Categorie: Sancta Sedes

Va avanti dialogo con i pentecostali. Farrel: pronto documento

Si è conclusa oggi a Roma una nuova sessione del Dialogo cattolico-pentecostale che si è svolta sul tema dei carismi nella Chiesa. Copresidenti sono stati mons. Michael F. Burbidge, vescovo di Raleigh (Stati Uniti), da parte cattolica, e il rev. Cecil M. Robeck (Assemblee di Dio, Stati Uniti) da parte pentecostale. Per fare il punto, Sergio Centofanti ha intervistato mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani:

R. – È la continuazione di un dialogo che va avanti da quasi trenta anni. Questa volta sono stati esaminati l’importanza e il ruolo dei carismi nella vita della Chiesa. È stato un dialogo molto interessante, franco e anche fruttuoso. Siamo quasi al punto di avere un documento finale che racchiude cinque anni di dialogo.

D. – Che cosa potrà emergere da questo documento?
R. – Si intende che questo documento sia una base di studio per una comprensione reciproca. Quindi la Commissione deve presentare una riflessione che poi deve essere ripresa in tutte le nostre facoltà, nei nostri gruppi, associazioni locali … Questo è il frutto del dialogo.

D. – Quali sono i progressi concreti che sono stati fatti in questo dialogo?
R. – Il punto fondamentale è capire sempre meglio il fenomeno, l’esperienza pentecostale – per noi cattolici non è facile capire questo modo di vivere il Vangelo – e da lì passare ad un nuovo livello di rispetto reciproco e comprensione cercando di andare avanti verso una collaborazione sempre più intensa.

D. – Quali sono le principali caratteristiche della spiritualità pentecostale?
R. – Innanzitutto il senso della presenza e dell’azione diretta di Dio nella vita anche dell’individuo. Questo è evidente anche nel loro modo di pregare e di capire le ispirazioni che costantemente dirigono la vita del cristiano. Poi un senso di missione, cioè di dover comunicare sempre il messaggio del Vangelo perché hanno un senso molto vivo del fatto che senza Cristo non si è salvati.

D. – C’è stato un impulso particolare per il dialogo con i pentecostali con Papa Francesco?
R. – Certamente anche lui porta una novità che è quel suo mondo di vivere il cristianesimo come esperienza e non solo come dottrina. Questo lo capiscono molto bene e sentono una vicinanza particolare.

D. – I pentecostali sono sempre più numerosi nel mondo, come i carismatici cattolici …
R. – Credo che questo corrisponda al fatto che le persone oggi sentono il bisogno di una vera spiritualità che superi quel cristianesimo intellettuale che riduce tutto ad una fede di dottrine da accettare o non accettare. Invece l’uomo di oggi ha bisogno di sperimentare la presenza, la grazia di Dio, nella vita concreta, e questo i pentecostali e i carismatici cattolici o cristiani lo sentono vivamente e lo trasmettono nella loro allegria e nel loro senso di comunità.

D. – Questo dialogo come si inserisce nel dialogo più ampio con il mondo protestante?
R. – Bisogna distinguere due tipi di mondo con cui dialoghiamo, cioè quel mondo delle chiese storiche in cui abbiamo tanti elementi di comunanza e abbiamo la stessa storia e tutto questo mondo nuovo dei pentecostali, dei carismatici, una nuova forma vitale di vivere in modo autentico il Vangelo nella vita concreta. Questi sono due modi di fare il dialogo, perché le basi e i punti comuni sono diversi.

D. – Una nuova speranza per il cammino dell’unità dei cristiani?
R. – Sì, noi lavoriamo perché possiamo superare quelle divergenze e rivalità che per secoli hanno caratterizzato i rapporti tra le chiese. Adesso cerchiamo di costruire ponti di fratellanza e di comprensione che portino poi a collaborare perché c’è tanto lavoro da fare insieme in questo mondo secolarizzato.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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