A nulla sono valse le rimostranze dei parenti, secondo cui l’Uzbekistan è (o dovrebbe essere) uno Stato laico e i cimiteri sono pubblici. Per l’imam “è un cimitero musulmano” e i cristiani non sono ammessi. Due casi analoghi si sono verificati anche nella regione autonoma di Karakalpakstan, nel nord-ovest del Paese. Funzionari dell’amministrazione locale hanno imposto alle famiglie di due donne – cristiane protestanti, morte nel febbraio scorso – la sepoltura nel cimitero russo-ortodosso, dopo che l’imam locale aveva vietato l’uso del camposanto statale. Anche in questa vicenda è risultata fondamentale l’azione del leader islamico locale, secondo cui “quanti accettano una religione diversa, non possono essere sepolti nello stesso cimitero con i musulmani”. L’88% delle popolazione uzbeka è di fede musulmana sunnita mentre i cristiani costituiscono l’8%. Nel Paese, la libertà confessionale è soggetta a forte limitazione da parte del governo. La legge uzbeka considera “illegale” la detenzione di letteratura religiosa “solo se questa è collegata all’estremismo e incita l’odio”. Ma le autorità giudiziarie spesso dispongono di distruggere il materiale confiscato nelle abitazioni dopo il “parere positivo” di alcuni “esperti del settore”, che di regola definiscono “estremisti” tutti i libri che parlano di religione. a cura di Ornella Felici
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