Verbum Domini

Vangelo (11 Luglio 2018) Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto

Mt 19,27-29
Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto.

In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Quando il Signore chiama qualcuno, non lo chiama per un suo beneficio personale, ma per trasformarlo in un essere nuovo, per divinizzarlo, ricolmarlo di sé, infondere in lui tutta la potenza del suo amore, della sua compassione e misericordia, per fare di lui una perfetta immagine di se stesso, perché lui agisca sempre da “Dio” e non più da “carne di peccato, di morte”. Come Dio agisce sempre da Salvatore della sua creatura, così il chiamato dal Signore agirà sempre da salvatore dei suoi fratelli. Comprendiamo questa verità se ci lasceremo aiutare da quanto Mosè disse al suo popolo, ormai pronto per entrare nella Terra Promessa. Ecco il suo “testamento spirituale”.

«Udite, o cieli: io voglio parlare. Ascolti la terra le parole della mia bocca! Scorra come pioggia la mia dottrina, stilli come rugiada il mio dire; come pioggia leggera sul verde, come scroscio sull’erba. Voglio proclamare il nome del Signore: magnificate il nostro Dio! Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto.

Prevaricano contro di lui: non sono suoi figli, per le loro macchie, generazione tortuosa e perversa. Così tu ripaghi il Signore, popolo stolto e privo di saggezza? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito? Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo racconterà, i tuoi vecchi e te lo diranno. Quando l’Altissimo divideva le nazioni, quando separava i figli dell’uomo, egli stabilì i confini dei popoli secondo il numero dei figli d’Israele. Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità. Egli lo trovò in una terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come la pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore, lui solo lo ha guidato, non c’era con lui alcun dio straniero. Lo fece salire sulle alture della terra e lo nutrì con i prodotti della campagna; gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dalla roccia durissima, panna di mucca e latte di pecora insieme con grasso di agnelli, arieti di Basan e capri, fior di farina di frumento e sangue di uva, che bevevi spumeggiante (Dt 32,1-14).

Perché Gesù chiama i suoi apostoli, i suoi discepoli, i suoi fedeli? Non per Lui, ma per riempirli di Lui, di Dio, dello Spirito Santo, del suo amore eterno, per trasformarli in misericordia, pietà, compassione, divina carità, in modo che essi vivano da perfetta immagine del Signore e come Lui consegnino tutta la vita per la salvezza dei loro fratelli. La missione non è una sovrastruttura, una coperta, un vestito che si mette sulla pelle cristiana, essa del cristiano è la sua stessa natura trasformata in amore da Cristo Gesù. Il cristiano è fatto dal Signore amore di salvezza, redenzione, verità, compassione, santità. Lui vive e vivendo ama, amando salva e redime. Ogni separazione tra missione ed essere, fa di noi dei missionari artificiali. Gesù ci ha trasformati in amore in tutto simile al suo e il suo è amore purissimo di salvezza.

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Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.



Non si va dietro Gesù perché Lui ha bisogno di noi per qualche cosa. Si va da Lui come la creta va nelle mani del Signore: per essere trasformati in esseri amanti, sempre, perché la nostra natura sia amore. Quando la nostra natura in Cristo, per la potenza dello Spirito Santo, diviene amore, allora non ci si chiede più qual è il guadagno della sequela. L’amore è guadagno a se stesso. Divenire persone d’amore è il più alto guadagno per un uomo. Gesù trasforma la natura. Pietro però viene rassicurato. Ancora il suo pensiero è umano, troppo umano. Non è stato trasformato ancora in purissimo amore dallo Spirito di Dio. Con Gesù tutto si guadagna sulla terra e nell’eternità. Niente si perde. Ora Pietro può seguire il Signore con il cuore in pace. Il suo profitto è assicurato. Domani sarà trasformato in amore e tutto sarà diverso.



Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci purissimo amore in Gesù.

Commento del Movimento Apostolico
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