Mt 5,17-19
Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Per dare luce alla nostra lampada dobbiamo alimentarla quotidianamente con la nostra carne trasformata in olio. Ma come si trasforma la nostra carne in olio per dare luce perenne alla lampada? Gesù ci insegna che questo avviene attraverso l’osservanza di ogni prescrizione della legge, sia di quelle speciali, alte, solenni come anche di quelle piccole, minime, quasi insignificanti.
Ogni precetto del Vangelo è una legge di amore. È la via per trasformare la nostra vita in olio di salvezza e di redenzione, di verità, giustizia, pace. È legge spirituale infallibile: “Chi disprezza le piccole prescrizioni, a poco a poco disprezzerà anche quelle grandi. Chi non cura le piccole cose, neanche delle grandi si prenderà cura”. Inoltre le grandi cose non tutti le possono fare, le piccole invece tutti le possono vivere. Vincere la fame del mondo nessun uomo da solo lo potrà mai. Vincere però la fame di un uomo, lo possono tutti. È sufficiente non mangiare da soli il proprio tozzo di pace. In questo può venire in aiuto la lettura della coscienza di Giobbe. Essa è tutta orientata all’osservanza delle piccole cose. Non vi è una sola cosa grande da lui compiuta.
Ho stretto un patto con i miei occhi, di non fissare lo sguardo su una vergine. Se ho agito con falsità e il mio piede si è affrettato verso la frode, mi pesi pure sulla bilancia della giustizia e Dio riconosca la mia integrità. Se il mio passo è andato fuori strada e il mio cuore ha seguìto i miei occhi, se la mia mano si è macchiata, io semini e un altro ne mangi il frutto e siano sradicati i miei germogli. Se il mio cuore si lasciò sedurre da una donna e sono stato in agguato alla porta del mio prossimo, mia moglie macini per un estraneo e altri si corichino con lei; difatti quella è un’infamia, un delitto da denunciare, quello è un fuoco che divora fino alla distruzione e avrebbe consumato tutto il mio raccolto. Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me, che cosa farei, quando Dio si alzasse per giudicare, e che cosa risponderei, quando aprisse l’inquisitoria? Chi ha fatto me nel ventre materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel grembo? Se ho rifiutato ai poveri quanto desideravano, se ho lasciato languire gli occhi della vedova, se da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse anche l’orfano – poiché fin dall’infanzia come un padre io l’ho allevato e, appena generato, gli ho fatto da guida –, se mai ho visto un misero senza vestito o un indigente che non aveva di che coprirsi, se non mi hanno benedetto i suoi fianchi, riscaldàti con la lana dei miei agnelli, se contro l’orfano ho alzato la mano, perché avevo in tribunale chi mi favoriva, mi si stacchi la scapola dalla spalla e si rompa al gomito il mio braccio, perché mi incute timore il castigo di Dio e davanti alla sua maestà non posso resistere.
Se ho riposto la mia speranza nell’oro e all’oro fino ho detto: “Tu sei la mia fiducia”, se ho goduto perché grandi erano i miei beni e guadagnava molto la mia mano, se, vedendo il sole risplendere e la luna avanzare smagliante, si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato un bacio, anche questo sarebbe stato un delitto da denunciare, perché avrei rinnegato Dio, che sta in alto. Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico? Ho esultato perché lo colpiva la sventura? Ho permesso alla mia lingua di peccare, augurandogli la morte con imprecazioni? La gente della mia tenda esclamava: “A chi non ha dato le sue carni per saziarsi?”. All’aperto non passava la notte il forestiero e al viandante aprivo le mie porte. Non ho nascosto come uomo la mia colpa, tenendo celato nel mio petto il mio delitto, come se temessi molto la folla e il disprezzo delle famiglie mi spaventasse, tanto da starmene zitto, senza uscire di casa. Se contro di me grida la mia terra e i suoi solchi piangono a una sola voce, se ho mangiato il suo frutto senza pagare e ho fatto sospirare i suoi coltivatori, in luogo di frumento mi crescano spini ed erbaccia al posto dell’orzo» (Gb 31.1-40a)
Il mondo è rovinato perché vengono trascurate le piccole cose. Urge reagire.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci nelle piccole cose.
Commento del Movimento Apostolico