Il mondo razionalista di oggi tende a non credere più a tante, per non dire tutte, le realtà invisibili di fede; soprattutto quella dell’esistenza dell’inferno e dei demoni come creature, come «esseri», limitandosi ad accettare, per forza, l’esistenza del «male».
Anche tra certi “credentí” si tende a fuggire di pensare a queste realtà, limitandole, negandole, o almeno negando l’eternità dell’inferno, o considerandolo vuoto, rifiutando di credere a delle pene e sofferenze concrete, fuoco, ecc…. basandosi su un falso concetto di un Dio misericordioso che non potrà permettere ciò, concetto che abbiamo cercato di chiarire prima.
Ora la vita, gli scritti e l’esperienza di santa Veronica, in questo ambito, non sono che un grido di difesa della dottrina, una potente conferma della fede e dell’ínsegnamento della Chiesa. Il Diario è pieno delle sue lotte con i demoni e delle sue visite e descrizioni dell’inferno.
Abbiamo visto come il demonio aveva preso, fin dai primi mesi, le sue sembíanze per creare problemi nella fraternità. Poi, non si è fatto molto aspettare per attaccarla di persona, e quello che segue non è sola affermazione di Veronica, ma anche dichiarazioni di testimoni veridici che deporranno con giuramento al processo.
Leggiamo nel Diario che i demoni gli strappavano di mano brocche e altri utensili, rovesciavano acqua bollente su di lei in cucina; gli strappavano la penna, rovesciavano l’inchiostro, mentre scriveva il Diario. Non aveva quasi una notte tranquilla: le apparivano in gran numero, in deformità orribili, minacciosi, osceni… urlavano, muggivano, bestemmiavano… buttavano fuori degli odori infetti fino a farla svenire… gli gettavano nella sua scodella pugni di capelli, ragni, topi morti… la buttavano nel fuoco… la lanciavano contro i muri, le lanciavano addosso enormi pietre, le davano delle botte e dei colpi inimmaginabili…
Sono fantasmi? Immaginazioni? Qualcuno potrebbe pensarlo. Niente affatto. Le suore udivano; certe volte vedevano; e quando ciò accadeva, la Santa doveva incoraggiarle e rassicurarle. Tante volte dovevano correre di notte alla sua cella, fino a che l’autorità permise che una suora dormisse con lei per non lasciarla sola. Ma la Santa non aveva paura. Sfidava e rimproverava i suoi nemici: Venite, cogitemi, martirizzatemi; è mia felicità soffrire per il mio Dio… pusillanimi che siete, venire così numerosi contro una povera donna come me! Una volta Maria Santissima apparve durante una lotta e disse ai demoni che cercavano di fuggire: «Ecco la mia figlia; la mia figlia è dominatrice dell’inferno».
L’attaccavano generalmente, quando compiva il suo ufficio di vittima mediatrice e redentrice, quando pregava e si mortificava per la conversione dei peccatori. «Smetti», le urlavano, «smetti o noi ti faremo sentire i supplizi dell’inferno».
Oh! La forza della preghiera e della penitenza!
Certe volte la malmenavano fino a lasciarla tutta una piaga… un giorno le troncarono un piede. Le rimase penzoloni come un cencio. Le suore la portarono al confessionale in questo stato, e istantaneamente risanò, perché il confessore le impose di chiedere a Dio la guarigione…
Nell’agonia di suor Luisa, che le era stata sempre nemica, santa Veronica vedeva i demoni che venivano a prenderne l’anima, gridando: « È nostra! È nostra! Guai a te!». Suor Luisa prendeva convulsivamente la mano di Veronica: «Difendetemi! Salvatemi!»; e quella gridava: «È di Dio»; poi supplicava: «Mio Dio, calcate sulla mia testa la corona di spine, ma di grazia risparmiate quest’anima»…
…E di suor Angelica, che la maltrattò durante tutta la sua vita, la Santa restò giorno e notte accanto al letto, inginocchiata, in preghiera, senza appoggio, offrendosi in sacrificio: «Signore Gesù – supplicava mentre i demoni la coprivano di colpi – fate parlare il vostro Sangue e i vostri meriti per quest’anima, ottenete questa grazia dal Vostro Padre Eterno! Sono disposta a tutti i tormenti».
Dopo giorni con questo ritmo, si gettò ai piedi del Santissimo Sacramento, mentre una voce rabbiosa miagolava «Tu hai vinto, ma me la pagherai, miserabile», e un gatto mostruoso si lanciò su di lei… La morente, però, esalò il suo ultimo respiro nelle sue braccia.
