Irina Gladkikh non aveva scrupoli di alcun tipo: l’unica cosa al mondo alla quale tenesse veramente erano i soldi. E quando la sua carriera da escort in Russia ha cominciato a subìre qualche battuta d’arresto ha iniziato a guardare la figlia 13enne con occhi diversi.
Quella stessa figlia insieme alla quale si mostrava sorridente, amorevole e protettiva nelle foto glamour che sbandierava a destra e a sinistra, poteva diventare una miniera d’oro e risolverle tutti i problemi. Ha cominciato a pensare che, in fondo, cosa c’è di più attraente, per uomini facoltosi come quelli che aveva frequentato fino a quel momento, della verginità di una 13enne, il frutto proibito che lei avrebbe apotuto vendere loro? Un pensiero torbido che l’ha portata alla rovina prima che lei potesse rovinare l’esistenza della ragazzina.
E così, coinvolgendo nel suo progetto Alina Kukanova, un’altra escort sua collega di vecchia data, Irina ha cominciato a muoversi, all’insaputa della figlia, per cercare acquirenti online insieme all’amica e mettere in atto il suo orribile piano. Era andata a un passo dal concludere “l’affare” dopo una trattativa con un uomo degli Emirati Arabi Uniti che aveva offerto oltre 20mila euro per trascorrere una notte con la ragazzina, ma all’ultimo l’accordo era saltato. “Niente paura – le disse Alina – ho trovato un altro cliente affidabile”. Che il cliente fosse affidabile non c’era dubbio, ma non nel senso che intendevano le due donne: la persona che le aveva contattate, infatti, era un agente di polizia sotto copertura che aveva finto di essere interessato alla questione per poterle incastrare. La polizia, infatti, era riuscita a intercettare le loro mosse online per vendere la verginità della piccola e aveva deciso che era il momento di intervenire.
L’agente ha dato appuntamento a Irina e Alina in un ristorante di Mosca: le due sono partite dalla loro città di Chelyabinsk, nella Russia occidentale, e lo hanno raggiunto, hanno trattato con lui e si sono fatte consegnare il denaro pattuito, senza sapere che si trattava di banconote false. A quel punto la loro sorte era segnata: subito dopo cena l’agente le ha fatte arrestare e mettere dietro le sbarre, salvando così la 13enne dall’incubo che la sua mamma-orco aveva preparato per lei. La ragazzina è stata affidata ai parenti, mentre Alina è già stata condannata a tre anni e mezzo di carcere. Irina, ancora in attesa della condanna, rischia 10 anni. Quando uscirà dalla prigione è difficile che possa trovare una figlia disposta ad accoglierla a braccia aperte.
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