Il 21 giugno, ad un mese dal giorno del suo rapimento, ACS invita tutti a pregare per padre Mourad e al tempo stesso per i cristiani e per l’intero popolo di Siria. I 21 uffici della fondazione pontificia lanceranno una campagna internazionale attraverso media e social media, utilizzando l’hashtag: #PrayingForFatherMourad.
Dal Deir Mar Musa, monastero a Nord di Damasco fondato da padre Paolo Dall’Oglio
, la comunità di Padre Jacques accoglie con gioia l’iniziativa di ACS. «Le vostre preghiere sono importanti – dichiara padre Jihad Youssef ad ACS – per padre Mourad e per i cristiani di Siria, ma anche per i tanti musulmani che rappresentano la prima vittima del fondamentalismo. In termini numerici sono loro a soffrire maggiormente a causa dei propri correligionari».Il monaco del Deir Mar Musa ricorda come nell’area di Qaryatayn padre Jacques fosse divenuto un importante sostegno anche per la comunità islamica. «Era molto rispettato perfino da imam e sceicchi – afferma padre Jihad – Nel monastero di Sant’Elia, dove viveva, ha accolto più di 50 famiglie musulmane, con oltre 100 bambini». Il religioso ha inoltre aiutato quelle stesse famiglie a ricostruire le proprie case distrutte e donato loro viveri e medicine, anche grazie al contributo di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
«Il nostro impegno in favore dei musulmani – ha scritto lo scorso anno padre Mourad ad ACS – è la semplice espressione della Chiesa, che accorre in aiuto di tutti: poveri, malati, criminali, peccatori e perseguitati».
Il responsabile interazionale di ACS per il Medio Oriente, padre Andrzej Halemba, sottolinea come padre Jacques abbia sempre aiutato i siriani di ogni fede. «Perché un uomo di tale caratura è stato portato via? Cristiani e musulmani hanno sempre trovato in lui una figura di riferimento cui guardare con fiducia».
Assieme a padre Mourad è stato rapito un suo collaboratore, Boutros Hanna Dekermenjian, un armeno di 38 anni che ha cercato impedire il sequestro. Come conferma ad ACS padre Youssef, al momento non vi sono notizie né sui due ostaggi, né sull’identità dei rapitori.
Invitando ad unirsi alla preghiera, padre Jihad guarda all’attuale situazione dei cristiani orientali come «ad una vera prova di fede. Se davvero amiamo il Cristo crocifisso, siamo pronti ad offrirci agli altri».
A cura di Redazione Papaboys fonte: Aiuto alla Chiesa che soffre
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