Una breve vita la sua, ma così intensa da lasciare un segno profondo nella memoria di chi l’ha conosciuta e in chi viene a contatto oggi con lei. Parliamo di Chiara Badano, chiamata Chiara Luce per la radiosità del suo volto, dei suoi occhi, della sua luminosissima anima. Un processo di canonizzazione è in corso per questa giovane dalla vita esemplare che conobbe la forza della fede già a nove anni. Trovava Gesù nei lontani, negli atei e tutta la sua vita è stata una tensione all’amore concreto per tutti. Ogni sua giornata fu una gemma da innalzare a Dio, dando un senso eterno ad ogni gesto.
Visse a Sassello con il padre Ruggero, camionista, e la madre Maria Teresa, casalinga. Volitiva, tenace, altruista, di lineamenti fini, snella, grandi occhi limpidi, sorriso aperto, ama la neve e il mare, pratica molti sport. Ha un debole per le persone anziane che copre di attenzioni. A nove anni conosce i ‘Focolarini’ di Chiara Lubich ed entra a fare parte dei ‘Gen’. Dai suoi quaderni traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita. Terminate le medie a Sassello si trasferisce a Savona dove frequenta il liceo classico. A sedici anni, durante una partita a tennis, avverte i primi lancinanti dolori ad una spalla: callo osseo la prima diagnosi, osteosarcoma dopo analisi più approfondite. Inutili interventi alla spina dorsale, chemioterapia, spasmi, paralisi alle gambe. Rifiuta la morfina che le toglierebbe lucidità. Si informa di tutto, non perde mai il suo abituale sorriso. Alcuni medici, non praticanti, si riavvicinano a Dio. La sua cameretta, in ospedale prima e a casa poi, diventa una piccola chiesa, luogo di incontro e di apostolato: “L’importante è fare la volontà di Dio…è stare al suo gioco…Un altro mondo mi attende…Mi sento avvolta in uno splendido disegno che, a poco a poco, mi si svela…Mi piaceva tanto andare in bicicletta e Dio mi ha tolto le gambe, ma mi ha dato le ali…” Chiara Lubich, che la seguirà da vicino, durante tutta la malattia, in un’affettuosa lettera le pone il soprannone di ‘Luce’. Mons. Livio Maritano, vescovo dicocesano, così la ricorda: “…Si sentiva in lei la presenza dello Spirito Santo che la rendeva capace di imprimere nelle persone che l’avvicinavano il suo modo di amare Dio e gli uomini. Ha regalato a tutti noi un’esperienza religiosa molto rara ed eccezionale”. Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con ‘lo Sposo’ e si sceglie l’abito bianco, molto semplice, con una fascia rosa. Lo fa indossare alla sua migliore amica per vedere come le starà. Spiega anche alla mamma come dovrà essere pettinata e con quali fiori dovrà essere addobbata la chiesa; suggerissce i canti e le letture della Messa. Vuole che il rito sia una festa. Le ultime sue parole: “Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!”. Muore all’alba del 7 ottobre 1990. E’ “venerabile” dal 3 luglio 2008. E’ stata beatificata il 25 settembre 2010 presso il Santuario del Divino Amore in Roma.
LA VITA
A Sassello, un paesino dell’entroterra ligure in provincia di Savona appartenente alla diocesi di Acqui (Piemonte), il 29 ottobre 1971 nasce Chiara, dopo undici anni di attesa. I genitori, Maria Teresa e Fausto Ruggero Badano esultano e ringraziano la Madonna, in particolare la Vergine delle Rocche, a cui il papà aveva chiesto la grazia di un figlio.
La piccola mostra subito un temperamento generoso, gioioso e vivace, ma anche un carattere franco e determinato. La mamma la educa attraverso le parabole del Vangelo ad amare Gesù, ad ascoltare la Sua vocina e a compiere tanti atti di amore. Chiara prega volentieri a casa e a scuola!
Chiara è aperta alla grazia; sempre pronta ad aiutare i più deboli, si corregge docilmente e si impegna a essere buona. Vorrebbe che tutti i bimbi del mondo siano felici come lei; in modo speciale ama i bambini dell’Africa e, a soli quattro anni dopo che viene a conoscenza della loro estrema povertà, afferma: «D’ora in poi penseremo noi a loro!». A questo proposito, a cui mantiene fede, seguirà molto presto la decisione di divenire medico per poterli andare a curare.
Dai quaderni delle prime classi elementari traspare tutto il suo amore per la vita: è una bambina davvero felice. Nel giorno della prima Comunione, da lei tanto atteso, riceve in dono il libro dei Vangeli. Sarà per lei il «libro preferito». Pochi anni dopo scriverà: «Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio».
Chiara cresce e mostra un grande amore per la natura. Portata per lo sport, lo praticherà in vari modi: corsa, sci, nuoto, bicicletta, pattini a rotelle, tennis…, ma in special modo preferirà la neve e il mare. È socievole, ma riuscirà –sebbene molto vivace- a divenire “tutta ascolto”, mettendo “l’altro” sempre al primo posto. Fisicamente bella, sarà da tutti ammirata. Intelligente e ricca di doti dimostra una precoce maturità. Molto sensibile e servizievole verso “gli ultimi”, li copre di attenzioni, rinunciando anche a momenti di svago, che ricupererà con spontaneità. In seguito ripeterà: «Io devo amare tutti, sempre e per prima», vedendo in loro il volto di Gesù.
Piena di sogni e di entusiasmi a nove anni scopre il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich con cui intesse una filiale corrispondenza. Ne fa suo l’ideale sino a coinvolgere i genitori nel medesimo cammino. Bambina, poi adolescente e giovane come tante altre, si mostra totalmente disponibile al disegno di Dio su di lei e mai vi si ribellerà. Tre realtà si rivelano determinanti nella sua formazione e nel cammino verso la santità: la famiglia, la Chiesa locale –in particolar modo il suo Vescovo- e il Movimento, a cui apparterrà come Gen (Generazione Nuova). L’Amore è al primo posto nella sua vita, in special modo l’Eucaristia, che anela a ricevere ogni giorno. E, pur sognando di formarsi una famiglia, sente Gesù come “Sposo”; sarà sempre di più il suo “tutto”, fino a farla ripetere –anche nei dolori più atroci-: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io!».
Terminate le elementari e le medie, Chiara sceglie il liceo classico. L’aspirazione a divenire medico per recarsi in Africa non è sfumata. Ma il dolore inizia a entrare nella sua vita: non compresa e accettata da un’insegnante, viene respinta. A nulla vale la difesa dei compagni: deve ripetere l’anno. Dopo un primo momento di sconforto, sul suo volto riappare il sorriso. Decisa affermerà: «Amerò i nuovi compagni come ho amato quelli di prima!» e offre la sua prima grande sofferenza a Gesù. Chiara vive in pieno la propria adolescenza: nel vestirsi ama il bello, l’armonia dei colori, l’ordine, ma non la ricercatezza. Alla mamma che la invita a vestire abiti un po’ più eleganti replica: «Io vado a scuola pulita e ordinata: ciò che conta è essere belli dentro!» e si trova a disagio se le dicono che è proprio bella. Ma tutto questo la porta più volte a esclamare: «Quant’è duro andare controcorrente!». Non si atteggia a maestra, non fa “prediche”: «Non devo dire di Gesù a parole: devo darlo col mio comportamento»; vive il Vangelo sino in fondo e rimane semplice e spontanea: è davvero un raggio di luce che riscalda i cuori.
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