RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO LUNEDI’ – Entrare nel Regno di Dio comporta un totale distacco dalle realtà terrene. Questo non vuol dire sopratutto il rinunciarvi, ma l’essere disposti a farlo.
La perfezione non è quindi quella che applico io nel mio cammino di osservanza.
La perfezione deriva dall’accogliere la proposta di Dio, quasi come una verifica per il cammino.
Spesso noi ci sentiamo nella via di Cristo, sulla base delle nostre osservanze esteriori.
Ma il cammino di Cristo è una rivelazione, che ci fa essere nella prova della scelta tra quello che Lui ci propone e quello che ci propone il mondo.
Osservare i comandamenti è cosa buona; ma essere perfetti, entrare nella vita eterna comporta il seguire il Cristo nella proposta che Lui ci fa.
NEL SEGUIRE CRISTO CI MANCA SEMPRE UNA COSA:…QUALE?
Ho osservato tutto, ma non ho osservato te.
Questo potrebbe essere il commento del giovane chiamato.
E corrisponde spesso alle nostre osservanze della legge religiosa.
Tutto e bene osservato riguardo a esse: fedeltà estrema.
Ma al momento della pratica, del salto decisivo: nulla di fatto.
Il giovane ricco non è ricco tanto della ricchezza, ma degli attaccamenti alle regole, ricchezze invisibili che lo bloccano in esse come in una cassaforte dello spirito, dell’anima.
E’ come se la sua anima fosse gelosamente custodita e racchiusa in quei beni spirituali che non si possono più toccare, sbloccare, usare per la vita di nessuno..nemmeno per la propria.
L’osservanza esteriore rende ricchi di buona fede, di coscienza pulita, di anime candide che non possono più essere toccate…altro che “mani pulite!”.
Non si può più fare nessuna pulizia, in quest’anima, perché la ricchezza di ordine è tale e talmente esagerata che impedisce a chiunque di accedere nella casa di quella persona.
Una casa bellissima, ma abbandonata a sè.
La vera ricchezza è la relazione, quando anche le ricchezze possono servire per una comunione rivissuta con l’altro; ma quando la ricchezza non ha più possibilità di relazione con l’altro, è estrema povertà umana e morale, e incapacità a decidere e a decidersi per una vita rinnovata.
Don Luciano Sanvito