del “Marianum” – ha ripetuto più volte che la Commissione Ruini ha fatto un lavoro molto buono. Tuttavia i fatti sono talmente complessi e innervati da curiosità che il Pontefice è libero di disporre un’ulteriore indagine».
PRESERVARE I FEDELI
Va ricordato, come ha fatto in maniera chiara Francesco di ritorno dal Portogallo, che al “fenomeno” Medjugorje è legata «una grande devozione di popolo che ha portato anche a numerose conversioni – prosegue il mariologo – C’è bisogno di preservare i fedeli dalla banalizzazione, dalla superficialità, dal pettegolezzo.
In quest’ottica va letta la missione dell’inviato speciale del Papa, l’arcivescovo Henryk Hoser».
Fonte it.aleteia.org/
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