Lc 6,20-26
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
L’Evangelista Matteo inizia il suo racconto sulle Parole e le opere di Gesù, presentandolo come “Grande luce” che viene per illuminare una terra di tenebre e di caligine, una regione che abita e dimora nella morte. In questa regione non abitano solo ricchi e non abitano solo poveri. Vi abitano poveri e ricchi, ma tutti nelle tenebre.
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,12-17).
Il Padre manda il Figlio suo sulla terra perché illumini poveri e ricchi, affamati e sazi, quanti sono nel pianto e quanti invece nel godimento peccaminoso dei sensi. Agli uni e agli altri il Signore Dio per mezzo di Cristo Gesù fa risplendere la sua luce. Il povero, l’affamato, colui che piange è invitato a rimanere sulla sua croce di povertà, miseria, dolore, fame, sete, nudità. Se lui rimarrà su questa sua croce, senza invidia, senza desideri, senza affanno per le cose di questo mondo, accettando la sua condizione e benedicendo il Signore per questa via che gli ha assegnato per raggiungere la vita eterna, da Lui sarà confortato, consolato, saziato, benedetto, elevato.
Al ricco, al sazio, al gaudente sempre il Padre per mezzo di Gesù Signore, gli dice che deve scendere da questa croce di peccato, altrimenti da essa Dio sarà tenuto lontano e lui finirà nelle tenebre eterne. Come scenderà dalla croce di peccato? Trasformando la sua ricchezza in carità, elemosina, opera di bene. Donando sazietà, gioia, conforto ai suoi fratelli. È giusto che si chiarifichi una altissima verità evangelica: la carità del ricco non serve al povero che accetta la sua croce. Al povero ci pensa il Signore, sempre che il povero si lasci illuminare dalla luce di Cristo Gesù e fa del Vangelo la sua vita.
La carità, l’elemosina serve al ricco per aprirsi una porta per entrare domani nel regno dei cieli. La carità del ricco non è questione di umanità, ma di vita eterna. Non è questione antropologica o di pura filantropia, ma purissimo motivo escatologico, di vita eterna. Finché noi ne facciamo una questione di giustizia sociale o puramente antropologica o umanitaria, non siamo annunciatori del Vangelo. Siamo uomini del mondo che parlano secondo il mondo. Siamo ideologici della carità e sindacalisti di essa.
Il discepolo di Gesù non è un antropologo, non è un ideologo, non è neanche un costruttore di umanità equa e solidale. Cristo Gesù non lo ha mandato nel mondo per queste cose. Queste cose appartengono al mondo ed è giusto lasciarle ad esso. Il cristiano è un costruttore di vera escatologia. Deve dire al povero di rimanere sulla croce della sua povertà, come Cristo è rimasto sulla sua. Deve dire al ricco di scendere dalla sua croce del peccato del suo egoismo, se vuole entrare nella vita eterna. Vera opera escatologica! Vera illuminazione di luce eterna! Avendo il cristiano abolito la perdizione eterna, è divenuto un ideologo della carità. Gli manca la vera escatologia. Fonte lachiesa.it
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