Lo vede quasi ogni giorno, coi suoi orrori e i suoi supplizi. Lo visita non di rado, per volontà di Dio, accompagnata normalmente dai suoi Angeli Custodi in modo visibile, e da Maria Santissima in modo invisibile. E per obbedienza lo descrive nel Diario. Riferiremo qui solo una parte della visione del 17 gennaio 1716. Le apparve la Vergine Maria, che la trasportò ai piedi della Trinità Gloriosa; poi ordinò agli Angeli Custodi di condurla in spirito nell’abisso. «Non temere, figlia mia; io sono con te».
Ecco la descrizione: «In un batter d’occhio, mi ritrovai in una regione bassa, nera, fetida, piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti, di tuoni fragorosi. Vedevo dei lampi sinistri serpeggiare fra un fumo denso. Ma questo era nulla. Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era tutta coperta di aspidi e di basilischí legati insieme. Essi si agitavano, si contorcevano, ma non potevano liberarsi. La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili. Tornai verso i miei Angeli e chiesi loro che fosse tutto ciò. Mi risposero che era l’inferno superiore, cioè l’inferno benigno. Infatti, la montagna si spalancò e nei suoi fianchi aperti vidi una moltitudine di anime e di demoni intrecciati con catene di fuoco. 1 demoni, quasi tori furiosi, schizzavano fuoco dagli occhi, dal naso, dalla bocca. I loro denti, simili a pugnali d’acciaio, mordevano le anime fra un clamore spaventoso di urli disperati. A questa montagna seguivano altre montagne più orride, le cui viscere eran teatro di atroci e indescrivibili supplizi.
«Nel fondo dell’abisso, vidi un trono mostruoso, fatto di demoni terríficanti. Al centro una sedia formata dai capi dell’abisso. Satana ci sedeva sopra nel suo indescrivibile orrore. Aveva una testa composta di 100 teste, ed era sormontata da enormi picche viventi, che finivano con un occhio di fuoco. Questi occhi si aprivano e lanciavano fiamme il cui ardore aumentava l’incendio infernale. Satana vedeva tutti i dannati, e questi vedevano satana. Gli Angeli mi spiegarono che la visione di satana, il mostro, forma il tormento dell’inferno, come la visione di Dio forma la delizia del Paradiso. Sui suoi sudditi, satana lanciava tormenti, che li divoravano. Egli bestemmiava maledizioni e tutti gli facevano coro: erano grandi urla di disperazione.
«Dissi ai miei Angeli: – Quanto tempo dureranno questi supplizi? – mi risposero: – per sempre, per tutta l’eternità -. E quando io tacqui, muta di spavento, notai che il muto cuscino della sedia di Lucifero erano Giuda ed altre anime disperate come lui. Chiesi alle mie guide: – Di chi sono quelle anime? -. Mio Dio, quale risposta! – furono dignitari della Chiesa e prelati religiosi!-.
«…Ebbi coscienza che la mia presenza raddoppiava la rabbia dei dannati. Senza l’assistenza dei miei Angeli e di Maria, che invisibile stava al mio fianco, io sarei morta di spavento.
«Silenzio. Io non detto nulla. Non posso dir nulla. Di fronte all’inspiegabile verità, tutto ciò che raccontano i predicatori non è niente. Niente!». E nell’abisso tenebroso, soggiorno di spavento, ella vide cadere una pioggia di anime.
In altre visioni è il Signore stesso che le risponde che sono supplizi «per sempre, per l’Eternità». Le disse anche: «Mira e guarda bene questo luogo che non avrà mai fine…».
In altre descrizioni più lunghe, descrive i sette livelli dell’inferno, con le loro rispettive categorie di dannati…
In più vide un posto più orribile per i religiosi che avevano infranto e disprezzato le loro sante regole; e un altro posto per i sacerdoti che non erano fedeli all’insegnamento della Chiesa, e che perciò sono stati causa di rovina di tante anime. Si soffriva atrocemente in quei luoghi…
Incredibile! Vide anche, in un luogo appartato, dei dannati in anima e in corpo! Ne era spaventata. La Madonna le spiegò che erano quelli che avevano venduto la loro anima al demonio con patto volontario…
Si potrebbero citare pagine e pagine, ma basta ciò per vedere quanto questa verità di fede fosse “familiare” e concreta nella quotidianità della vita e dell’esperienza di santa Veronica, in «conferma della fede», per chi cerca veramente e umilmente la Verità, arrendendosi davanti all’evidenza.
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