Giovani verso il Sinodo: vogliamo una Chiesa gioiosa, autentica e interattiva
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
I giovani del mondo sono attirati dalla gioia, che dovrebbe essere un segno distintivo della fede cristiana, e desiderano vedere una Chiesa che sia testimone vivente di ciò che insegna. Una Chiesa che non li consideri troppo piccoli per essere protagonisti del loro cammino spirituale. E lo scrivono nel documento conclusivo della riunione pre-sinodale tenuta questa settimana al collegio Mater Ecclesiae di Roma, in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre, su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Nelle 14 pagine del testo, sintesi del lavoro di 20 gruppi linguistici nei quali si sono divisi i 300 partecipanti, più 6 gruppi tematici dei social media che hanno coinvolto 15mila navigatori, i giovani scrivono alla gerarchia ecclesiastica che desiderano “una Chiesa autentica, una comunità trasparente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva”.
Il documento è diviso in tre parti: le sfide e opportunità dei giovani nel mondo di oggi, la fede e vocazione, discernimento e accompagnamento e l’azione educativa e pastorale della Chiesa. Sarà una delle fonti per la stesura dell’Instrumentum laboris del Sinodo, scritto dai giovani per dare ai padri sinodali uno “strumento di navigazione” per una maggiore comprensione dei giovani. Un’ espressione, scrivono nell’introduzione “di dove ci troviamo, dove siamo diretti” e “un indicatore di cosa la Chiesa deve fare per andare avanti”. Un giovane di Panama, che ospiterà la prossima Gmg nel 2019, lo consegnerà domani a Papa Francesco durante la messa della Domenica delle palme.
Per formare la nostra personalità, spiegano i giovani nel documento, cerchiamo “il senso di noi stessi in comunità che siano di sostegno, edificanti, autentiche e accessibili, cioè comunità in grado di valorizzarci”. Queste possono essere la famiglia, prima di tutto, anche se alcuni si allontanano dalle tradizioni, “sperando di essere più originali”. Ma anche gruppi, associazioni e movimenti e certamente la Chiesa, anche se per alcuni “la religione è ormai considerata una questione privata”. Spesso la Chiesa è vista come troppo severa o moralista.
Davanti ad argomenti che li coinvolgono e li preoccupano come la sessualità, le dipendenze, i matrimoni falliti, le famiglie disgregate, i grandi problemi sociali, la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado dell’ambiente, i giovani chiedono alla Chiesa “inclusione, accoglienza, misericordia e tenerezza”.
Guardano al futuro, i giovani scrivono: “abbiamo troppa paura, e alcuni di noi hanno smesso di sognare”. Ma poi aggiungono: “cerchiamo l’opportunità per poter lavorare e costruire un mondo migliore”, aiutati in questo anche dalla Dottrina sociale della Chiesa.
“Per i giovani che vivono in regioni del mondo instabili e vulnerabili – prosegue il documento – c’è la speranza e l’aspettativa di azioni concrete da parte dei governi e della società: mettere fine ai conflitti e alla corruzione, occuparsi dei cambiamenti climatici, delle disuguaglianze sociali e della sicurezza”.
Un paragrafo è dedicato al rapporto con la tecnologia, che per qualcuno “ha arricchito le nostre relazioni, per tanti altri ha preso la forma di una dipendenza, diventando un sostituto della relazione umana e persino di Dio”. È evidente, si legge ancora “che i giovani di tutto il mondo stiano consumando in maniera ossessiva i prodotti multimediali. Sebbene viviamo in un mondo iperconnesso, la comunicazione tra i giovani rimane limitata a gruppi tra loro simili”.
“Spesso i giovani tendono ad avere diversi comportamenti negli ambienti online e in quelli offline. È necessario – è la richiesta dei giovani – offrire formazione ai giovani su come vivere le loro vite digitali”.
“Problemi come la pornografia pervertono la percezione che il giovane ha della propria sessualità. La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana”.
Per questo nel documento si chiede alla Chiesa maggior attenzione “alla piaga della pornografia, includendo gli abusi in rete sui minori, il cyberbullismo e il conto salato che essi presentano alla nostra umanità”.
“Molti di noi desiderano fortemente conoscere Gesù” aggiungono, ma chiediamo per questo “testimoni autentici: uomini e donne in grado di esprimere con passione la loro fede e la loro relazione con Gesù, e nello stesso tempo di incoraggiare altri ad avvicinarsi, incontrare e innamorarsi a loro volta di Gesù”.
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C’è tanta confusione tra i giovani sulla figura di Gesù, si rileva, e si propone “un ritorno alle Scritture, in modo da poter approfondire la conoscenza della persona di Cristo, la Sua vita, e la Sua umanità”.
Alla fine i giovani del mondo riuniti a Roma chiedono alla Chiesa di incontrare le persone dove socializzano “bar, caffetterie, parchi, palestre, stadi, e qualsiasi altro centro di aggregazione culturale o sociale”. Ma anche in luoghi travagliati come “orfanotrofi, ospedali, periferie, zone di guerra, prigioni, comunità di recupero e quartieri a luci rosse”. Oltre ai luoghi fisici, i giovani chiedono alla Chiesa di raggiungerli nel mondo digitale. “Auspichiamo – scrivono – una Chiesa accessibile attraverso i social media e i vari spazi virtuali”.
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