Vallini: Roma ha urgente bisogno di ‘un supplemento di anima’

Le nuove povertà, l’accoglienza e l’integrazione, la formazione di una nuova classe dirigente nella politica. Sono i contenuti della ‘Lettera alla Città’ presentata nella basilica di San Giovanni, dal cardinale vicario per la diocesi di Roma, Agostino Vallini. Servizio di Francesca Sabatinelli:

Roma oggi vive transizione e crisi. Corruzione, impoverimento urbanistico, crisi economica: sono soltanto alcuni degli “affanni” di una città in cui aumentano le povertà, le tensioni sociali, soprattutto di fronte alla “sfida dell’immigrazione”, alimentate anche dalla “sfiducia nelle istituzioni civili e la perdita del senso di appartenenza sociale”. Il cardinale Vallini parla ai romani tutti, con una lunga lettera in cui mette a fuoco i dolori che investono oggi la capitale, in cui chiama i cristiani della città a brillare come “luce del mondo” e ad un forte impegno per “imprimere nuovo slancio e passione alla rigenerazione della vita sociale”. Tante le sofferenze di Roma, molte delle quali provocate dalla disoccupazione, e poi le diseguaglianze tra centro e periferie,  gli steccati tra ambienti sociali diversi. Va poi anche “ristabilito un nuovo patto generazionale tra adulti e giovani”.

Il porporato elenca i segnali del degrado urbano di alcuni quartieri, ai quali si aggiungono problemi di sicurezza e di violenza. Chiede poi di non accusare o condannare le istituzioni o la società, ma piuttosto di fare ognuno la propria parte, perché alla radice del problema “c’è una profonda crisi antropologica ed etica”. La lettera è un richiamo a sconfiggere “la diffidenza”, laddove sembra smarrito “il senso condiviso dell’inviolabile dignità della persona” i romani devono ritrovare il prezioso tesoro che è il Vangelo. E poi ancora un appello: perché in questo Anno Santo della Misericordia si agisca “concretamente affinché Roma diventi sempre più abitabile”. Occorre “ripartire dalle molte risorse civili e religiose della città”, ricordando sempre “il ruolo della Chiesa”, soprattutto nella persona del Papa. La Chiesa intende rendere Roma “più attiva, più partecipe e più unita. Aperta a tutti e che vada incontro ai bisogni e alle richieste della popolazione”.

Cinque le sfide che si devono quindi affrontare. La prima: la povertà delle famiglie, assillate dalla mancanza di lavoro, non sostenute dai sussidi e, in alcuni casi, colpite anche dal gioco d’azzardo, piaga che deve essere affrontata con “interventi rapidi e decisi a livello culturale e normativo”. Vallini ricorda inoltre la necessità di politiche a sostegno di chi non ha casa, di chi ha perso il lavoro, dei separati, di anziani, di immigrati e dei senza fissa dimora.

Altra sfida: l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati tutti, che devono essere aiutati, loro e le famiglie, ad integrarsi con  strategie efficaci e condivise. La “comunità cristiana è impegnata a promuovere la cultura dell’incontro”, si dovrebbero quindi organizzare “eventi comuni contro la violenza e contro le stragi commesse in nome di Dio”. La Chiesa è quindi pronta a rispondere alla richiesta del Papa di accogliere una famiglia di profughi e a combattere  “ogni forma di sfruttamento prodotto dalla «cultura dello scarto»”: da quello economico degli studenti fuori sede e degli stranieri, a quello della prostituzione.

Terza sfida: l’educazione. Nell’era di Internet il rischio è di “un determinismo tecnologico per cui si spostano verso la ‘rete’ compiti che sono propri dei soggetti educativi, come ad esempio quelli di promuovere alla libertà e alla democrazia”. Altro rischio serio: quello di “emarginare l’educazione al pensiero critico a favore di una mitologia dello sviluppo economico”. Non si può “insegnare alle nuove generazioni che l’unica cosa che conta è la crescita della quantità di denaro”. Serve quindi  “costruire una cultura di spessore, tutelare e includere gli alunni fragili e in difficoltà, promuovere il senso etico e civico, educare alla legalità, al rispetto reciproco e all’accoglienza di ciascuno”, un impegno che richiama alla necessità di un uso competente e consapevole dei mezzi di comunicazione, punto che riveste la quarta sfida.

Negli ultimi trent’anni, scrive  Vallini, i mass media, soprattutto le tv,  hanno  “proposto immaginari sociali e modelli di vita spesso irreali, suscitando aspettative di successo e di benessere, e non di rado legittimando nell’opinione comune l’uso di mezzi moralmente censurabili per raggiungere tali obiettivi”. Il mondo proposto è spesso “un brutto posto dove non verrebbe voglia di vivere”, che strumentalizza in modo degradante l’immagine della donna, dove si fa “scempio della conflittualità familiare e della coppia”, dove “si produce una volgarità invadente” e si legittimano comportamenti  “violenti e di prevaricazione”. “Si impone quindi l’urgenza di ricostruire una cultura collettiva più umana e più vera. Più attraente”. La Chiesa intende essere presente “nell’agorà dei media, offrendo la sua voce ed il suo punto di vista”.

Quinta ed ultima sfida: formare la classe dirigente di domani, che sia competente e dedita al bene comune. Pur senza esprimere una condanna generalizzata e senza appello, Vallini sottolinea come una delle cause dell’attuale situazione di crisi debba essere individuata anche nella debolezza di parte della classe dirigente, laddove spesso persone di valore non riescono ad esprimersi, mentre altri spinti da “brama di potere e desiderio smodato di arricchimento”, occupano posti nella direzione e gestione delle istituzioni.

In conclusione: occorre garantire ad ogni cittadino e famiglia lo sviluppo e il pieno esercizio della dignità umana, mentre la “classe dirigente è chiamata a fare il possibile per garantire a tutti dignità piena e il necessario per formare e mantenere una famiglia”. Occorre avviare il “cantiere” per costruire adeguati “cammini di formazione pre-politica aperti a tutti, particolarmente alle migliori energie giovanili, per rimotivare anzitutto i credenti all’impegno politico come servizio verso la società ed esercizio supremo della ‘carità sociale'”.. 

 “In questo momento di grandi cambiamenti epocali, il Giubileo della Misericordia è una grazia per la Chiesa e per ogni cristiano”, spiega Vallini, e la “Chiesa di Roma vuole fermarsi, inginocchiarsi e offrire il proprio aiuto davanti alle sofferenze degli uomini”. Roma, è il richiamo ha urgente bisogno di questo “supplemento d’anima” per essere all’altezza della sua vocazione e delle nostre attese di speranza.

Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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