Partiamo dalla cara Italia nella quale si sono distinti in campo Sirigu e Darmian, vecchie conoscenze del Palermo, attori non attesi tuttavia in grado di stupire e impressionare positivamente. Una squadra che ha convinto, mostrandosi umile e concreta non disprezzando momenti di bel gioco.
Ma il Mondiale è innanzitutto fenomeno che travalica le stesse performance sportive attestandosi come evento portatore di uno spirito che unisce popoli e culture, possiamo dire di uno sport umanizzato e umanizzante. Tre gli elementi che sul piano antropologico sono maggiormente emersi in questi giorni: il calcio come gioia, festa e partecipazione di popolo. Gioia contagiosa quella che si espande al ritmo della ola, che puntualmente attraversa spalti pieni e colorati, che delineano per certi versi un approccio diverso alla vita tipico delle culture latino americane. Non mancano i problemi sociali e le sperequazioni in quelle terre, tuttavia c’è una partecipazione di popolo che esprime una naturale apertura al bello della vita e alla festa. Esempi paradigmatici anche in campo: l’esultanza della Colombia, l’entusiasmo della Costa d’Avorio, la gioia incontenibile del Costarica. Tre realtà non di prim’ordine, che tutta via hanno impresso un segnale deciso al Mondiale. Circa la Colombia, c’è un coreografo d’eccezione che pensa e produce danze coinvolgenti, il “napoletano” Armeno. Gli “elefanti” d’Africa invece mostrano pragmaticità e versatilità più incline ad un’idea moderna di calcio, mentre è apparsa spumeggiante la trama di gioco dei costaricensi, con individualità interessanti come quella di Campbell. Possiamo annoverare in questa schiera altri gesti eloquenti che non hanno ricevuto la dovuta attenzione mediatica: che dire del bel gesto di Del Bosque, CT della Spagna, che dopo la debacle della sua squadra, come un padre è andato a rincuorare ogni membro della panchina, appoggiando le sue mani sul capo dei giocatori. Certo, brucia molto la “manita” olandese su una Spagna forse appagata, che rischia di seguire la parabola discendente del Barcellona.
Intanto dallo “spirito mundial” accogliamo un ulteriore sollecitazione: la voglia di lottare su ogni pallone, l’impegno a confrontarsi alla pari e senza alcuna remora anche con gli avversari più blasonati. Non esistono match scontati. Il match dell’Uruguay docet. Gli sconosciuti honduregni hanno retto quasi un tempo contro i blasonati colleghi francesi, mentre lo scolastico 4-4-2 ecuadoriano stava per strappare un risultato positivo contro una rodata Svizzera, ricca di giocatori che giocano in Serie A. I panzer tedeschi hanno la meglio su un Portogallo svampito, ma il girone promette sorprese. Primo zero a zero del Mondiale, quello tra Iran e Nigeria. La vittoria degli USA sul Ghana segna la raggiunta maturità del calcio yankee, capace di un gioco pragmatico quanto efficace. Apparente declino delle compagini d’Africa. Se si esclude la vittoria della Costa d’Avorio, c’è delusione per le altre rappresentanti, solo pareggio per la Nigeria e sconfitta del Ghana e dell’Algeria contro il Belgio. Proseguiamo dunque con l’avventura mondiale, redigendo “appunti” per una riscrittura calcistica non scontata, nuova, capace di suggerisce alle coscienze assuefatte di tanti, fatti e interpretazioni che fanno crescere, che facciano esplorare diversamente i valori che girano intorno allo sport. di Giovanni Chifari
NOTA DELLA REDAZIONE PAPABOYS
All’allenamento di ieri della Nazionale italiana, erano presenti 150 bambini di un istituto scolastico di Mangaratiba, che hanno assistito alla prima mezz’ora della seduta e sono entrati anche in campo per una foto di gruppo. Il più acclamato tra gli Azzurri è stato Mario Balotelli, che è stato travolto dall’entusiasmo e dall’affetto dei giovani brasiliani.
C’è stato spazio anche qualche selfie, tra i meno bambini che erano riusciti ad infilarsi sui tre pullman arrivati al Portobello Resort alle 9.30 locali.
I due gialli con la scritta ‘Escola’ sopra avevano trasportato 78 alunni di due scuole elementari di Mangaratiba: la ‘Maria Augusta Lopes’ e la ‘Colonel Moreira da Silva’. La prima in particolare aderisce al movimento ‘Todos pela educacao’, tutti per l’educazione: e’ il movimento civile che si batte perchè entro il 2022, anno del bicencentario dell’indipendenza del Paese, ogni bambino brasiliano veda rispettato il suo diritto all’educazione di base.
PHOTOGALLERY DEGLI ALLENAMENTI DEGLI AZZURRI
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