E’ diventato uno dei riti più suggestivi della liturgia ambrosiana. Questa usanza proviene da una tradizione molto antica, risalente al VII secolo. Questo particolare rito viene celebrato in occasione delle feste patronali e solo a tratti per quanto riguarda un santo martire.
La sua origine e significato sono ancora incerti, forse un’allusione al sacrificio della vita del martire che si festeggia.
Ecco come funziona:
All’inizio della messa solenne si svolge una processione che si ferma al limite del presbiterio dove è sospeso in alto un pallone, di stoppa o bambagia o di altro materiale combustibile, solitamente ornato con una croce, una corona e delle palme (simbolo del martirio). Dopo il canto dei 12 kyrie e della sallenda propria con il Gloria, mentre si ripete la sallenda, il celebrante, senza nulla dire, con un’apposita verga sormontata, solitamente, da 3 candelette incendia il pallone e sale in presbiterio. Un tempo probabilmente veniva incendiato dalla candela che era posta sulla croce astile dallo stesso ostiario che portava la croce.
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Il rito del faro è celebrato nel Duomo di Milano in occasione di Santa Tecla, patrona della parrocchia del Duomo e in molte delle parrocchie dedicate a santi martiri nel giorno della loro festa.
Fonte it.churchpop.com
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