Rivediamo quei momenti in questa riflessione scritta dal Cardinale Presidente del Pontificio Consiglio dei Laici, organizzazione della Santa Sede preposta alle Giornate mondiali della Gioventù!
Ogni volta che si celebra, la Giornata mondiale della gioventù suscita sempre un grande interesse. Nello stesso momento, però, apre alcuni interrogativi: come mai, in questo tempo di secolarizzazione dilagante, i giovani accolgono in modo così generoso ed entusiasta gli inviti del Papa? Perché i media dedicano tanto spazio a questi raduni? E perché la Chiesa guarda a essi con tanta speranza? Forse la risposta più immediata è che le gmg portano sempre grandi novità, sorprendono, suscitano meraviglia, perché i giovani stessi sono una novità nel mondo, sono portatori di una freschezza dell’umano, di nuove speranze riguardo al futuro.
Ogni gmg costituisce una grande sfida per la pastorale giovanile della Chiesa, perché i giovani dovrebbero essere sempre una priorità dell’impegno evangelizzatore della Chiesa. E si tratta di un compito non facile, anzi molto esigente, che richiede dai pastori grande coerenza e trasparenza di vita, perché i giovani sono particolarmente sensibili a questo aspetto: è richiesta una testimonianza autentica di fede.
Ma in questo contesto bisogna aprire ora la riflessione sul progetto pastorale di Papa Francesco nei confronti dei giovani. Il Santo Padre già nei primi quattro mesi del suo pontificato ha dimostrato come essi siano per lui un’importante priorità e nei suoi interventi è possibile rintracciare le grandi linee di tale progetto. Anzitutto si è dimostrato un vero maestro nel comunicare con loro, con stile semplice, concreto, incisivo, con un linguaggio che sa essere vicino ai giovani. In secondo luogo ha saputo individuare un traguardo fondamentale: aprire i giovani all’incontro con Cristo, che pieno di misericordia mai si stanca di perdonare. Un terzo aspetto riguarda il suo insistere sul fatto che i giovani, discepoli di Cristo, devono avere un “cuore grande”, come diceva il 7 giugno agli alunni delle scuole gestite dai gesuiti, aggiungendo che devono «imparare ad essere magnanimi», cioè non aver paura delle cose grandi per poter impegnare la vita in grandi ideali, mantenendo vivo «il desiderio di compiere grandi cose per rispondere a ciò che Dio ci chiede, e proprio per questo compiere bene le cose di ogni giorno, tutte le azioni quotidiane, gli impegni, gli incontri con le persone».
Inoltre per Papa Bergoglio i giovani devono avere il coraggio di andare controcorrente nella cultura dominante di oggi ed essere fieri di poterlo fare con l’aiuto del Signore. Devono sapere essere insomma segno di contraddizione nella società sempre più secolarizzata.
Inoltre il progetto pastorale del Pontefice per i giovani contiene un pressante invito a camminare, a non fermarsi mai e a non aver paura di cadere. Perché dalle cadute occorre sapersi rialzare e riprendere la marcia per avanzare sempre di più, senza mai sentirsi appagati. Di conseguenza non bisogna temere le decisioni definitive, “a vita”. Il Papa insiste molto sul fatto di non cedere al fascino del provvisorio: soprattutto quando si tratta delle non facili scelte legate al discernimento vocazionale.
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