Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Nella storia della salvezza è sempre Dio che sceglie e designa, chiama ed invia. La Scrittura Santa attesta però che in Israele due ministeri avvenivano per successione. Erano i re ed i sacerdoti. I re erano per discendenza da Davide in Giuda. In Samaria invece le dinastie spesso cambiavano. Le rivolte di palazzo erano sempre possibili. I sacerdoti legittimi erano tutti dalla discendenza di Aronne. A nessun altro era consentito esercitare questo ministero sacro. Per i re Dio avrebbe voluto essere sempre consultato. Si rammarica con Osea perché spesso si procedeva senza di Lui.
Da’ fiato al corno! Come un’aquila piomba sulla casa del Signore la sciagura perché hanno trasgredito la mia alleanza e rigettato la mia legge. Essi gridano verso di me: “Noi, Israele, riconosciamo te nostro Dio!”. Ma Israele ha rigettato il bene: il nemico lo perseguiterà. Hanno creato dei re che io non ho designati; hanno scelto capi a mia insaputa. Con il loro argento e il loro oro si sono fatti idoli, ma per loro rovina. Ripudio il tuo vitello, o Samaria! La mia ira divampa contro di loro; fino a quando non si potranno purificare? Viene da Israele il vitello di Samaria, è opera di artigiano, non è un dio: sarà ridotto in frantumi. E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta. Il loro grano sarà senza spiga, se germoglia non darà farina e, se ne produce, la divoreranno gli stranieri. Israele è stato inghiottito: si trova ora in mezzo alle nazioni come un oggetto senza valore (Os 8,1-8).
La libertà di Dio rimane pienamente intatta nella scelta dei profeti. Questi non hanno alcuna dinastia. Il Signore li chiama e li invia. Amos ci rivela la sua coscienza e la scienza che Lui ha di questa chiamata. Lui non si è fatto, non è stato fatto dagli uomini, è stato chiamato direttamente da Dio e di conseguenza dipende solo da Lui. Il profeta non dipende dalla storia, non è legato ad una tradizione, non è in relazione con alcuno.
Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d’Israele: «Amos congiura contro di te, in mezzo alla casa d’Israele; il paese non può sopportare le sue parole, poiché così dice Amos: “Di spada morirà Geroboamo, e Israele sarà condotto in esilio lontano dalla sua terra”». Amasia disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Amos rispose ad Amasia e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele. Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: “Non profetizzare contro Israele, non parlare contro la casa d’Isacco”. Ebbene, dice il Signore: “Tua moglie diventerà una prostituta nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà divisa con la corda in più proprietà; tu morirai in terra impura e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra”» (Am 7,10-17).
Affermando Gesù che è stato Lui a scegliere i discepoli e non viceversa cosa ci vuole rivelare? Qual è il suo profondo insegnamento in questa sua parola? È questione di finalità. Se uno sceglie un maestro, la finalità è nel suo cuore. Se è invece il Maestro, cioè Gesù, la finalità è nel suo cuore e secondo essa si deve sempre agire.
Poiché il sacerdozio è scelta proveniente sempre dalla volontà di Cristo Signore, è sempre la sua finalità che deve governare l’esercizio del ministero. Mai possiamo inserire nel ministero una nostra personale finalità. Sarebbe un vero tradimento. In questo caso ci sceglieremmo noi, non saremmo più scelti da Cristo Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dalla scelta di Gesù.
Commento del Movimento Apostolico
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