Quando il monaco benedettino Casimiro Masetti De Marinis arrivò all’inizio degli anni Sessanta sul colle di Picciano, l’antico santuario di Maria Santissima Annunziata era sostanzialmente abbandonato e il terreno circostante appariva arido, privo di vegetazione e senza una strada d’accesso.
In alcuni anni di duro lavoro dom Casimiro piantumò i pendii, fece realizzare la strada, portò l’energia elettrica. E in quella località distante 15 chilometri da Matera una nuova comunità olivetana poté insediarsi nel monastero costruito nel frattempo attorno al santuario.
«La data d’inizio della comunità monastica la facciamo coincidere con la solenne incoronazione dell’effigie della Vergine di Picciano il 9 ottobre 1966, per opera del cardinale Ferretto», spiega l’attuale priore, dom Raimondo Schiraldi. E infatti lo scorso ottobre sono stati festeggiati i 50 anni dalla fondazione.
Quella di Picciano, eretta in priorato conventuale nel 1978, è l’unica comunità benedettina in Basilicata e attualmente è composta da 10 monaci di età compresa tra i 30 e gli 80 anni e due sorelle «vergini consacrate». «Il lavoro iniziato 50 anni fa», spiega l’abate, «continua nel monastero per “nulla anteporre all’opera di Dio”, come insegna la regola di san Benedetto, e nel santuario per dare il giusto valore alla parola di Dio e all’amministrazione dei sacramenti e per custodire e trasmettere la pietà popolare».
LA VERGINE DEI MIRACOLI
Il cuore del santuario di Picciano è l’immagine della Madonna, alle spalle dell’altare maggiore. Nella chiesa si conserva anche una statua della Vergine che, spiega dom Raimondo, «le comunità cristiane della zona ci chiedono sempre più spesso per risvegliare la fede. Nel corso del 2016, anno giubilare, oltre ad accompagnare i pellegrini che hanno raggiunto il santuario con catechesi, confessioni e celebrazioni, abbiamo guidato ben quattro “peregrinatio Mariae”».
Il santuario di Picciano non ha una data o una leggenda di fondazione: «I 150 anni di abbandono in seguito alla soppressione napoleonica hanno distrutto gli archivi e cancellato le tracce», spiega il priore. «Tuttavia il più antico documento che possediamo, datato 1219, ci parla di un abate, Guglielmo, chiamato a controfirmare un atto. Ulteriori testimonianze di cronisti materani attestano un monastero benedettino presso i “grottini”, località ancora oggi visibile, costituita da grotte per abitazioni lungo il torrente Gravina, ai piedi del colle, e di una chiesa sulla cima. Probabilmente erano monaci eremiti che in una fase successiva hanno optato per la vita cenobitica», cioè insieme in monastero. A questi primi monaci seguì la presenza dei cavalieri Templari e poi di quelli di Malta, fino alla soppressione del convento in età napoleonica. Di quell’epoca resta il palazzetto commendatale dei Cavalieri di Malta, nel quale è stato allestito un piccolo museo con testimonianze di episodi eccezionali accaduti ed ex voto del secolo scorso.
La parte più antica del santuario, edificato in diverse fasi, è l’attuale presbiterio, con un portale in tufo finemente lavorato, forse risalente al mille. Successivo è lo sviluppo della navata centrale, realizzata con un gusto più raffinato con tufi bianchi e gialli armoniosamente alternati e due cupole, di cui si notano appena le tracce, poi crollate in seguito a terremoti. La navata terminava con un bel catino absidale della metà del 15° secolo. Nel passaggio tra il 15° e 16° secolo fu invertito l’orientamento della chiesa, per cui fu creato un notevole portone d’ingresso. L’immagine della Vergine Annunziata fu salvata spostando i blocchi di tufo che reggevano l’affresco. Successivamente sono sorte le navate laterali, essenziali per ingrandire ulteriormente la chiesa che richiamava sempre più pellegrini attratti dalla fama dei miracoli attribuiti alla Madonna.
