In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno, in quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
La preghiera è la verità dell’uomo, così come il sole, la terra, l’acqua sono la verità di un albero. L’albero naturalmente attinge dal sole, dall’acqua, dalla terra la sua verità. L’uomo deve attimo per attimo volere attingere la sua verità. Per volere deve credere. Per credere deve conoscere. Ma anche per conoscere deve volere conoscere. Tutto nell’uomo è dalla volontà illuminata dalla sua sapienza, intelligenza, discernimento.
Anche questi però sono dono di Dio e a Lui sempre devono essere chiesti. L’uomo vede la sua pochezza, miseria, povertà, nullità, morte. Come trasformare tutto in ricchezza e in vita? Chiedendolo al Signore. Invocandolo. Supplicandolo. Poiché l’uomo è sempre come terra arida, assetata, senz’acqua, sempre deve chiedere, mai deve smettere di invocare il suo Signore, Dio, Creatore, Datore di ogni vita. Questa verità deve essere sempre insegnata. Isaia è il profeta che grida questa verità.
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie.
Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno. Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto (Is 35,1-10).
Gesù è Dio, il Signore, ma anche il vero Maestro dell’umanità. Oggi Lui insegna agli uomini che essi sono come una vedova. Mancano di ogni mezzo umano per ottenere una qualche cosa anche se giusta e ad essi dovuta. Sono soli. Terribilmente soli. Non possono appoggiarsi su nessun uomo. Neanche coloro che sono preposti alla verità e alla giustizia vengono in loro aiuto. Sono realmente terra arida, deserta, senz’acqua. Chi può aiutare?
Chi può liberare? O chi può salvare? Oppure chi può redimere? Chi può dare vita? Solo il Signore. Ma a Lui ogni cosa va chiesta. Perché dovrà essere chiesta? Perché l’uomo deve confessare a Dio la sua verità di essere meno che una vedova. Il niente si rivolge al Tutto, il misero al Ricco, colui che è morto al Datore di ogni vita, la falsità alla Verità, la stoltezza alla Sapienza, le tenebre alla Luce, perché sia rivestito del suo Dio e Signore. Essendo questa la natura dell’uomo, la preghiera dovrà essere ininterrotta. Sempre l’uomo dovrà chiedere a Dio che lo rivesta di sé.
Una immagine può aiutarci. Il corpo dell’uomo vive di ossigeno che non può essere accumulato nel corpo. Il corpo mai deve stancarsi di respirare. Non respira. Muore. Così è con il Signore. Neanche Lui non essere accumulato in noi una volta per sempre.
Commento a cura del Movimento Apostolico
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