La gioiosa macchina da guerra delle unioni civili si è inceppata e la partita è ancora tutta da giocare. Matteo Renzi lo sa. Intervenendo ieri all’Assemblea nazionale del Pd, di cui è segretario, il presidente del Consiglio ha praticamente ammesso di non avere la maggioranza al Senato.
«Siamo ad un bivio – ha dichiarato Renzi – o auspicare che il M5S non abbia la sindrome di Lucy e voti la legge o tentare un accordo di governo con un emendamento su cui sono pronto a mettere la fiducia. Deciderà il gruppo e sono disponibile a partecipare all’assemblea del gruppo da qui a martedì».
Ricapitolando quanto avvenuto fino ad oggi (ovvero di come l’arroganza del Pd abbia provocato solo sconfitte), il presidente del Consiglio si è giustificato. «Visto com’era la situazione – ha detto –, abbiamo deciso di fare l’accordo con Grillo e i Cinque stelle. Basta farci del male: non ci saremmo mai perdonati di non fare quel tentativo. Capisco la sindrome Lucy e Charlie Brown, quella di staccarsi dal padrone all’ultimo minuto. Ma loro hanno l’obiettivo fare il male del Pd, noi abbiamo l’obiettivo di fare il bene dell’Italia. Sappiamo che c’è un tentativo chiaro di riaprire la discussione sulle unioni civili e non approvare la legge neanche nel corso del prossimo anno». E qui Renzi non ci sta. Lui vuole portare a casa la legge e sbandierarla come trofeo in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
«La riforma delle unioni civili ci vede in difficoltà – ha proseguito – e credo che occorra il linguaggio della chiarezza: noi sappiamo che oggi in Italia c’è ancora un po’ di paura su questo tema e vorremo dirvi con rispetto: che paura possono fare due persone che si amano, vogliono dei diritti e sono pronti a darvi dei doveri? A me fanno paura quelli che si odiano non quelli che si amano. Non ci possiamo permettere di frustrare la speranza come con i Dico dieci anni fa, perché non è più in gioco un patrimonio di diritti ma la credibilità di tutti noi, nessuno escluso».
I cambiamenti d’opinione sono legittimi, per carità. D’altra parte, sappiamo quanto Renzi tenga alla parola data (chiedere ad Enrico Letta)… Tuttavia, la sua è una vera e propria “inversione ad U”.
Nel 2007 (stiamo parlando di meno di nove anni fa), dopo il Family Day convocato contro i Dico, l’allora presidente della provincia di Firenze all’AdnKronos affermò: «C’è uno sguardo carico di ideologia sulla famiglia. Tutto ciò che viene detto dalla Chiesa viene visto come ingerenza. Non c’è bisogno di essere cattolici per difendere la famiglia. Quando non si coglie il fatto storico di un milione di persone in piazza per il Family Day, si commette un errore gravissimo». Cosa ha indotto l’ex boy scout fiorentino a cambiare idea?
Per non parlare poi del fatto che finora ci avevano continuamente ripetuto la storia del ddl Cirinnà come iniziativa parlamentare, che non riguardava Palazzo Chigi. Ora invece vediamo che il Governo entra di peso nella questione.
A parte tutto ciò, come agirà ora il Pd? Per il momento, come ha detto Renzi, le strade sono due, entrambe in salita ed irte di ostacoli: votare sperando che i grillini non tirino brutti scherzi, oppure fare un accordo di governo, chiedendo la fiducia (sarebbe l’ennesimo esautoramento del Parlamento in soli due anni).
Ma in quest’ultimo caso cosa intende fare Ncd? L’accordo prevederà o no lo stralcio della stepchild adoption? Potrebbe essere, così si incasserebbe agevolmente l’appoggio di Alfano e si lascerebbe l’incombenza delle adozioni alla Corte Costituzionale (ma si scontenterebbe buona parte del Pd, Sel e i più del M5s). Oppure si troverà la “quadra” lasciando intonso l’art. 5, proponendo però – per salvare la faccia di Ncd – una leggina che rafforzi le norme contro l’utero in affitto, come chiesto ad esempio dal ministro Lorenzin? In tal caso Alfano approverebbe?
Dai giornali di oggi (22 febbraio) si apprende che forse Palazzo Chigi predisporrà un maxi emendamento, cioè un nuovo testo che introdurrà le unioni civili, senza la stepchild adoption.
E pare che su un testo del genere Renzi sia pronto a chiedere la fiducia.
Ncd ha l’ennesima occasione di mandare a casa questo governo e di contribuire a che l’Italia resti un baluardo nella lotta per la difesa della famiglia naturale, dei diritti dei bambini, della ragione e del buon senso. Se non lo farà, Alfano e i suoi devono aspettarsi tutte le conseguenze del caso.
ProVita e tutto il popolo del Family day chiedono il ritiro immediato dell’intero ddl Cirinnà. Nessun compromesso è possibile. Il “No” alle unioni civili deve essere senza se e senza ma.
Vigileremo e controlleremo come voteranno i singoli senatori e quale sarà la linea delle varie formazioni politiche. Ed alla prima occasione utile e non, ce ne ricorderemo.
Redazione Papaboys (Fonte www.notizieprovita.it/Federico Catani)