E’ diventato ormai virale e “viaggia” sui social, in particolare sulle pagine di coloro che amano il vescovo Mons. Antonio Bello. Si tratta di un video amatoriale del 1988, dove il vescovo di Giovinazzo – Ruvo – Molfetta benedice in una piazza di Ruvo di Puglia una statua di Padre Pio da Pietrelcina. In quell’anno si era appena concluso il centenario della nascita di Padre Pio, un umile frate cappuccino morto in odore di santità, venti anni prima. Infatti, l’ultima seduta del processo diocesano si tenne solo nel gennaio del 1990. Nel 1987, il 23 maggio, un caro amico del cappuccino stigmatizzato, Papa Giovanni Paolo II, si recò nella cripta di Santa Maria delle Grazie e si inginocchiò sulla sua tomba raccogliendosi in una silenziosa e lunga preghiera. Fu un segno, un riconoscimento da parte del Papa che sbloccò la sua causa di canonizzazione proclamandolo prima Beato il 2 maggio 1999, poi Santo il 16 giugno 2002. Su quel blocco di granito si fermò in preghiera anche Mons. Bello per tutti don Tonino.
Mons. Tonino Bello, durante l’inaugurazione della statua, usa per Padre Pio, all’epoca servo di Dio, l’aggettivo “Santo”. Prima della benedizione rapisce l’attenzione dei fedeli con una domanda: «cosa ci dice il Signore mentre noi inauguriamo questa statua di un santo?». La statua in bronzo, ritrae una insolita immagine del cappuccino di Pietrelcina. Don Tonino se ne accorge e lo spiega cosi: «Padre Pio con questo gesto della mano, sembra quasi volerci invitare ad andare, ad allontanare da se gli sguardi» per dire «non state a guardare me, non state a mettere fiori davanti a me, ci sono altre statue qui a Ruvo, ci sono i sofferenti, i poveri, gli emarginati, coloro che sono in uno stato di sofferenza permanente». Padre Pio «con quell’atteggiamento ci dice: andate da loro,
se voi onorate quella gente, onorate me». «Le statue belle – continua Don Tonino – sono quelle fatte di carne, sono veramente la gloria di Dio».Poi racconta a tutti il motivo per il quale questa statua «gli piace moltissimo»: per la tensione del braccio e per questa apertura della mano. «Padre Pio – aggiunge – ci invita ad essere protesi a camminare ed andare a deporre un fiore davanti alla gloria di Dio, che è costituita dall’uomo. Dio che vive e che soffre». Da qui un invito: «aprite gli occhi fratelli miei, aprite gli occhi, perché un giorno il Signore non vi presenterà la lista dei fiori che avete messo qui, davanti alla statua». Il video si interrompe. Quindi il Vescovo riprende e conclude il suo breve discorso parlando delle stigmate del santo cappuccino. «Padre Pio, queste cose le ha vissute col sangue e queste stigmate che lui porta, non sono le ferite di guerra che esibisce, ne le “stellette” per indicare le campagne a cui ha partecipato. Le stigmate che lui presenta nelle sue mani, nei suoi piedi e nel costato, sono le trafitture che egli ha subito ogni volta per le sofferenze degli uomini, della gente, dei fratelli e si sono quasi “densificate” e concentrate nelle sue mani». Al termine un esortazione per tutti: «Padre Pio ci aiuti a diventare più umani, più trasparenti, più semplici e più poveri, ma soprattutto ci aiuti a condividere la condizione dei poveri e la sofferenza dei nostri fratelli. Questo è un grande augurio, un augurio che non è scritto su una cartolina, che non è scritto su un manifesto murale, un augurio che è scritto nel bronzo di questa statua».
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Fonte: TeleRadioPadrePio
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