Nell’isola tempio della gay culture tocca di assistere anche all’atto blasfemo più osceno: decine di drag queen utilizzano la chiesa parrocchiale come camerino. Poi si fanno fotografare sorridenti sull’altare sotto lo sguardo del crocifisso. E non è finita: ad aprire le porte il parroco, che ha posato “gaio” con loro. Il silenzio della diocesi sull’obbligo di riparare a un atto così sacrilego che mostra l’indegnità di certi pastori.
L’immagine parla da sola, ma tocca comunque parlarne. Il crocifisso pendente è l’unico che non sorride, tutti gli altri, compreso il prete (è quello vestito di giallo) hanno l’atteggiamento che si confà al popolo gaio. Un enorme e immenso sberleffo alla fede cattolica e ai sacramenti, alla faccia di chi dice che il popolo gay è rispettoso dei credenti. Quelli che compaiono attorno al sacerdote sono drag queen, cioè artisti (sic!) omosessuali o trans o comunque travestiti. Tenete duro perché il bello viene ora.
Che ci fanno in una chiesa? Semplice: si sono cambiati e agghindati per partecipare al gala riservato “alle” Drag quuen che si svolge tutti gli anni nell’isola ormai diventata buen retiro del turismo gay. Insomma: hanno utilizzato la chiesa come camerino per sventolare i loro immensi deretani.
Siamo nella parrocchia de la Breña, località a nord di Gran Canaria e il parroco Fernando Báez non ci ha pensato due volte a cedere ai partecipanti lo show la chiesa per potersi cambiare, truccare e vestire sconciamente. Alla fine del make up hanno pensato tutti gaiamente di farsi fotografare sull’altare sotto lo sguardo decisamente triste del padrone di casa. Il quale dovrà aver pensato a quando si trovava sulla croce e il ladrone cattivo lo scherniva con insulti e sfottò.
La foto ha ovviamente fatto il giro dei social e in Spagna non si parla d’altro. Ma come sempre accade, non tutti si sono indignati. C’è chi, ad esempio, ha pensato di mettere in campo il più classico dei non vedo, non sento, non parlo. E’ la diocesi di Gran Canaria che non ha sentito a quattro giorni di distanza il benché minimo sussulto di dignità nell’affrontare la cosa. Il vicario generale della curia infatti, padre Hipólito Cabrera ha detto ai giornali che “non c’è nulla da dire” e che si tratta “di un fatto interno”.
Un fatto interno non proprio, verrebbe da rispondergli dato che una ferita alla fede è una ferita per tutto il popolo di Dio che la subisce. Ma si vede che la diocesi non ha visto la presenza di Drag queen in chiesa come camerino una oscenità. Quindi chi sperava in una dura reprimenda del sacerdote dovrà rimanere deluso. E così anche chi si sarebbe aspettato un atto di riparazione da parte del vescovo per il sacrilegio. Chi vorrà farlo, potrà farlo anche a distanza. Ma nella diocesi dove l’anno scorso una drag queen si presentò sul palco agghindata come la Vergine del pino, devozione secolare del Paese spagnolo, al momento non verrà fatto nulla.
Il povero crocefisso resterà ancora più mesto appeso sulla croce. Inutile ormai denunciare, toccherà farsi carico, da qualche parte, di consolarlo, riparando così in un qualche modo e chiedendo perdono per l’indegnità di ministri di Dio così blasfemi.
Fonte lanuovabq.it