In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Il miracolo per contatto con il corpo del profeta è conosciuto perché praticato da Elia ed Eliseo. Con quest’ultimo anche il contatto con la sua tomba opera una risurrezione.
In seguito accadde che il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elia: «Che cosa c’è tra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto.
Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elia prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elia disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elia: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità» (1Re 17,17-24).
Eliseo disse a Giezi: «Cingi i tuoi fianchi, prendi in mano il mio bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del ragazzo». La madre del ragazzo disse: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». Allora egli si alzò e la seguì. Giezi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del ragazzo, ma non c’era stata voce né reazione. Egli tornò incontro a Eliseo e gli riferì: «Il ragazzo non si è svegliato».
Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, coricato sul letto. Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore. Quindi salì e si coricò sul bambino; pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani sulle mani di lui, si curvò su di lui e il corpo del bambino riprese calore. Quindi desistette e si mise a camminare qua e là per la casa; poi salì e si curvò su di lui. Il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi. Eliseo chiamò Giezi e gli disse: «Chiama questa Sunammita!». La chiamò e, quando lei gli giunse vicino, le disse: «Prendi tuo figlio!». Quella entrò, cadde ai piedi di lui, si prostrò a terra, prese il figlio e uscì (2Re 4,29-37).
Eliseo morì e lo seppellirono. Nell’anno successivo alcune bande di Moab penetrarono nella terra. Mentre seppellivano un uomo, alcuni, visto un gruppo di razziatori, gettarono quell’uomo sul sepolcro di Eliseo e se ne andarono. L’uomo, venuto a contatto con le ossa di Eliseo, riacquistò la vita e si alzò sui suoi piedi (2Re 13,20-21).
Tra Elia, Eliseo e Gesù vi è un’altissima differenza di santità. Elia ed Eliseo sono come un piccolo fuoco. Perché la legna possa ardere occorre molto tempo. Gesù è invece più che una fornace ardente. Non appena la legna tocca la fornace subito brucia e si consuma. Elia ed Eliseo faticano perché l’anima del bambino torni nel corpo. A Gesù è sufficiente una parola. Lui non deve toccare nessun corpo. Basta che un altro corpo tocchi anche il lembo della fornace che è il suo corpo e tutto brucia e si consuma. In ogni opera da Lui compiuta si manifesta l’abisso che lo separa da tutti i profeti e i giusti dell’antico Testamento.
Gesù è il divinamente e l’umanamente differente. Tra Lui e tutti gli altri non vi è la distanza che separa l’eternità dal tempo. Vi è l’infinito eterno.
Si osservino tutte le opere degli uomini. Chi è onesto di mente, dovrà confessare che in nessun altro uomo vi è una santità così elevata. La Scrittura attesta che ogni uomo è inganno, menzogna, falsità. Eppure milioni di uomini inseguono la falsità. Lasciano la verità per abbracciarla. Questo rincorrere la falsità, il piantarsi in essa, attesta e rivela la profonda lacerazione prodotta dal peccato nel cuore, nell’anima, nella mente, nello stesso corpo. Oggi anche il cristiano si lascia ammaliare dalla falsità. Non si separa però dal corpo di Cristo, ha deciso di inquinarlo e distruggerlo dal di dentro.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero corpo di Cristo.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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