Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Gesù è sommamente sapiente. Gli viene fatta una domanda alla quale Lui non può rispondere secondo pienezza di verità. D’altronde non può neanche tacere. Risponde servendosi dello sposalizio, che presso gli Ebrei era un evento di altissimo spessore familiare e tribale.
Era una grandissima festa, durante la quale si eccedeva in cibi e bevande, senza risparmiarsi in nulla. Il Salmo che canta le nozze regali e il Libro di Tobia che narra anch’esso un evento nuziale, ci aiutano a comprendere ogni cosa.
Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il mio poema, la mia lingua è come stilo di scriba veloce.
Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre. O prode, cingiti al fianco la spada, tua gloria e tuo vanto, e avanza trionfante. Cavalca per la causa della verità, della mitezza e della giustizia.
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La tua destra ti mostri prodigi. Le tue frecce sono acute – sotto di te cadono i popoli –, colpiscono al cuore i nemici del re. Il tuo trono, o Dio, dura per sempre; scettro di rettitudine è il tuo scettro regale. Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni. Di mirra, àloe e cassia profumano tutte le tue vesti; da palazzi d’avorio ti rallegri il suono di strumenti a corda.
Figlie di re fra le tue predilette; alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio. Gli abitanti di Tiro portano doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo favore. Entra la figlia del re: è tutta splendore, tessuto d’oro è il suo vestito. È condotta al re in broccati preziosi; dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono presentate; condotte in gioia ed esultanza, sono presentate nel palazzo del re. Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai prìncipi di tutta la terra. Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni; così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre (Sal 45 (44),1-18).
Raguele ordinò alla moglie di fare pane in abbondanza; andò a prendere dalla mandria due vitelli e quattro montoni, li fece macellare e cominciarono così a preparare il banchetto. Poi chiamò Tobia e gli disse: «Per quattordici giorni non te ne andrai di qui, ma ti fermerai da me a mangiare e a bere e così allieterai l’anima già tanto afflitta di mia figlia. Di quanto possiedo prenditi la metà e torna sano e salvo da tuo padre. Quando io e mia moglie saremo morti, anche l’altra metà sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre ed Edna è tua madre; noi apparteniamo a te come a questa tua sorella, da ora per sempre. Coraggio, figlio!» (Tb 8,19-21).
Gesù si presenta come lo sposo e i suoi discepoli come gli invitati al banchetto nuziale. Possono gli inviati digiunare mentre lo sposo è con loro? No di certo. È come se Gesù dicesse a quanti lo stanno interrogando: “È un momento particolare quello che stanno vivendo i miei discepoli. La loro gioia di aver trovato un Maestro è così grande, da potersi paragonare alla gioia degli invitati a nozze. Come non si può chiedere agli invitati di digiunare, così non lo si potrà chiedere ai miei discepoli. È questo però un momento transeunte. Domani lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno”. La saggezza supplisce ad ogni cosa. E noi figli della saggezza non possiamo mai essere stolti, insipienti, dalla parola fuori luogo, fuori tempo, fuori verità anche se è nella verità assoluta, ma non in quella storica. Vi è infatti una verità storica che noi non possiamo ignorare e secondo questa verità dobbiamo rispondere con pienezza di verità.
Crescere in sapienza è obbligo per ogni discepolo di Gesù. La sapienza deve misurare ogni parola, gesto, azione. Anche il silenzio deve essere misurato da essa. Un cristiano senza sapienza è lo scandalo del mondo. Lui, divenuto figlio della sapienza, mai potrà ritornare ad essere figlio della stoltezza e dell’insipienza. È una esigenza del suo nuovo essere. Non vi è imitazione di Gesù, se non lo si imita nella crescita in sapienza.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di sapienza divina.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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