Alle spalle del piccolo santuario antico, negli anni Sessanta è sorto il moderno edificio che comprende il monastero dei Benedettini con una cappella dalle linee architettoniche contemporanee e la biblioteca e degli spazi dedicati a foresteria.
PELLEGRINI DI SPERANZA
«La maggior parte dei pellegrini cerca al santuario ciò che abitualmente non trova in parrocchia», spiega il priore Raimondo. «Singolare è l’emozione di trovarsi davanti a una effigie miracolosa. Quanta commozione! Non è difficile vedere la gente piangere, uomini o donne pregare a voce alta per farsi meglio ascoltare, in particolare davanti alla statua dell’Annunziata. Se i mazzi di fiori potessero parlare esprimerebbero ringraziamento per le grazie ricevute, attesa per bisogni segreti, richieste: per la salute, per ricongiungimenti familiari, di lavoro per i figli… Commoventi le preghiere dei bambini quando chiedono che papà e mamma tornino insieme».
Picciano è un santuario molto amato in Basilicata: «In tanti ricordano il primo pellegrinaggio fatto da bambini a piedi o schiacciati su un carro trainato da cavalli. Ma anche le prugne secche tipiche di Picciano e i “cucù”, caratteristici fischietti di creta». Oggi i periodi più frequentati sono il mese di maggio e la seconda domenica di ottobre, anniversario dell’incoronazione della Madonna. E torna in voga il pellegrinaggio a piedi. «Ma ogni domenica», assicura il priore, «a Picciano è festa: per le famiglie c’è sempre una celebrazione, c’è la possibilità di confessarsi, ci sono il bosco e l’aria buona, i bambini possono correre e divertirsi».
L’IMMAGINE DAVANTI ALLA QUALE HANNO PREGATO DUE PAPI
Una delle più antiche descrizioni delle manifestazioni devozionali alla Madonna sul colle di Picciano ci è fornita dal cronista materano Eustachio Verricelli. Nella sua cronaca del 1595 scrive che «il dì della Nonciata (della Annunciazione, ndr) se fa la festività con molto concurso dei forastieri per li grandissimi miracoli che fa…». Davanti alla Madonna di Picciano hanno pregato anche due Papi: Giovanni Paolo II venerò e benedisse l’affresco durante la sua visita in Basilicata il 27 aprile 1991 (foto a sinistra). Per l’occasione l’immagine fu trasferita in centro a Matera perché non era previsto l’arrivo del Papa fino al santuario. Il 9 ottobre del 1988 salì invece personalmente a Picciano Joseph Ratzinger, all’epoca ancora cardinale prefetto della Congregazione vaticana per la dottrina della fede.
ORGANIZZARE LA VISITA
Picciano è una frazione di Matera e si trova a 15 chilometri dal capoluogo, percorrendo la strada provinciale per Gravina in Puglia fino al bivio per il santuario. Per chi viaggia con i mezzi pubblici, Matera è collegata dalla ferrovia Roma-Taranto (www.trenitalia.it) e con la ferrovia Appulo Lucana (http://ferrovieappulolucane.it) da Bari. A Matera, in piazza Matteotti, prendere l’autobus n. 15 (http://miccolis-spa.it). Tel. 0835/30.28.90-91 www.santuariopicciano.it.
ORARI E CELEBRAZIONI
Il santuario è aperto nei festivi dalle 7.30 alle 13.30 e dalle 16 alle 20.30; nei feriali dalle 7 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 20.30. Tutti giorni festivi ci sono sei Messe. Tutto l’anno, mattino: ore 9.30; 11; 12. Pomeriggio invernale: Rosario 16; Messa 16.30, seguono Vespri cantati. Messe 17.30 e 18.30. Pomeriggio estivo: Rosario 16.30; Messa 17 con Vespri. Messe, 18 e 19. Mesi di luglio e agosto 17.30; 18.30; 19.30. Confessioni: tutti i giorni dalle 9 alle 20 (escluso pranzo).
Testo di Paolo Rappellino
Fonte www.credere.it
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