Italiae et Ecclesia

Un po’ di leggerezza, ed è subito tradizionalismo

Dopo aver letto varie reazioni (alcune anche molto benevole) ai miei precedenti post mi sono detto che basta!, non posso diventare così morbosamente serioso col rischio che pensino di me che sono un blogger prolisso e pesante! È giusto sdrammatizzare, non prendersi troppo sul serio, lasciare spazio ad un po’ di leggerezza, guardare il mondo con disincanto e relax! E quando si parla di leggerezza, disincanto e relax, cosa c’è di meglio del tradizionalismo visto attraverso gli occhi dei suoi più illustri sostenitori?

Ecco allora che partiamo, in automobile, per questo viaggio colorato e fantastico alla scoperta delle più belle messe in scena del tradizionalismo.

Per il viaggio proporrei l’utilitaria comoda e sobria con la quale suole viaggiare il cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, poliglotta e brillante uomo di chiesa dello Sri Lanka.

Essendo una vettura scoperta, suggerirei di indossare un distinto galero, come d’abitudine per il cardinal Raymond Leo Burke, personalità con qualche dubbio in teologia (per la precisione 5) ma con nessuno per il suo guardaroba di principe della chiesa.

A cominciare dalla coda sponsale della cappa magna che giammai dimentica di esibire nelle più svariate occasioni, con annessi paggetti per evitare lo strascico in terra.




Come non notare il raffinatissimo ermellino che abbraccia le eminentissime spalle riparandole dalle temperie dei climi meno clementi? Come non notare la fierezza e la disinvoltura con la quale indossa copricapi dalle più straniate fogge, dei quali sembra possedere cassapanche senza fondo?

Ma quel che abbaglia più di tutto e travolge l’estatico spettatore è lo splendore cromatico dell’ineffabile prelato immerso nel clima ieratico di pompe magne dalla regia perfetta:

e giallo (si notino, qui e sotto, le auguste mani guantate in tinta e posizione d’ordinanza)
e verde
e rosso
e viola (qui è senza nessun catafalco sulla testa perché in ascolto del vangelo)
e nero (non lo usa più nessuno, ma come potrebbe mancare in un guardaroba tradizionale che si rispetti?)

Così raffinato, questo principe della chiesa, da potersi permettere, a differenza di noi comuni mortali, di allacciare le scarpe in modo riservato e disinvolto senza insudiciarsi le mani avendo a disposizione solo tre paggetti e un fotografo.

Che dire? Ci siamo spensierati quel tanto che basta grazie all’emersione di un po’ di folklore medievale, e non possiamo che essere riconoscenti al tradizionalismo capace di rallegrarci con personaggi i cui meriti sicuramente saranno superiori al loro abbigliamento.

Del resto si sa, l’abito non fa il monaco. E nemmeno il cardinale…




Fonte www.ugoquinzi.it

Guarda i commenti

  • patetici, perché non pubblicate il mio intervento a difesa di un cardinale di Santa Romana Chiesa? non siete migliori di tanti piccoli settari.

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