Da notizie dei mass media, Laura, 24 anni e una grande passione per il teatro e la fotografia, ha scelto di morire perché depressa sin da bambina e questa terribile, pietosa notizia, pare, che avverrà questa estate.
La legge del Belgio lo prevede in quanto considerato caso di “sofferenza psichica insopportabile”, mentre la Conferenza Episcopale Belga, dato il continuo perseguire di questa “anomalia”, denuncia e si oppone a questo, come agli altri, omicidio/suicidio, che è in antitesi alla fraternità, alla connivenza civile, in quanto la morte non può essere una soluzione ai drammi della vita e lo Stato non la dovrebbe somministrare, per un principio di equità, sol perché trattasi di un dolore psicologico nel quale potrebbe nascondersi solo una semplice depressione momentanea .
Intano pare, inoltre, che la stessa candidata abbia affermato che ”La mia famiglia sa che è la soluzione migliore per me” e questo gesto rientra in circa una cinquantina di casi all’anno, ivi comprese le procedure di fine vita, fin dal 2002, per i bambini, mentre anche i medici cambiano la maniera di affrontare la sofferenza, inducendo gli stessi ad aderire ad un sistema, ad una cultura, ad una civiltà nuova, piena di solitudine, dimenticando che la vita ci è stata data da un Essere Sopranaturale e solo questo ce la può togliere.
Allora la tematica eutanasia, di cui oggi 2015 se ne parla con troppa enfasi, è licenza di uccidere ? Il cittadino molto sorpreso di queste novità si domanda : cosa è questa eutanasia ?
E’ il procurare intenzionalmente la morte all’individuo, alla persona, al malato la cui vita è compromessa da una patologia disgregante, da una menomazione grave, da una condizione di natura psichica.
Nell’antichità il vocabolo eutanasia è inteso quale morte dolce, cioè senza sofferenze atroci, mentre oggi viene definita, nel bene o nel male, intervento della medicina diretta ad attenuare i dolori della malattia e dell’agonia.
La parola eutanasia, oggi viene considerata, quanto può procurare la morte per pietà, allo scopo di eliminare le sofferenze per bambini anormali, malati terminali, “azioni” definite a non prolungare una vita infelice.
Ma “togliere” la vita per noi cristiani è contro la morale cattolica, contro ogni forma di attivazione di snaturare la vita, per “altri” è voglia di vita, della vita e del vivere, un valore che va difeso e se indifeso si può andare incontro a discriminazioni inique o distruttive.
Anche in Italia da molto tempo, se ne parla troppo, siamo di fronte ad una superficiale cultura che sottrae alla ragione il perché si soffre e si muore ed è necessario, quasi impellente, affrontare con la logica le motivazioni di ricorso all’eutanasia.
E’ inconcepibile e stranamente contraddittorio che una società come la nostra, che continua a riaffermare, giustamente, il valore della vita (no alla guerra, no alla pena di morte, no al terrorismo) nega questa vita attraverso il tentativo di instaurare quel presunto “diritto” di “ licenza di uccidere” .
E’ necessaria, ancora, la partecipazione di noi tutti, cristiani o non cristiani, di considerare il nostro prossimo, perché il dolore e specialmente la solitudine non condannino nessuno alla disperazione.
Nel rispetto dei valori etici e sociali, che una quasi giornaliera diffusa psicopatia vuole distruggere il concetto della vita considerandosi autonoma e svincolata da ogni rapporto umano e sociale ritenendo la persona un oggetto da buttare, il mondo civile la singola persona la ragione e la logica non chiedono di morire , ma di vivere.
Solo il Creatore ha diritto di vita o di morte !
Parafrasando le parole del Santo Giovanni Paolo II° : ”Andiamo avanti con speranza !”
di Cesare Previte
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